L’Inps, con il messaggio numero 2842 del 6 agosto 2021 ha reso noto che i “663,1 milioni di euro stanziati per riconoscere l’indennità previdenziale di malattia ai lavoratori in quarantena riguardano solo il 2020. Per il 2021 il Governo non ha rifinanziato la misura e salvo nuovi decreti la tutela non può essere riconosciuta per l’anno in corso”.
I dipendenti del settore privato sono quindi fuori dalla tutela previdenziale con tale indennità: i datori di lavoro che hanno indennizzato i propri dipendenti per i periodi di quarantena non riceveranno il rimborso da parte dell’INPS, proprio a causa dell’esaurimento delle risorse. Diverso il discorso per il settore del pubblico impiego dove "il periodo di quarantena è equiparato ad un periodo di ricovero ospedaliero, non è computato ai fini del periodo massimo del mantenimento del rapporto di lavoro e legittima la percezione dell'intera retribuzione senza alcuna decurtazione della retribuzione accessoria".
Una questione di non poco conto che ha spinto i sindacati a chiedere chiarimenti al Governo, anche se non si esclude che sia varato un nuovo decreto a tutela di questi lavoratori per rifinanziare la misura.
La preoccupazione, intanto, è che il costo possa essere scaricato sul dipendente che, come sottolineano le parti sociali, si troverebbero ora di colpo privo di tutele. A lanciare l'allarme ci sono anche Cisl Emilia-Romagna (che si è pure rivolta al presidente della Regione Stefano Bonaccini) e Unsic.
La busta paga è a rischio per circa 9.500 lavoratori in Emilia-Romagna, diverse circa un migliaio nel reggiano, e 98.369 a livello nazionale. Non solo. La mancata indennità potrebbe portare i lavoratori a non segnalare più contatti con positivi, accrescendo il rischio di un'ulteriore diffusione del virus.
"Con una circolare del 6 agosto scorso - spiega la Cisl Emilia Centrale - l'Inps ha comunicato che per il 2021 non sono state stanziate risorse per le indennità di malattia in caso di quarantena per i dipendenti privati entrati in contatto con un positivo Covid. Ad agosto e con effetto retroattivo, l'isolamento che prima era parificato alla malattia e quindi pagato dall'Inps ora non lo è più di fatto".
Lo stesso Istituto, riferisce ancora la Cisl, ha chiarito anche che "non saranno corrisposti i trattamenti economici previsti dal decreto "Cura Italia" ed equiparati a quanto previsto in caso di malattia comune" ai lavoratori in quarantena.
A conti fatti, dunque, "chi non riceverà per l'intero 2021 la copertura economica per l'assenza dovuta a quarantena e si troverà senza stipendio e senza contributi sono soprattutto quei lavoratori che non possono in alcun modo svolgere attività da remoto - spiega il sindacato - come ad esempio operai, magazzinieri, muratori, commessi, cassieri, educatori delle coop sociali. Proprio chi è stato in prima linea durante il lockdown".
Secondo la Cisl Emilia Centrale, però, "il rischio non riguarda solo questi lavoratori, costretti a restare a casa senza retribuzione, pur essendo la loro assenza funzionale al bene comune salute collettiva". A parere del sindacato, infatti, "esiste un ulteriore pericolo, che le autorità sanitarie dovrebbero valutare con grande attenzione. Molti lavoratori entrati in contatto con un positivo potrebbero essere disincentivati a segnalare questa loro condizione, dato che comporterebbe un'assenza non retribuita dal lavoro. Il risultato sarebbe dunque porre le condizioni per un'ulteriore estensione di Covid tra i colleghi".
Per questo la Cisl “è seriamente preoccupata dal possibile esito di questa situazione - afferma la segretaria dell’Emilia Centrale, Rosamaria Papaleo - la pandemia è ancora presente e non si deve abbassare la guardia in nessun caso. Siamo fiduciosi dell’impegno assunto dal ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando, di affrontare il tema nel prossimo Consiglio dei ministri".
La stessa preoccupazione è espressa in un comunicato dei vertici dell’Unsic.
"Per questo 2021 le risorse sono scomparse. In sostanza, finiti i fondi, sparita la tutela previdenziale per i lavoratori assenti dal lavoro per quarantena dopo un contatto con un positivo accertato - si legge. Si tratta di un problema di non poco conto sia da un punto di vista sanitario sia economico. Infatti c’è innanzitutto il rischio che un lavoratore eviti di denunciare il contatto con un positivo proprio per non incappare nella quarantena forzata. Il risvolto economico, infatti, è sostanzioso: sul fronte dei tagli in busta paga, Il Sole 24 Ore ha calcolato che possano arrivare fino a 461 euro netti per ciascun periodo di quarantena".
"L’Unsic denuncia il problema, chiedendo il rifinanziamento urgente della misura. Il mancato indennizzo e il conseguente taglio in busta paga - concludono - rischiano di spingere i lavoratori a non segnalare il contatto con persone positive, facendo così aumentare la diffusione del virus".