“Il turismo a Reggio Emilia è in ripresa, come abbiamo detto in una nostra recente indagine dell’Ufficio Studi Lapam Confartigianato, e ci sono tanti segnali positivi. Ma occorre pensare in modo sistemico per evitare di andare in ordine sparso, soprattutto nel nostro Appennino reggiano, un territorio che si sta riscoprendo come molto ricco di opportunità”.
Ivo Biagini, presidente Lapam Confartigianato Reggio Emilia, commenta così i dati inviati qualche giorno fa dall’associazione ed entra nel dibattito che si sta svolgendo in questi giorni. “Abbiamo segnalato la ripresa dei numeri, così come la difficoltà delle imprese a reperire personale (cuochi, camerieri e altre professioni dei servizi turistici). Ma ci pare importante anche segnalare come sia necessario fare sistema a tutti i livelli per far crescere il turismo, con un particolare riferimento a quello del nostro Appennino che non ha nulla da invidiare a territori più reclamizzati. Pensiamo alle Pro Loco – insiste Biagini -: occorre coinvolgerle, farle rinascere dove mancano e agire paese per paese per predisporre programmi comuni e un vademecum sulle offerte turistiche dei gestori privati. Agli enti locali e alle istituzioni il compito di asfaltare le strade, di rendere percorribili piste ciclabili e sentieri, di agire sui decisori e sulla Regione in particolare per avere una collina e montagna cablata e digitalizzata. La libertà imprenditoriale privata e delle associazioni poi faranno il resto, per dare all’Appennino reggiano nuove occasioni e potenzialità da sfruttare per attrarre turisti e villeggianti in estate e anche negli altri periodi dell’anno”.
A proposito di turismo nel nostro appennino, vorrei tanto che fosse ora di finirla con le chiacchere e passare invece ai fatti.
Strade, orrende..
Ordine, pulizia di tutti i luoghi pubblici, arredo urbano, e linea internet veloce e accessibile a tutti… parliamone.
Infine una triste considerazione nei confronti dei ristoranti. Hanno avuto un bruttissimo periodo a causa della pandemia e di questo tutti ne siamo consapevoli, però non è accettabile che nei soli 2/3 mesi estivi si prendano il lusso di fare la chiusura settimanale, anche di 2/3 giorni.
Martedì 17/08 per andare fuori a cena in 8 persone, abbiamo fatto 12 telefonate ad altrettanti ristoranti, da Viano a Cast. Monti e dintorni, tutti avevano chiuso per turno, solo 2 aperti di cui uno già al completo e l’altro ha accettato la nostra prenotazione. Non mi si venga a dire che hanno bisogno di lavorare o che mancano di personale, perché non non ci crede più nessuno.
Per il personale, basta pagarlo un po’ meglio e si trova, per il riposo, i mesi indicati sono Novembre e Gennaio, ovviamente per chi non vive sulla stagione invernale, ma non riguarda i luoghi menzionati.
Scusate lo sfogo, ma credo sia condivisibile da tanti.
LMC
Se non ne ho frainteso il senso, in queste righe sembrano chiamati in causa tre soggetti, ossia i cosiddetti Corpi sociali intermedi – quali le Pro Loco e le Associazioni di categoria – gli Enti Locali e altre Istituzioni, nonché la Imprenditorialità privata, e ad ognuno di questi soggetti viene affidata o prefigurata una specifica mansione (per fare sistema di fronte ai segnali positivi che stanno emergendo).
A me pare un buon modo di affrontare il problema, e mi sento altresì di apprezzare quel concetto, sul finale dell’articolo, in cui si dice che “la libertà imprenditoriale privata e delle associazioni poi faranno il resto”, perché mi sembra un segnale di vitalità e intraprendenza, che mette al centro e in meritevole risalto lo spirito di iniziativa dei privati, supportati dalle rispettive Organizzazioni.
Se la memoria non mi tradisce, c’è stato un tempo in cui i Corpi sociali svolgevano un ruolo molto importante, anche sul piano propositivo, e pure di stimolo verso la politica, e poi quest’ultima è sembrata via via “occupare tutta la scena” – almeno questa è stata la mia impressione – forse in ragione del passaggio al “maggioritario” in campo elettorale (ma è solo una soggettiva ed opinabile ipotesi).
