"La Regione tiene fermo il nostro Progetto di legge sul Soccorso alpino, urge calendarizzarlo e discuterlo per favorire il lavoro dei volontari del Saer a cui va sempre il ringraziamento per quello che fanno". Lo ha detto il consigliere regionale della Lega, Gabriele Delmonte, responsabile del Dipartimento Montagna del Carroccio, rilanciando la proposta di riconoscere il Soccorso Alpino come principale Corpo volontario di soccorso in ambito alpinistico, escursionistico, dello sport in montagna, delle attività speleologiche e di ogni altra forma di attività connessa all'ambiente montano.
All'interno dei 9 articoli del Progetto di Legge leghista è prevista l'implementazione degli strumenti tecnologici di cui dotare gli operatori, un sensibile aumento dello stanziamento di fondi regionali in favore del Corpo e anche la fissazione di talune prestazioni di carattere non sanitario a pagamento. "Alla luce dell'aumento di interventi di tipo non sanitario, come anche le recenti cronache di fatti accaduti sull’Appennino reggiano ma anche bolognese e parmense dimostrano – ha aggiunto Delmonte - occorre prevedere rimborsi onerosi a carico dell'utente".
Nell’articolo 5 del Progetto di Legge leghista, al comma 2, si specifica infatti che gli interventi di soccorso ed elisoccorso di carattere non sanitario, comprensivi di recupero e trasporto, devono considerarsi come prestazioni onerose a carico dell’utente. Il costo si basa su di un tariffario fissato dalla Regione, nel momento in cui i servizi sono richiesti direttamente dall'utente o riconducibili ad esso in ragione delle decisioni assunte dalla centrale operativa del SUEM 118.
Al comma 4, quindi, si precisano le finalità degli introiti. I proventi di ciascuna macro-area sociosanitaria della Regione Emilia Romagna sede di SUEM 118, sono destinati al potenziamento dei SUEM 118 e dei servizi ad essi collegati, con particolare riferimento all’area montana.
"A oggi – ha spiegato Delmonte - il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico è normato solo dalla Legge nazionale 74/2001, pertanto è necessario che venga disciplinato quanto prima anche a livello regionale, poiché la normativa nazionale delega ai vari enti regionali la disciplina, le prerogative e l'organizzazione sul territorio del Corpo". Nella nostra regione il Saer (Soccorso Alpino Emilia Romagna) opera da oltre 20 anni nel contesto dei soccorsi sanitari e non sanitari in montagna, attraverso 410 tecnici dislocati sui vari territori. "E’ quindi evidente la necessità – conclude il leghista Delmonte - di una Legge Regionale che, prima di tutto, riconosca il Corpo anche a livello locale, e poi che lo valorizzi e lo potenzi".
Sarei d’accordo ma il problema sara’ eventualmente x la centrale del 118 distingure tra interventi sanitari e non. Se chiamo il 118 e dico che ho una distorsione alla caviglia e non riesco a proseguire e’ sanitario o no ? Io sarei piu’ propenso a rendere obbligatorio l’iscrizione al CAI a tutti coloro che vanno in montagna. L’iscrizione al CAI comporta, mi pare di ricordare, una assicurazione per tutti i tipi di soccorso in montagna.
(Alessandro)
Bravo Alessandro, la penso esattamente come te; una persona che si reca in montagna per passione, anche se solo per pochi gioni all’anno, deve necessariamente essere tutelato e questa “protezione” passa anche attraverso l’assicuraziione, parte dei benefici per gli istritti al CAI.
(Enrico Ferretti 1960)
Sono d’accordo sugli interventi a pagamento quando si tratta di situazioni non legate ad infortuni – bici elettriche scariche, stanchezza e similari. Non sono assolutamente d’accordo nel rendere obbligatoria l’iscrizione a gruppi, corpi o associazioni, in quanto si limita la libertà delle persone del fruire di un bene universale. Determinare se l’intervento è di tipo sanitario invece potrebbe essere alquanto semplice, basterebbe utilizzare come documento il referto del pronto soccorso. Per esempio, assenza di prognosi o prognosi sotto i 3 giorni, intervento a pagamento.
(Mattia)
Quindi far decidere al PS se darti 3 o 2 gioni di prognosi consderando che cio’ puo’ farti risparmiare migliaia di euro di spesa ?! assurdo. E se qualcuno x non pagare finge dolori ?! Vuoi la liberta’ dalle associazioni ? ok fatti un assicurazione privata.
