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La Tavola di Bisanzio: quando il cibo diventa cultura

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L'associazione La Tavola di Bisanzio non ha voluto mancare l'annuale appuntamento estivo e si è riproposta in una veste totalmente nuova, ma non priva di interesse e di vivacità.

Se davvero quello che mangiano in qualche modo ci rappresenta, è inevitabile definirci anche attraverso il cibo, che è molto di più di un menù che riceve più o meno il nostro gradimento. Attraverso l'agricoltura e l'allevamento abbiamo definito, nel tempo, la nostra cultura e l'attaccamento al nostro territorio.

Giuliano Caselli, presidente dell'associazione, è ben conscio della stretta correlazione tra cibo e cultura e ci racconta l'edizione 2021.

Come è stata questa vostra Estate Bizantina?

E' stata molto impegnativa, non lo nego. Oltre ai soliti punti di domanda che assillano ogni organizzazione di feste estive, dovuti al tempo, ai piccoli contrattempi, alle mille difficoltà burocratiche, quest'anno abbiamo affrontato le innumerevoli regole dovute all'organizzazione dell'aspetto sanitario, che per noi riveste un'enorme importanza.

Cosa vi ha spinto a non mollare?

La tanta voglia di ripartire dei volontari e del pubblico che ha partecipato gli scorsi anni ed ha confermato di gradire anche le due serate precedenti.

Perché tre serate invece che un'unica festa?

Abbiamo dovuto pensare ad un format diverso, proprio per ragioni sanitarie e per il rispetto delle normative antiassembramento. Abbiamo voluto fare in modo che le locande che presenziavano la festa contemporaneamente nelle edizioni precedenti, fossero presenti, una per volta, senza quindi rinunciare all'unicità dei sapori che caratterizzavano le precedenti edizioni. Abbiamo anche organizzato diversi spettacoli, con una particolare attenzione ai bambini, con la riscoperta degli antichi giochi e tanto spazio ai giovani.

Cosa ci dobbiamo quindi aspettare dall'ultima serata di Estate Bizantina?

Un ritorno alle radici, che è la nostra mission principale: fare conoscere da dove veniamo, per capire chi siamo ora. Il modo migliore e più diretto per farlo è proprio quello della riscoperta del cibo. In questa serata avremo ospite la pecora, cuore della nostra manifestazione. Il menù infatti offrirà una scelta tra il sapore bizantino, a base di pecorino, ricotta di pecora, crema di savurett, polenta con spezzatino di pecora, barzigole e arrosticini di pecora ed un gusto  longobardo con salumi, grana, polenta e salsiccia. Alla fine di ogni pasto non mancheranno i nostri dolci tipici: il croccante ed il dolce con pasta di mandorle. Senza dimenticare gli spettacoli, che per l'ultima serata sono davvero bellissimi con musica, magia, fachirismo e tanto altro ancora.

E per chi volesse saperne di più sulle tradizioni bizantine, che danno il nome all'edizione 2021?

Per questa ultima serata abbiamo in serbo una bellissima sorpresa. Sarà infatti presente l'associazione PopHistory (www.pophistory.it) , formata da public historians di professione, sempre alla ricerca di nuove idee per riscoprire il passato e raccontare la storia in modo agile ma rigoroso. Tra portate prelibate, accattivanti racconti e qualche grammo di fantasia, i commensali compiranno un vero e proprio viaggio nel tempo a partire dai prodotti che verranno loro serviti, inserendoli nei diversi contesti storici che li hanno portati fino ai giorni nostri. Sarà l'occasione per scandagliare il legame tra la presenza bizantina in Appennino e la sua identità, frutto della sedimentazione di culture e tradizioni di lunga data, attraverso un’esperienza il più immersiva possibile. Abbiamo così voluto sperimentare una forma diversa dal convegno accademico, certamente interessante, ma difficilmente seguito dai più giovani, che invece vogliamo assolutamente coinvolgere.

Ci si ritrova quindi sabato sera!

Volevo solo aggiungere che queste manifestazioni, così complesse dal punto di vista logistico, non potrebbero avere luogo se fossimo soli. Devo ringraziare sicuramente tutti i volontari de La Tavola di Bisanzio, che quest'anno hanno triplicato il loro impegno, ma anche l'amministrazione comunale, che ci ha seguito nelle fasi più critiche dell'organizzazione e che, collaborando da sempre con noi, rende possibile il nostro lavoro.