Sorpresa: seduto tra il pubblico che affolla i Martedì alla Cantoniera, la ventennale iniziativa di Giovanna Caroli per la presentazione di libri di autori locali, compare il vescovo Massimo Camisasca.
“Avevo saputo dalla nota giornalista casinese Franca Giansoldati che Sua Eccellenza era a Giandeto per un periodo di riposo e lei si era recata là a intervistarlo – spiega a Redacon, Giovanna Caroli -. Tramite il nostro parroco don Carlo Castellini ho ritenuto di invitarlo alla serata di presentazione del libro ‘Il Gesuita comunista di Matteo Manfredini’”.
Il libro narra le vicende di Tondi, professore gesuita che nell'aprile del 1952 abbandonò la Chiesa per entrare nel Pci. La sua clamorosa abiura suscitò scalpore nell'opinione pubblica. Negli anni Settanta, dopo essere stato emarginato dai comunisti, Tondi si riavvicinò alla religione, fino al ritorno al sacerdozio negli anni Ottanta. Grazie al ritrovamento di un fascicolo inedito presso l'archivio del Pci, nel libro emerge il ruolo di Tondi come informatore segreto sfruttato dai comunisti, tra il ‘51 e il ‘52 prima della sua pubblica adesione al comunismo.
“Nel corso della serata – prosegue la Caroli – tra il pubblico avevo notato due sacerdoti in clergyman, ma tutti avevano la mascherina. La presentazione, con l’autore Manfredini era corsa via molto bene, con grande partecipazione degli spettatori e questo fa la differenza. Poi tra gli interventi ho notato quello di questo sacerdote, intervenuto due volte, ma solo la seconda volta quando si è sfilato la mascherina lo ho riconosciuto: sua eccellenza il vescovo”.
“Con il vescovo – spiega Matteo Manfredini, scrittore e storico – abbiamo dialogato sul suo interessamento alla storia. Si ricordava delle vicende di Tondi e abbiamo avuto modo di scambiare alcune riflessioni su come il regime sovietico avesse tentato di spiare il Vaticano attraverso diversi informatori. Inoltre, Tondi tornò a celebrare la messa grazie all'intermediazione del vescovo di Reggio allora: Gilberto Baroni e morì prete a Reggio Emilia, quindi è una vicenda che riguarda anche la nostra provincia”.
“Mi ha molto colpito che sia intervenuto, per altro non seduto in prima fila – spiega Giovanna Caroli -. Nei suoi interventi ha citato la figura di Gioacchino Da Fiore, teologo 1200, e per ricordare come una delle tre copie del raro Liber Figurarum del XII secolo, erroneamente attribuito alla Panizzi, sia invece, della Biblioteca del Seminario di Reggio Emilia”.
Quindi sua eccellenza Massimo Camisasca si è intrattenuto, oltre che con autore e la nostra collaboratrice Caroli, con il personale della cantoniera, per foto di rito.
“E’ il secondo vescovo che vedo alla cantoniera, il primo fu il suo predecessore Caprioli ma venne era per una conferenza. Nel tempo, tra persone autorevoli ricordo piacevolmente lo scrittore Raffaele Crovi, ma per venire chiese simpaticamente un invito a cena di tortelli e torta di riso da Wolfango, che lui amava”.
Cosa le lascia questo incontro inaspettato?
“Grande soddisfazione, anche come cristiana. Il vescovo è venuto come cittadino tra i cittadini… certo aiutato dalla mascherina! Trovo bello e mi piace che il mio vescovo sia così”.