Non mi fa che piacere il veder qui valorizzata l’importanza dei Corpi sociali, in una con quella della imprenditorialità privata, il cui potenziale mi pare essere – nel nostro modello socioeconomico – un elemento prezioso ed insostituibile, da sostenere e incentivare, ovviamente all’interno di regole volte alla tutela e salvaguardia dell’ambiente, quale inestimabile patrimonio del nostro bel territorio.
In turismo è una indiscutibile risorsa per la montagna, e conforta il leggere che sta vivendo una consistente ripresa, così come è apprezzabile l’azione di Lapam, da cui traggo l’auspicio che l’azione di supporto – condotta “a più mani”, e in modo sinergico – possa riguardare l’intera realtà economica e produttiva del nostro Appennino (in un quadro di attività che si integrano e completano a vicenda).
P.B.
Riguardo alla mancanza di personale, io non dispongo di elementi per poter avanzare eventuali obiezioni alla tesi espressa da LMC, laddove scrive “basta pagarlo un po’ meglio e si trova”, ma ho comunque la percezione che il problema sia più articolato e complesso, essendovi attività del settore che non riescono verosimilmente a programmare con buon anticipo il fabbisogno di personale, inteso cioè come integrazione al personale stabile, onde far fronte a situazioni non ordinarie o anche impreviste – tramite giustappunto il lavoro occasionale – e occorrerebbero pertanto strumenti abbastanza agili per “prendere in carico” detta quota di personale “avventizio”.
Un tempo si poteva ricorrere al voucher, che mi sembrava un meccanismo piuttosto snello e facilmente gestibile, da come lo ricordo, e dopo la sua abolizione o trasformazione ho sentito più d’uno a dispiacersene, pur ignorando da parte mia se ed in quale modo sia stato sostituito. Non è da escludere che quel meccanismo fosse stato talora impiegato in maniera impropria, o troppo “disinvolta”, ossia al posto di una occupazione più “organica”, ma c’era probabilmente modo di conservarlo introducendo correttivi atti da evitarne l’uso non appropriato (sarebbe interessante poter apprendere il parere in materia di Lapam, che conosce sicuramente i diversi aspetti del problema).
P.B. 22.08.2021
P.B.
Concordo solo in parte con Biagini.
Compito delle pubbliche amministrazioni è di fare le infrastrutture, ma palesemente occorre anche altro, per sopperire allo scarso dinamismo dell’imprenditoria, legato in parte alla carenza di capitali, in parte alla carenza di iniziativa.
Faccio l’esempio del turismo itinerante, soprattutto Camper. Esiste un Boom italiano ed europeo che la montagna non è in grado di intercettare adeguatamente.
Se ho letto bene, ad esempio qui…
http://www.appenninoreggiano.it/schede_intro.asp?lang=it&a=ospitalita&f=dove-dormire&s=aree-di-sosta-camper&page=1
Non esiste alcuna area attrezzata al di sopra di Castelnovo ne’ Monti.
Quindi si tiene alla lontana una fetta forte, in crescita, e con ottime capacità di spesa.
Che ne comuni, ne Unione, ne Parco abbiano affrontato questo pezzo di mercato è significativo di un’arretratezza.
Peraltro l’unica offerta simile, ovvero quella dei campeggi, brilla spesso, escluso Cervarezza, per un’attività promozionale nulla o quasi.
Allora che i comuni realizzino strutture, che costano poco, per questo, e magari le associazioni ti categoria spingano i propri associati ad affiancare gli agricampeggi agli agriturismo. In questo caso la carenza non è di mezzi economici ma di iniziativa.
Poi è chiaro che la ristorazione può migliorare, c’è spesso una carenza di qualità sul piano del servizio e dell’ospitalità.
Concordo con LMC, con tutto il rispetto, nelle zone turistiche vere in pieno agosto non si chiude durante la settimana, viene da pensare che le cose van fin troppo bene.
