Dopo un anno di sosta obbligata e mesi di isolamento, la Parrocchia di Corneto ha timidamente deciso di provare a ripatire con la pluridecennale Festa dell’agricoltura per ridare a sé stessa e alla comunità un segnale di ritorno alla “quasi normalità”.
La Pandemia ci ha costretto a sistemi di vita che mai avremmo immaginato; il perdurare dello stato di emergenza ci ha costretto a fare i conti con un’idea di “tempo” e di “spazio” che non ci appartengono più.
Il covid ci ha tolto tante cose e tra le tante ci ha tolto forse anche un po’ di amore nelle sue infinite e positive manifestazioni, l’intensità di un abbraccio, una stretta di mano, il piacere di gustare un pasto in compagnia, ci ha privato del calore umano di cui abbiamo tutti bisogno.
Non è un momento facile per nessuno e forse mai come adesso abbiamo bisogno di segnali di speranza e di opportunità di incontro.
Riorganizzare questo tradizionale e ormai storico evento, seppur in formato ridotto e nel rigoroso rispetto delle norme di sicurezza, è un modo per non limitarci a pensare alle tristi vicende che ci hanno accompagnato per lunghi mesi, per non darci per vinti, per dire a noi tutti che c’è modo di rialzarsi dopo la rovinosa caduta, per ritrovare il coraggio che si alimenta di speranza in un rinnovato futuro possibile.
Con questo spirito ci piace pensare ad un’occasione che consenta alle persone di ri-trovarsi, anche se con qualche necessaria restrizione dettata da norme nazionali (ad esempio si cena in più turni ore -19- 21 - 22, fino a disponibilità di posti consentiti, meglio se si prenota).
La salute non è riconducibile solo al benessere del corpo, ma anche a quello dello spirito e promuovere occasioni di socialità, di cui siamo stati deprivati per tanto, è un modo per ridare ossigeno alla dimensione relazionale tipicamente umana che non può nutrirsi solo di social e di internet, ma necessita di incontri, di sguardi, di cose semplici che fanno riscoprire la presenza dell’altro, nella vita di ciascuno.
Senza particolari ambizioni, all’ insegna della speranza, con l’intento ritrovare il senso di comunità e di ridare un po’ di vita ai nostri già isolati paesi, potremo ritrovare la quasi dimenticata idea di festa.
Una festa in formato smart che può aiutarci ad alimentare la forza di resistere ad una situazione forse (?) migliorata, ma per nulla conclusa.
Un ringraziamento va a quanti collaborano e danno sostegno a questa festa, in particolare agli organizzatori, giovani e meno giovani, che con convinzione e passione hanno trovato il coraggio di andare oltre la tentazione di rimanere fermi e ingessati per dare un segnale di ritorno alla vita.
Confidiamo nell’intelligenza di tutti nel rispettare le norme di sicurezza e a comprendere lo sforzo messo in campo in un contesto di nota complessità.
Don Giancarlo Bertolini