Questa domenica le letture partono dalla miseria dell’uomo e dal suo bisogno di aiuto per descrivere come la mano di Dio lo accompagnerà nel suo cammino verso la salvezza. Nella prima lettura Isaia annuncia questa salvezza, incoraggiando il popolo alla fiducia verso Dio. Il profeta descrive la miseria spirituale dell’uomo utilizzando immagini di malattie debilitanti e di ambienti naturali sterili, tutte cose che saranno sanate dall’avvento del Signore. Nella seconda lettura Giacomo ammonisce i suoi lettori nel non discriminare i fratelli sulla base di una delle principali miserie, ovvero la povertà economica; non si deve trascurare l’indigenza fisica, perché anche noi siamo poveri agli occhi di Dio.
Nel brano del Vangelo troviamo un’applicazione della guarigione divina annunciata da Isaia nella prima lettura. L’episodio descritto non deve essere solamente preso come una cronaca, ma deve essere per i fedeli una catechesi sulle attenzioni che Dio ha verso noi. Il protagonista è un sordomuto, che in senso biblico è colui che fa fatica ad ascoltare la volontà del Signore e di conseguenza non riesce ad annunciarla; va sottolineato che ci troviamo intorno a Sidone, un territorio pagano in cui la Parola di Dio non è molto diffusa. Tuttavia le persone di quella zona, riconoscendo la difficoltà del loro compaesano, intercedono per lui e chiedono l’intervento di Gesù («Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano»): l’handicap del malato diventa così per la comunità un’occasione di accompagnamento e preghiera per la sua guarigione.
Ascoltando la preghiera di questi pagani, Gesù prese il sordomuto «in disparte, lontano dalla folla», per allontanarsi dal rumore della vita e raccogliersi nel silenzio alla presenza di Dio; «gli pose le dita negli orecchi» (immagine della forza di Dio che agisce in prima persona nella vita dell’uomo) «e con la saliva gli toccò la lingua» (gesto tipico della cultura pagana del tempo, con cui la forza vitale di Dio elimina gli ostacoli all’annuncio). Dopo aver guardato verso il cielo ed aver sospirato, per evidenziare il suo legame col Padre e lo Spirito Santo, Gesù «gli disse: “Effatà”, cioè: “Apriti!”»: questa parola non indica una meccanica apertura della bocca, ma è un invito a spalancare la sua vita alla grazia di Dio, tramite cui la sua esistenza può essere rinnovata radicalmente. Proprio su questo invito «gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente»: tutto è cambiato per questo sordomuto guarito.
Anche questo momento eccezionale si chiude con una richiesta di Gesù ai presenti di custodire il segreto messianico, per evitare di annunciare il Messia senza aver compreso appieno il significato della sua missione («comandò loro di non dirlo a nessuno»); e anche stavolta i suoi ascoltatori non prestarono attenzione alla sua raccomandazione. Eppure il brano nota come non si limitassero a divulgare una notizia, ma «lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: “Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!”». La loro era in un certo senso una evangelizzazione, il riconoscimento di come Gesù sia in grado di riportare l’uomo alla sua condizione spirituale più pura e più sana.
Tutte queste cose sono preziosi insegnamenti per noi. Nel proprio cammino di fede ognuno ha delle malattie che lo affliggono e lo rendono debole; se ci ameremo tra di noi con cuore fraterno, avremo dei compagni che ci accompagneranno vicino a Gesù (e noi stessi aiuteremo chi si troverà nel bisogno). Solo Gesù infatti potrà far sbocciare la nostra vita spirituale, così da farci tornare a proclamare l’amore che Dio ha per noi.
Buona domenica