(Alessandro)
Io penso che non sia per nulla giusto far pagare i soccorsi, sanitari o meno. Intanto perchè è difficile capire cosa è sanitario e cosa non lo è ora, ma lo potrebbe diventare in poco tempo, senza un intervento specifico. che poi il servizio taxi in elicottero sia da evitare sono assolutamente d’accordo, ma si dovrebbe investire tempo e soldi nel trasmettere la cultura della montagna e dei suoi possibili rischi, magari nelle scuole, o con iniziative di sensibilizzazione. così come non si paga l’ambulanza per gli incidenti stradali di ubriachi, o i problemi cardiaci di chi mangia e beve senza ritegno, non è giusto colpevolizzare chi va in montagna e ha bisogno di aiuto.
seconda cosa, penso sia ora che nella nostra regione così come nel resto d’italia venga messa la parola fine alla continua lotta tra vigili del fuoco e soccorso alpino negli interventi in montagna. anche questo aiuterebbe.
(Giova)
Quello che ho scritto è in relazione ad un decreto del Presidente della Repubblica del 1992, il quale dava indirizzo in merito al pagamento degli interventi di soccorso in funzione di ricovero oppure no. Dato che è un decreto di indirizzo, l’attuazione spetta alle regioni, le quali possono quindi scegliere. Trentino, Lombardia, Piemonte, Veneto e Valle D’Aosta ad esempio applicano già tale legge tramite delibere mentre come Emilia Romagna al momento non è stata ancora recepita. Non abbiamo bisogno di scoprire l’acqua calda o discutere tra di noi che metodologia applicare per definire il soccorso, la cosa è già normata dagli enti preposti, serve solo che la regione decida se mantenere le cose come allo stato attuale, ovvero tutti gli interventi gratuiti, oppure recepire le linee guida che danno già indicazione in merito e far quindi pagare quegli interventi che rientrano nelle casistiche.
(Mattia)
Ritengo che la situazione di pericolo sia indipendente dal referto in giorni. Prendo l’esempio dei ragazzi bloccati al Passone dai cani Maremmani. Se non riuscivano a imboccare il sentiero per pian Vallese avrebbero dovuto risalire tutta la piella fino agli impianti o scendere a civago o ligonchio visto che reputo la discesa dal passone fuori dal sentiero piuttosto pericolosa. E quindi in quel caso avrebbero dovuto pagare le spese? I sei finiti sul Cusna invece di scendere a pian Vallese hanno o no commesso un imprudenza? Se proprio qualcuno deve giudicare se l’intervento sia dovuto a imprudenza o sottovalutazione del rischio o sia motivato credo sia la squadra che interviene. E la tessera cai non deve essere una giustificazione per commettere sciocchezze.
(AG)
la montagna e le sue insidie va conosciuta bene, e soprattutto in montagna ci si reca nelle giornate giuste, se uno si fa male o non sta bene il soccorso deve essere veloce e gratuito, ma chi si stufa o si perde per non esperienza oppure va in montagna in infradito è giusto che paghi.
(anonimo)
Esiste anche la possibilità di fare pagare solo un ticket (ovvero solo una percentuale delle spese dell’ operazione di soccorso) che avrebbe lo scopo di disincentivare i comportamenti imprudenti e superficiali di coloro che si spingono oltre le loro possibilità (“tanto poi telefono al 118 e mi faccio recuperare gratuitamente”).
(Roberto Pastorelli)
Il comportamento troppo disinvolto di certe persone non è da assolvere perché oltre ad essere una spesa evitabile mette a rischio l’incolumità di altre persone. Chi non conosce la montagna non deve comportarsi con leggerezza e deve essere responsabile delle proprie azioni. Un conto è un incidente, un infortunio, un altro è agire incoscientemente. Le giustificazioni le possiamo trovare per tutto ma ci sono casi in cui è giusto che chi sbaglia con consapevolezza, paghi.
(Antonio D.Manini)
L’argomento è indubbiamente complesso, e delicato, e non sarà verosimilmente facile “trovare la quadra”, ma penso nondimeno che meriti di essere affrontato.
P.B. 04.11.2021
(P.B.)
In realtà l’argomento ha già una quadra, in quanto come scritto sopra, vi è un decreto del presidente della Repubblica e 6 regioni italiane già seguono quelle linee guida, facendo pagare gli interventi secondo modalità normate. Non c’è nulla da inventare, solo da mettere in vigore tali regole.