Tornando agli enti pubblici, c’è anche un po’ troppa trascuratezza
Mentre andavo lungo la Val d’Asta, ho apprezzato il grosso lavoro di asfaltature della provincia sulla SP9, mancano invece le manutenzioni maggiori.
Mi ha colpito diversa confusione però sulla segnaletica, con casi, come il paese di Castiglione che ha da tempo il cartello di inizio paese appoggiato per terra.
Ma anche il fatto che ci sono almeno 6-7 cartelli che indicano la stazione sciistica di Appenninia.
Ora non ho nulla contro gli amici di Civago, però, dopo 15 anni dalla chiusura, un po’ di bonifica della cartellonistica ci starebbe. Distrarrebbe meno dai cartelli per le attività ancora in piedi.
Insomma, un po’ di ordine in più.
Piansano
I nostri rispettivi ragionamenti, anche quando paiono o sono differenti e distanti tra loro, possono avere punti comuni, o reciproche convergenze, e volendo fare un esempio credo che possano esservi poche o nulle diversità di vedute sul fatto che dagli Enti Pubblici ci aspettiamo che le strade siano tenute in buone condizioni di percorribilità.
I meno giovani ricordano le Case Cantoniere ancora attive, mentre lungo le strade si notava la presenza pressoché sistematica del personale addetto, e se la memoria non mi tradisce le lamentele degli utenti erano ai tempi piuttosto rare e sporadiche, e altrettanto potrebbe dirsi per gli spazi pubblici (giardini, aree verdi o attrezzate, ecc..).
Poi la rete stradale si è estesa, non poco, così come si sono moltiplicati i predetti spazi pubblici – vuoi per scelta delle Amministrazioni, vuoi fors’anche per corrispondere alle attese dei rispettivi amministrati – ed è pure cambiata l’organizzazione dei servizi, ma sta di fatto che la manutenzione non è più sembrata essere pari a quella di una volta.
Tale apparente “flessione” dei servizi, che genera ricorrenti lagnanze, può avere tra le cause una scarsità dei fondi disponibili, come ci sentiamo di sovente dire, ma potrebbe pure essere che siano divenuti insufficienti rispetto alla mole assunta dal patrimonio pubblico cui accudire, tanto che le risorse non riescono più a soddisfare il fabbisogno.
“Pianzano” si duole per la mancanza, sopra Castelnovo, di un’area Camper pubblica, a suo dire di poco costo, ma se contano le ragioni avanti espresse varrebbe forse la pena che i Comuni montani indirizzassero quante più risorse possibili alla manutenzione dell’esistente, in primo luogo la rete viaria vistane l’importanza per il nostro territorio.
A meno di pensare ad interventi destinati a diventare remunerativi, ma l’esperienza insegna che previsioni di questo genere rimangono non di rado sulla carta, nel senso che per un insieme di fattori è abbastanza facile che, via via, si traducano invece in una passività, cioè in un “debito” per le casse comunali, cui occorre poi sopperire.
P.B. 26.08.2021
P.B.
Beh, ragionando sulle manutenzioni, che negli ultimi 20 anni siano peggiorate è visibilissimo.
Non è neanche un’esclusiva delle montagne, anche in pianura ci sono strade provinciali in condizioni drammatiche.
Non affronto qua le cause.
Devo dire però che mi sembra che nell’ultimo biennio mi sembra di aver visto un’inversione di tendenza.
Speriamo bene.
Torno alla questione Area Camper, perché mi sembra che P.B: , peraltro in ampia compagnia sottovaluti da un lato e sopravvaluti dall’altro la questione.
La sottovaluti, perché comunque si tratta di una fetta di mercato turistico importante, parliamo di circa 800.000 persone in Italia, in forte crescita, più tanti francesi e tedeschi, con reddito medio alto, quindi con un indotto importante, e tendenza anche a frequentare luoghi minori. Il giro d’affari in base alle fonti varia tar 1,5 e 2 miliardi.
Sarebbe suicida rinunciare ad un segmento di mercato del genere.
E qui veniamo alla sopravvalutazione che lei fa, ovvero sull’impegno per stimolare questo turismo.
Ora, io propongo di investire in questo senso, mi sembra che lei proponga prima di fare le manutenzioni alla viabilità.
