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Tra le mura domestiche è aumentata la violenza. Intervista alla psicologa Silvia Azzali

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In occasione della Giornata internazionale contro le violenze sulle donne il 25 novembre, si moltiplicano le iniziative a livello locale per discutere sulla violenza di genere. Soprattutto, alla luce degli ultimi femminicidi commessi in Regione, l'ultimo a Reggio Emilia.

Con la pandemia la situazione della donna nella comunità reggiana, dalle violenze al lavoro, è peggiorata.

Dai dati Inps Reggio Emilia emerge come nel 2020 siano state proprio le donne, per il 61%, ad avere fatto la richiesta di Fondi di solidarietà (12.224 donne contro 7.800 uomini), mentre la Cassa integrazione in deroga, tradizionalmente riservata a un mercato del lavoro più povero con piccole attività imprenditoriali e cooperative sociali, ha riguardato anche qui per il 62% le lavoratrici (7.942 donne contro 4.672 uomini). Il tutto mentre tra le mura domestiche è aumentata la recrudescenza delle violenze in diverse forme.

Un tema che affronterà Silvia Azzali, psicologa e psicoterapeuta del Centro salute mentale di Guastalla, del Consultorio Salute Donna, Open G, attiva nella procedura distrettuale di Guastalla per la violenza di genere, al meeting “La violenza della pandemia sulle donne”. Una iniziativa che gode del patrocinio dell’Ausl di Reggio Emilia e delle Regione Emilia-Romagna e si svolgerà al Tecnopolo di Reggio Emilia, in piazzale Europa, il 25 novembre.

“Le donne maltrattate – spiega Azzali - giungono a noi su indicazione, ad esempio, della Casa delle donne o dai Servizi Sociali, purtroppo anche nel servizio di primo ascolto per adolescenti. Non sempre, però, le donne hanno consapevolezza della loro situazione frutto di malessere e abuso. Capita così che queste persone, parlando con noi, chiedano qualcosa d’altro. In realtà nascondo un profondo malessere e situazioni di abuso come nel caso della ragazza citata”.

Cosa possono fare in questi casi?

“Devono sicuramente prendere consapevolezza del circolo tipico della violenza, dare un nome alle cose e uscire dalla condizione di abuso dove, diversamente, rischiano di rimanere intrappolate per molti anni. Noi le accompagniamo, col dialogo e la relazione, ad abbattere barriere dell’imbarazzo, della paura e vergogna. Un percorso non sempre facile, tanto che c’è chi lo abbandona”.

Quali i sintomi caratteristici di una persona che ha subito violenza?

“Possono essere diversi – risponde la Azzali -: depressione, ansia, disturbo post traumatico da stress, dipendenza da sostanze,… Non è il sintomo di per sé che dice se c’è una violenza: sta allo psicologo capire che ci possono essere segnali che una persona omette in modo consapevole o inconsapevole. Un meccanismo che serve a nascondere ed è una modalità di sopravvivenza, messo in atto da queste donne in maniera naturale”.

Cosa succede quando la donna mette a fuoco quanto le è successo?

“Prendere consapevolezza è un percorso lungo e doloroso. Quando avviene la prima cosa che mi viene in mente è il pianto. Fa molto male e fa paura. ‘Non pensavo succedesse a me’ è una frase ricorrente. Quindi c’è la paura ad uscirne, del dopo. Infatti, le donne rischiano di restare in queste relazioni malate, temendo proprio quanto può avvenire dopo. Il dopo significa ricostruirsi una nuova vita. In questo contesto le paure sono normali”.

E dopo?

“Una donna che ha preso consapevolezza può decidere di denunciare l’uomo maltrattante, allontanarsi, anche senza fare denuncia, dipende. Le accompagniamo affinché possano ricollocarsi, anche con altri servizi territoriali”.

Una donna che a Reggio Emilia ha bisogno di aiuto a chi si può rivolgere?

“In diversi luoghi e a diversi operatori. Dal pronto soccorso, dal 1522, le Forze dell’Ordine, dall’Associazione Non Da sola, La Casa delle Donne, agli assistenti sociali, anche chiedere anche un semplice confronto o aiuto”.

Per quale motivo l’uomo commette violenza?

Sono diversi i tipi di violenza che l’uomo maltrattante mette in atto. Per la psicologa e psicoterapeuta Silvia Azzali “si va dalla violenza fisica, a quella sessuale, economica, psicologica. Possono essere anche attuate più di una, insieme. La situazione si aggrava quando a queste violenze verso le donne assistono minori. Credo che a volte sono culturali, comunitari, sociali o una combinazione di questi”.