Lungo la vecchia via del borgo
incespico sul tuo nome, quella
casa chiusa ferisce l'anima come
una freccia appuntita nel fianco.
Scalpitano i fantasmi del passato,
fremono i ricordi, stringono la
gola spietati, irriverenti, flagellando
la mente come frustate sulla schiena.
Quel triste cartello “VENDESI”, inchiodato
al balcone di legno ha il sapore amaro e crudele
di una vita di tanti sacrifici e poche gioie,
come la maggior parte delle vite di paese.
Era la casa degli incontri di gioventù,
delle prime tenerezze amorose, delle
pazze notti in attesa del chiarore dell'alba,
era il focolare bollente dei nostri vent'anni.
Oggi quelle persiane chiuse hanno l'aspetto
sbiadito e pallido delle labbra senza rossetto...
occhi spenti nell'oblio, paladine e prigioniere
del mondo frizzante di allora, libero e ribelle.
Un mondo di idee in fermento, figlie della giovinezza,
trascinavano il pensiero verso l’incognita del futuro;
la tua immagine sulla soglia dell'uscio saluta quel tempo:
“Non si possono mettere in vendita i ricordi!”.
Alberto Bottazzi