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Il Parco nazionale dell’Appennino critico verso la gestione degli Usi Civici di Febbio

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Riceviamo e pubblichiamo

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L’uso dei pascoli, dei boschi e in genere dei beni collettivi nell’area del monte Cusna è particolarmente importante, sia in riferimento alla gestione dei soprassuoli e dell’ambiente, sia in riferimento alla relazione con il crescente uso escursionistico e turistico e alla tutela e fruizione del paesaggio.

Non sono in questione i diritti di uso civico in quanto tali, ma il loro concreto esercizio sia diretto che gestito indirettamente attraverso affidatari. Tale esercizio, dato il rilievo di interesse generale dell’area del Cusna, necessita di piena trasparenza e di duratura ed effettiva corrispondenza ai bisogni delle comunità locali.

Si registrano nell’area in questione modalità improprie delle attività di allevamento e pastorizia, carichi animali sui suoli a volte molto pesanti, precarietà e improvvisazione nella gestione delle greggi e dei cani da custodia nonché nella corretta gestione di altri animali al pascolo. Il Consiglio direttivo del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano ritiene perciò importante e necessaria una più accurata e completa analisi della gestione dei beni di uso civico, anche attraverso le misure disposte dall’Unione montana dei Comuni dell’Appennino reggiano e altresì una valutazione della situazione e delle attività da svolgersi che tenga conto di tutti gli interessi e dei rilevanti valori di interesse pubblico in campo.

Il Consiglio direttivo del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano

 

1 COMMENT

  1. Io non so se l’uso civico possa essere “gestito indirettamente attraverso affidatari”, ma se una tale “subordinata” fosse consentita, la presenza di greggi pascolanti, ancorché provenienti da altre zone, può essere il modo per ridare a questi terreni la loro tradizionale funzione, nel caso la pastorizia “autoctona” fosse al momento molto ridotta o assente.

    Da questo comunicato non mi riesce di capire se i luoghi in discorso debbano guardare ad altre priorità, cioè ad un uso escursionistico e turistico, ma ove il senso della “critica” fosse piuttosto quello di trovare un punto di mediazione tra le diverse attese in campo, andrebbero allora avanzate, a mio modesto avviso, proposte più concrete al riguardo.

    Quanto ad es. al “carico animali sui suoli”, se ne fa cenno all’art. 55, comma 5, del Regolamento forestale regionale n. 3/2018 – dove si dice che per particolari esigenze di carattere ambientale .….., è possibile determinare il carico massimo di bestiame ..….. – e se il disposto vale pure per il territorio in causa, vi era già modo di affrontare il problema.

    Affrontare il problema inteso come una verifica tesa a stabilire se esistessero le suddette condizioni, ambientali, idrogeologiche, e selvicolturali, tali cioè da dover regolare il pascolo, e in loro assenza potrebbe essere invece, e giustappunto, il Parco, come dicevo, a formulare proposte concrete e praticabili onde conciliare le differenti aspettative.

    Circa la gestione dei cani da custodia, è difficile esprimersi ignorandone razza e attitudine, e non sapendo se hanno avuto atteggiamenti aggressivi verso gli estranei, ma vi sono razze “guardiane” che per indole non abbandonano il gregge e, salvo smentite, dovrebbe bastare il “mantenere le distanze” per non indurle ad azioni diverse da quelle protettive.

    P.B. 30.08.2021

    P.B.

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