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La borsetta, racconto di Alberto Bottazzi

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Tra le pagine spiegazzate ed ingiallite degli anni sessanta intravvedo, con grande stupore, la borsetta tanto desiderata da mia madre.
In quel tempo costumava fare acquisti per corrispondenza, principalmente con il catalogo Postal Market, anche perché i negozi erano lontani “anni luce” dal paese. Credo, anzi ne sono sicuro, che, in quel momento, esistessero in famiglia le condizioni economiche giuste per soddisfare quel piccolo capriccio femminile.
La borsetta in questione fu recapitata a domicilio dal postino Marco un giorno di dicembre, dopo un lungo cammino sul sentiero della Rocca di Ligonchio, reso difficoltoso da mezzo metro di neve, tra orme di volpi assatanate e conigli selvatici in fuga.
Dopo un caffè ed i ringraziamenti di rito il postino se ne andò intabarrato fino al collo con la sua grande borsa a tracolla per consegnare biglietti augurali e quant’altro ai vari destinatari e mia madre rimase con la sua piccola borsetta in mano a mirarla e rimirarla fino a sciuparla di attenzioni. Il giorno di Natale si stava avvicinando ed anch’io aspettavo, con trepidazione, il mio regalo dalla Società dove lavorava mio padre, dal momento che ero stato bravo a scuola e buono a casa (con qualche riserva!). Si viveva ad un’altra velocità ed il paese illuminato all’imbrunire sembrava un presepe. La borsetta si presentava con la finta pelle nera addosso ed aveva, al suo interno, uno spazio poco capiente, ma soddisfacente per alloggiarvi le piccole cose.
Dall’immagine strozzata dal tempo, provo a cucire le pagine di questo ricordo lontanissimo: un fazzoletto ricamato in un angolo con la cifra G di Gina, un pettinino, uno specchietto, un borsellino per le monete e forse qualche banconota da mille lire, tanto per dare dignità alla borsetta appena comprata.
La Gina sfoggiava il suo “gioiello” ogni domenica mattina per recarsi alla messa nella chiesetta del paese, tenendo con grande cura la borsetta al braccio destro come fosse una reliquia.
Autentica e solare soddisfazione per una donna dabbene non certo abituata ai lussi della vita.
I ricordi scalpitano il pensiero e scolpiscono il presente indurito da troppi avvenimenti negativi e luttuosi, facendolo apparire più leggero e comprensibile. Questo bel ricordo, affiorato dalle viscere ed appagato profumatamente nel suo ego, ora si dissolverà nell’aria frizzante della sera, congedandosi con uno speciale ringraziamento per coloro che lo leggeranno.
La borsetta del cuore di mamma la conservo gelosamente nella mia casa di Vaglie.

Alberto Bottazzi

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