Saluti
(Mattia)
…bisogna tenere in considerazione il rischio che, in caso di necessità, la paura della “sanzione” o del pagamento delle spese può indurre la gente a non chiedere aiuto, complicando ancor più le cose. Poi se vai sul cusna (ma anche sul sentiero della pietra) in infradito, una bella sanzione te la meriti.
nelle regioni alpine, che sono state costrette a fare così in virtù dei grandi numeri turistici, le cose non vanno così meglio ora…
(Aldone)
Se ci sono già le Linee Guida di cui scrive Mattia, il tutto può diventare sicuramente più facile, disponendo di elementi cui far riferimento, poi potrà anche succedere che le cose non migliorino granché, né deve altresì accadere che prevalga la paura della sanzione, secondo le parole di Aldone, e andrà pertanto cercato il giusto punto di equilibrio, ma in ogni caso mi sembrerebbe comunque opportuno dare un “segnale”, quantomeno per marcare la differenza tra chi frequenta la montagna con la necessaria prudenza, e chi lo fa invece con troppa disinvoltura.
P.B. 05.11.2021
(P.B.)
Scusate, penso che far pagare i poco esperti di trekking o di montagna, ma che comunque vogliono frequentarla, sarebbe come non far pagare il carroattrezzi in strada solo a chi fa gare professionali di rally o formula 1.
Ma vi rendete conto di ciò che state dicendo?
Se tutto ciò che la lega sa fare per la montagna, benvenga la sinistra
(Gruppo CAI Reggio Emilia)
Il paragone mi sembra poco calzante in quanto se rimango con l’ auto in panne e chiamo il carroattrezzi lo pago, credo. Così come pago il ticket sulle prestazioni sanitarie; anche la prestazione del pronto soccorso dell’ ospedale può determinare il pagamento di un ticket in base al codice che viene assegnato. L’argomento in discussione mi sembra che presenti più analogie con il funzionamento del pronto soccorso dell’ ospedale per quanto riguarda una qualche forma di pagamento (eventualmente parziale) che avrebbe il solo scopo di evitare l’ abuso del servizio.
Bisogna anche tenere presente che quando le squadre sono occupate a soccorrere richiedenti aiuto per frivoli motivi non sono immediatamente disponibili a soccorrere altri eventuali richiedenti per motivi seri.
(Roberto Pastorelli)
Penso che non abbia letto bene il mio intervento il sig.
Pastorelli.
A me ad esempio è venuto in mente di tassare l’aria in montagna essendo più pulita che in città.
(Gruppo CAI Reggio Emilia)
Io sono anche favorevole al pagamento di una quota dei soccorsi da parte di chi compie gravi leggerezze, ma se proprio la lega avesse a cuore la salute dei cittadini e la tutela della macchina dei soccorsi dovrebbe proporre il pagamento delle spese ospedaliere per i non vaccinati. Escluso ovviamente chi non può vaccinarsi. Credo che sia molto più onerosa questa categoria degli sprovveduti escursionisti.
(AG)
Concordo. Anche in questo caso per una quota delle spese. Lo scopo deve essere la responsabilizzazione non la punizione della libertà d’ opinione per quanto basata su convinzioni prive di fondamento scientifico. Allo stato attuale delle cose il cosiddetto esercizio di libertà di non vaccinarsi lo pagano gli altri contribuenti quando un non vaccinato finisce in terapia intensiva (tra i 2000 e i 2500 euro di spesa giornaliera il costo di mantenimento di un malato di covid in terapia intensiva).
(Roberto Pastorelli)
Concordo il pensiero di chi si firma AG.
Perché pagare le cure dei no vax
(Gruppo CAI Reggio Emilia)
Il tenore delle risposte a firma “Gruppo CAI Reggio Emilia”, a prescindere dall’opinione che si possa avere sulla questione posta, mi lascia esterrefatta!…
(C.R.)
A me pare che il discorso si allarghi molto, forse troppo, perché a quanti vorrebbero “il pagamento delle spese ospedaliere per i non vaccinati” potrebbe aggiungersi chi includerebbe pure altre categorie di “paganti obbligati”, vedi i fumatori, etilisti, ecc…, col rischio che l’elenco diventi lungo (portandoci lontano, e fors’anche “fuori strada”).
Per stare al tema, se esistono già le Linee Guida in materia, come ha scritto Mattia, significa che il problema è già stato ritenuto tale, e dunque meritevole di essere affrontato e disciplinato, poi si può certamente discutere sul come farlo, cercando di trovare i giusti equilibri, e la prima fase potrebbe semmai avere carattere sperimentale.
P.B. 10.11.2021
(P.B.)