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Secondo don Paul Poku il modo migliore per costruire la nostra fede è puntare sull’essenziale

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don Paul Poku

Questa domenica le letture puntano all’essenziale insegnandoci il modo migliore per costruire la nostra fede, superando la superficialità per incidere sul nostro cammino di salvezza.
Nella prima lettura Mosè pronuncia una frase fondamentale per Israele: «[…] ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica». È importante che i credenti in Dio ascoltino con attenzione ciò che il Signore ha preparato per loro, ma il solo ascolto non basta: occorre anche un’azione conforme ai comandi divini, perché solo con la pratica giusta si può esprimere una corretta adorazione di Dio e si può testimoniare efficacemente la fede. Inoltre la lettura ci dice di non aggiungere né togliere nulla di ciò che il Signore ha detto. In altre parole non dobbiamo né trascurare la volontà di Dio né “costruire” un’altra Legge divina a nostra immagine. La stessa profondità del messaggio di Gesù sta proprio nell’aver rinnovato la qualità della Legge antica riportandola al suo nucleo originario, senza per questo creare una Legge diversa.
Nella seconda lettura Giacomo rilancia il messaggio mosaico («Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi»), ma vi aggiunge un particolare: mentre nell’Antico Testamento la Legge è stata donata a Mosè, Giacomo afferma che «la Parola […] è stata piantata in [n]oi». Il bene non è un’imposizione esterna ma nasce dentro di noi, perché nella nostra coscienza possiamo avvertire la voce di Dio; perciò ogni persona, anche se non ha mai sentito parlare di Cristo, è in grado di conoscere la volontà di Dio nella propria vita.
Nel Vangelo osserviamo che farisei e scribi si sono recati da Gesù per interrogarlo: «Perché i tuoi discepoli […] prendono cibo con mani impure?». Secondo la cultura del tempo infatti un ebreo osservante che toccava un oggetto o una persona impuri veniva egli stesso contaminato. L’impurità era perciò qualcosa di esterno all’uomo che poteva compromettere la sua purezza; ciò spiega perché anche prima di mangiare ci si doveva purificare le mani per non contaminare il cibo donato da Dio. Agli occhi di scribi e farisei sembrava perciò strano che Gesù, che pure si proclamava Figlio di Dio, non facesse osservare le norme della purificazione ai suoi discepoli. Dopo aver condannato l’ipocrisia nascosta nelle loro parole, Gesù richiama l’attenzione di tutta la folla presente usando lo stesso potente verbo “ascoltare” usato nella prima lettura («Ascoltatemi tutti e comprendete bene!»). Il messaggio che Gesù vuole diffondere è il seguente: «Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro. […] Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo». Ripensiamo alle parole di Giacomo: se Dio ha piantato in noi il seme del bene, l’uomo malvagio è colui che ha sradicato il bene nel suo cuore per farvi crescere il male. Noi tutti siamo chiamati quindi a coltivare il seme della Parola piantato da Dio nel nostro cuore, senza sostituire ad esso i nostri desideri o i nostri piaceri. Preghiamo incessantemente perché lo Spirito ci illumini rendendoci in grado di percepire la voce di Dio in noi.

Buona domenica