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L’ assessore regionale Alessio Mammi incontra i caseifici della montagna reggiana

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L’assessore regionale all’ agricoltura, Alessio Mammi, ha incontrato a Castelnovo né Monti, i rappresentanti dei caseifici sociali della montagna reggiana, convocati da Confcooperative per un approfondimento dei progetti in campo per il rafforzamento del ruolo dei produttori in un’area la cui economia agricola è legata quasi esclusivamente al Parmigiano Reggiano  (l’80% della plv è espressa dalla zootecnia).

Nel corso del confronto si è anche discusso delle linee di lavoro sulle quali si sta muovendo la regione Emilia-Romagna, che con il PSR di transizione per il biennio 2021-2022 ha incrementato del 22% (30 milioni in più) le risorse disponibili per il mondo agricolo, portando inoltre a 50 milioni di euro in 2 anni le indennità compensative per le aree montane (assieme a quelle del basso ferrarese)”.

"Finita la stagione del protezionismo avremo nuovi spazi commerciali nei quali inserirci nella parte occidentale del pianeta - ha affermato l'assessore Mammi - e allora servono certamente risorse e investimenti, ma servono anche visioni, cioè strategie che ci aiutino a continuare a produrre cibo per evitare ogni forma di dipendenza, a produrre qualità in modo sostenibile e a implementare quei percorsi di filiera e di collaborazione tra imprese diverse che proprio qui, nell’Appennino reggiano, trovano esempi d’eccellenza”. “Un incremento sensibile –  ha sottolineato – che si riverserà anche sul quinquennio 2023-2027 con un aumento di risorse fondamentale per la montagna, alla quale in questi ultimi anni è stato destinato il 40% dei finanziamenti, evidenziando l’attenzione del tutto particolare riservata ad un’area che in termini di superficie agricola rappresenta il 20% sul totale. Abbiamo previsto punteggi premianti aggiuntivi per le imprese di montagna, già dai bandi dell’autunno 2021”.

Un’attenzione, peraltro, che stando allo stesso assessore le aziende agricole e i caseifici di montagna hanno conquistato sul campo, tenendo insieme, come ha detto Mammi, “il profondo legame con il territorio, la qualità della produzione, la capacità di affrontare nuovi progetti di filiera che disegnano il futuro di un’agricoltura che, pur vivendo condizioni di svantaggio, resiste, si sviluppa, mantiene e
promuove lavoro e mantiene vive anche tante piccole comunità”.

Esplicito il riferimento di Mammi all’esperienza del Consorzio Il Crinale, che continua a rappresentare uno dei più importanti progetti di filiera dell’Emilia-Romagna, mettendo insieme, dal 2017, 10 caseifici sociali e 27 aziende agricole che hanno stabilito comuni linee di investimento – già portate a termine - per oltre 8 milioni di euro (3,35 dalle aziende agricole, 4,5 da parte dei caseifici e 0,2 milioni su un comune progetto di ricerca sui foraggi), 2,8 arriveranno dalla Regione.

A questo progetto hanno fatto riferimento anche gli interventi del presidente dell’Unione dei comuni montani, Tiziano Borghi (“il comparto agricolo – ha detto – investe sempre, ed è questo che muove tanta parte della nostra economia”), il sindaco di Castelnovo ne’ Monti, Enrico Bini, e il presidente dello stesso Consorzio Il Crinale, Martino Dolci, che ha sottolineato l’importanza di questo strumento per favorire un deciso passo in avanti nella collaborazione tra imprese di natura diversa, ma accomunata da un impegno per il territorio che si riversa sull’economia agricola, sulla cura dell’ambiente e sul turismo, sostenendo così altre economie locali.

Accompagnato dal direttore di Confcooperative, Giovanni Teneggi, dal responsabile delle coop agricole e agroalimentari di Confcooperative, Alberto Lasagni, e dal direttore di Fedagri/Confcooperative Emilia-Romagna, Paolo Bono, Mammi ha poi visitato la latteria sociale Garfagnolo (l’ultima, sulla SS 63, in direzione del Passo del Cerreto)) e la Cooperativa agricola Cervarolo, stalla sociale che opera su oltre 200 ettari di terreno ad una quota che sta tra i 700 e 1200 m s.l.m., altrimenti lasciati in abbandono.

“Realtà – ha osservato Lasagni – che non sono da selfie, ma sono simbolo, nell’alto crinale, di un’agricoltura e di una montagna che resiste, di una cooperazione che mantiene le sue tradizioni e si rinnova nel patto stabilito con il territorio”.