Una giornata piacevole e risparmiata dall'incessante pioggerellina di novembre, quella di domenica scorsa alla presentazione dei due libri di Dilva Attolini, “I libri sono aeroplani” e “Il numero duale”. L'evento si è tenuto alla biblioteca di Cavola, allietato da un intermezzo musicale di Katia e Gianluca, con l'intervento della conduttrice Simona Sentieri.
Alla domanda sul titolo del libro "Il numero duale", la scrittrice risponde con una descrizione dettagliata, seppur non esaustiva, del sistema matematico utilizzato nell'antica Grecia. "Nell’antica Grecia - racconta Dilva -, esistevano tre categorie di numeri, singolare, duale, plurale. Il numero duale non era un numero semplicemente matematico, era un numero che parlava di legami tra oggetti (coppie, paia), ma soprattutto tra persone, due fratelli, due amici, due anime gemelle, due amanti. Perché il duale conduce all’unione tra gli esseri umani, è un legame d’amore, d’amicizia, di comuni obiettivi, di condivisioni, ma anche un legame puramente spirituale, come tra Chiara e Francesco d’Assisi. Tra gli antichi greci era il modo per misurare l’intensità di una relazione. Il duale ha un suo fascino, val bene un racconto. Nel libro ci sono molti duali".
Nel primo racconto “Il soldato perduto” il duale è rappresentato dall’amore di Nora per Ennio, ma è un duale imperfetto perché, per vari motivi, il legame non si concretizza. Anche Ennio e il marinaio potrebbero formare un duale per la forte somiglianza dei loro occhi.
Nel secondo racconto il duale balza agli occhi nell’amicizia tra Nina e Nora, ma poi interviene l’immaginazione di Nina e il duale trova una nuova forma. Viene usato, con spudoratezza, per declamare il doppio valore delle donne perché è tempo che qualcuno si faccia carico di dirlo. Il doppio valore delle donne è ben rappresentato anche dall’immagine di copertina, raffigurante il doppio profilo del volto di una donna. Dipinto realizzato dalla stessa Simona Sentieri, coordinatrice della presentazione. Il primo profilo racconta dell’amore puro attraverso il volto
bianco, (e in più la fascia blu tra i capelli), mentre il secondo profilo lascia immaginare forza e intraprendenza.
"La protagonista Nina ha voglia di gridare ai quattro venti il doppio valore della parte femminile dell’umanità - spiega la scrittrice -, perché senza quel doppio valore il mondo cadrebbe a pezzi. Eppure il cammino delle donne è sempre stato difficoltoso. Basti pensare a ciò che ancora accade in Afghanistan. Roba da Medioevo, da caccia alle streghe".
Nina protesta con ironia e divertimento, perché è un modo simpatico di dire le cose, ma sempre ispirandosi all’idea di modificare qualcosa della stereotipata realtà, sconfina nel campo dell’assurdo. Per bilanciare il doppio valore si inventa un nuovo duale, mai pensato prima, difficile da spiegare in poche parole. "Per questo doppio valore il libro è consigliato, calorosamente, anche alla parte maschile dell’umanità che ne ha un gran bisogno - conclude Dilva -. Per bilanciare il loro doppio valore ci voleva una grande idea. Valevano doppio le donne? Allora il numero duale, da poco scoperto, si prese carico di scatenare la fantasia. Nina cominciò a pensare che per ogni donna ci volevano due uomini. S’ innestava qui il suo duale. Non pensò a due amici, a due anime gemelle. Dentro al suo duale ci mise due mariti, o due compagni. Non un marito e un amante. No, assolutamente. Ci mise due mariti! Due compagni!"