Si è concluso il primo corso di cinese mandarino tenuto online nel periodo di lockdown dalla biblioteca Quarta Dimensione di Cavola, ideato dalle organizzatrici Paola Belli ed Elisabetta Vendramin, che ha già ricevuto richieste di proseguimento per il prossimo autunno. Una quindicina di corsisti, in media, dallo scorso ottobre ha partecipato con interesse alle lezioni.
Le lezioni sono state tenute dal professor Pier Luca Benini, che così si esprime sull’esperienza: “da un punto di vista didattico io gioivo di ciò che ha sempre messo in evidenza Paola, cioè la vostra bravura, il vostro impegno e i vostri progressi macroscopici. Da un punto di vista personale sempre gioia, di avervi incontrato, con la vostra ricchezza personale e l’apporto delle vostre esperienze professionali e di vita che baluginavano di tanto in tanto nelle conversazioni che tenevamo e che davano luce alle lezioni. Eh sì, confermate il mio sentire sull’Appennino, terra impegnativa da vivere, ma che tra calanchi e scure forre sprigiona una miriade di sfumature che animano chi ci vive, sia chi ci è nato, sia chi ci è arrivato. Tutt’altro brodo qua tra i «piànzi» tra cui vivo”.
Di seguito, i pareri e commenti di alcuni corsisti.
Elisabetta Vendramin: “l’idea un po’ sconsiderata di mettersi a studiare il cinese si è trasformata in un salvifico, interessante appuntamento settimanale, da replicare. Il cinese non è una lingua, è un universo mondo!”
Fazia Manfredi: “nata a Milano da genitori montanari, in casa si è sempre passati dal dialetto felinese a quello milanese e all’italiano, in base agli ospiti e amici che sedevano alla nostra tavola; avevamo sempre persone che venivano a trovarci e si fermavano a mangiare i piatti reggiani cucinati da mia nonna Berenice. Per me è sempre stato normale pensare e parlare in modi diversi, fin da bimba; da qui la scelta del liceo linguistico e la passione per le lingue e le letterature straniere, la voglia continua di viaggiare (tanto che mia madre ha sempre ironicamente sostenuto che da piccola fossi stata scambiata in ospedale con la figlia di una coppia di zingari). Il corso di cinese è stata una meravigliosa opportunità che ho colto al volo e mi ha appassionato davvero tanto. Mi piacerebbe continuare”.
Ivana Cavalletti: “intraprendere percorsi nuovi porta sempre belle sorprese, soprattutto se all’inizio le strade paiono impercorribili. Dalle tipiche lezioni grammaticali che ci si aspettava, sono invece spuntati fuori uno stimolante esercizio per l’orecchio e un insolito allenamento per l’occhio e la mano. Vedi mò. In aggiunta, la compagnia del gruppo e la curiosità trasmessa di volta in volta verso gli argomenti dall’insegnante: una vera ricchezza”.
AnneMarie Azijn: “una persona fiamminga che impara il cinese in un corso italiano… è folle come sembra! Ho imparato che il cinese non solo ha scrittura diversa, ma ha anche il pīnyīn, cioè la trascrizione della pronuncia di questi caratteri nel nostro alfabeto. A questo si aggiunga che il cinese ha quattro toni differenti che vanno aggiunti alla trascrizione. In cinese non ci sono coniugazioni, articoli, maschile o femminile, plurali: il contesto generale del discorso dovrebbe rendere tutto chiaro. Adesso capisco fin troppo bene da dove viene l’espressione fiamminga «Per me è cinese !» I numeri sono combinati in modo insolito per noi, con i caratteri e non con le cifre, le date si scrivono al contrario… dopo questo corso di base, sto ancora cercando una somiglianza con una lingua occidentale, ma non sono riuscita a trovare nulla. Oltre a una grande conoscenza di questo paese (letteralmente) straniero, della sua lingua e dei suoi costumi, ho guadagnato una grande ammirazione soprattutto per tutti i cinesi che osano trasferirsi in Occidente. Io stessa ho avuto 40 anni di esperienza in un ambiente di lavoro internazionale e sento ancora le differenze culturali all’interno dell’Europa, ma quell’esperienza non è niente in confronto a ciò con cui queste persone devono confrontarsi. Chapeau, come si dice in Belgio, mi tolgo il cappello per questo”.
Rosa Chiari: “è stata un’esperienza bellissima che mi ha arricchito in tutto. Mi sono iscritta al corso non solo perché vedo nell’Oriente la direzione verso cui si sta volgendo il mondo, ma forse anche per sfuggire alla routine di una mamma a tempo pieno. È stato un modo di fare qualcosa solo per me, stando comodamente a casa. Ero partita molto incuriosita, ogni lezione mi portava a nuove domande. Vorrei ancora sapere il metodo cinese delle divisioni in colonna… Inoltre, il corso mi ha portato a ritrovare vecchie conoscenze e a farne di nuove. Sono pronta a ripetere l’esperienza”.
Doris Corsini: “in questo corso immateriale, svolto tutto sul filo dell’etere, la cosa più tangibile è stata la professionalità del professor Pier Luca Benini. Non solo ci ha introdotto a una nuova lingua ma a una vera e propria cultura e lo ha fatto con gentilezza e garbo, simpatia, immensa conoscenza e padronanza della materia. L’appuntamento del giovedì era diventato irrinunciabile e ora un poco manca. Speriamo ci sia un prosieguo presto!”