Ora, le due cose non sono in alternative. Con quello che costa di investimento un’are camper ci asfalti qualche centinaio di metri di strade.
Ricordo che il Comune di Villa Minozzo aveva preventivato una spesa di 30.000€
Se però si fa un servizio di base si può spendere anche meno.
Ed i servizi possono essere a pagamento
Per essere chiari.
Se a me interessa andare col camper nel nostro appennino la viabilità non è un ostacolo, anzi magari scelgo, la strada più panoramica, non quella più dritta.
Però se voglio andare al a Febbio ci arrivo, ma difficilmente posso restarci. Intanto sono costretto a stare in un parcheggio molto bello sul piano paesaggistico, ma con una marea di polvere. Posso caricare a fatica l’acqua, e non posso (senza violare le leggi) scaricarla. Quindi tendenzialmente ho un limite di 48 ore
Chiaramente posso andare in campeggio, che però ha pochi posti, oltre ad essere nascosto.
Al Cerreto, ben più importante, va peggio. Infatti il campeggio è distante, quindi inadatto ai camper.
Insomma, ci si perde NON PER LA VIABIILITA’, un pezzo grosso del settore più dinamico del turismo italiano, perdendo tanti incassi per ristoranti, bar ecc.
E questo più arretratezza culturale che per mancanza di soldi. Con 100.000€ di investimento potresti creare 3-4 punti fortemente attrattivi per il turismo.
Sa perché non si fa?
Perché molti albergatori sono ostili pensando che gli facciano concorrenza.
Perché molti decisori hanno l’idea dei campeggiatori come di turismo povero che non porta ricchezza, perché ca. 40 anni fa era così, ma 40 anni fa, da almeno 20 è il contrario.
Perché qualche ristoratore è preoccupato del fatto che si perdano posti auto per i clienti. Ma il camperista se una pasto lo fa in camper l’altro di solito lo fa fuori.
Perché i nostri contadini spesso non hanno
Peraltro affittare un desk alla Fiera del Camper di Parma, dove passano 150.000 turisti costa circa 800€, per il Parco sarebbe una spesa risibile, però non adesso, che non si è in grado di offrire nulla.
Piansano
Nel tornare sull’argomento, “Piansano” elenca una pluralità di ragioni che, a suo dire, osteggerebbero il sorgere di Aree Camper in montagna, e io non sono in grado di esprimermi al riguardo, anche se posso avere una qualche personale opinione in proposito (ma sarebbero soltanto impressioni e supposizioni, tutte da dimostrare, e quindi me ne astengo).
Egli può poi aver ragione quando dice che le due cose non sono alternative, visti i costi non alti dell’investimento in causa, ma occorre tener nel contempo conto che un tale principio potrebbe allora applicarsi ad una miriade di altri interventi, ciascuno dal costo non alto ma il cui insieme può portare a cifre significative, e a questo punto bisogna guardare alle priorità.
E le mie considerazioni si ispiravano giustappunto alle priorità, che dovrebbero guidare il meccanismo di spesa, specie in presenza di risorse non illimitate, ed è forse anche successo che in tempi di “vacche grasse” la pubblica amministrazione abbia allargato un po’ troppo il proprio “campo di azione”, salvo trovarsi oggi a doverlo rivedere (giusto in base alle priorità).
Il mio ragionamento è ovviamente opinabilissimo, ma una qualche conferma in merito mi è sembrato di poterla trarre nel leggere ieri, sulla stampa locale, che, in pianura, una zona di laghetti di proprietà comunale, dedicata allo svago, non sarà “rimessa a posto” per via della spesa, ossia di bilancio (anche se non so se l’accesso a quel luogo fosse o meno gratuito).
Infine, “Piansano” ci dice che la viabilità non è per lui un ostacolo, non è cioè, di fatto, una priorità, perché preferisce magari la strada più panoramica, e forse tanti altri la pensano allo stesso modo, tra quanti frequentano la montagna per diletto, e possono “prendersela comoda”, ma non è forse di pari avviso chi percorre le nostre strade per lavoro o per pendolarismo.
P.B. 27.08.2021
P.B.