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Le esequie di don Romano Zanni e il suo testamento spirituale

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Con la messa concelebrata dal vescovo Camisasca in Cattedrale, la comunità di Reggio-Guastalla ha porto ieri pomeriggio l'ultimo saluto a don Romano Zanni che ai 75 anni di una vita vissuta intensamente al servizio degli "ultimi" è stato stroncato da un tumore diagnosticatogli alcuni anni fa.

Nato nel 1945, diventa sacerdote solo nel 1987 dopo aver vissuto esperienze tra i lebbrosi in India ed essersi "arruolato" tra i primi  Fratelli della Carità nel 1972.  Torna in India per costruirvi una Casa della Carità che sarà inaugurata nel 1980 dal vescovo Baroni.

Da sacerdote ordinato diventa parroco di Fontanaluccia e poi Romanoro, Rovolo e Morsiano che guiderà fino al 1999. In tanto è anche il Superiore della Congregazione Mariana delle Case di Carità ed è lui con suor Maria a ricevere il decreto di approvazione della stessa.

Nel 1999 lascia il crinale per la città come parroco in San Luigi, Direttore e delegato vescovile della Caritas diocesana, vicario episcopale per per le missioni e direttore del Centro Missionario Diocesano, oltre che Superiore dei Fratelli della Carità e assistente spirituale dell'Istituto Diocesano di Musica e Liturgia "don Luigi Guglielmi".

Colto dal tumore don Romano nel 2018 scrive il proprio testamento spirituale che riportiamo di seguito.

TESTAMENTO SPIRITUALE DI DON ROMANO ZANNI

Deo gratias

                                                                                              Marola 8 giugno 2018

                                                                                         Solennità del S. Cuore di Gesù

Al termine di questi Esercizi Spirituali mi accingo a redigere il mio testamento, che ho sempre rimandato.

Sento che il tempo si sta facendo breve e vorrei esprimerti, o Signore, tutta la mia riconoscenza, come afferma S. Paolo, per avere conservato la fede, per il dono della vita, per i miei genitori e fratelli, per gli zii Sacerdoti, per l’incontro con le Case della Carità, con d. Mario, con sr. Maria e tutta la Congregazione Mariana. Ma soprattutto per la tua grande fedeltà o Signore.

L’esperienza che mi hai fatto provare a 13 anni, durante la meditazione, con la tua presenza inabitante, fulminante e totalizzante che, sebbene sia stata di breve durata, mi ha pervaso di te in un modo unico e indescrivibile, che ha segnato la mia vita, da desiderare e chiederti molte volte di poterla esperimentarla di nuovo.

In realtà questa tua presenza non è mai venuta meno e l’ho sperimentata in tutta la mia vita, nella quotidianità, nelle scelte che tu hai compiuto su di me, attraverso i Superiori, che spesso ho vissuto con molto timore, apprensione e trepidazione, ma al contempo con estrema naturalezza. Mi sono sentito un prediletto del tuo amore e tu mi hai donato grandi gioie che mi è impossibile elencale tutte; ma alcune non posso tacerle:

  • La vocazione a Fratello della Carità, quando ancora non ce n’erano, come un’avventura misteriosa e affascinante.
  • La vocazione missionaria che mi ha aperto al mondo, all’alterità più disparata, in india, prima da solo poi con le Sorelle e in tante altre parti del mondo per gli incarichi ricevuti.
  • La vocazione sacerdotale per la decisione energica di Mons. Baroni; chiamata che io rifiutavo a me stesso per paura degli studi e il distacco dalla missione.
  • Il sogno, in una notte di adorazione a Bombay, con cui hai confermato la scelta del Vescovo Baroni.
  • I tanti, forse troppi, impegni e incarichi ricevuti, dove ogni volta ho sperimentato la tua mano provvidente e la tua fedele risposta alla mia preghiera: “Signore tutto ciò che vuoi, ma che sia in pienezza”. Sì, tu sei veramente fedele!
  • La fiducia accordatami dai Vescovi che si sono succeduti, la loro paternità dolce, forte e ferma che mi ha accompagnato e sostenuto in tutti questi anni.
  • L’amicizia e la stima dei miei confratelli nel sacerdozio che ringrazio per i tanti esempi di fede e amore alla Chiesa.

Non sono mancati peccati, tradimenti, omissioni, ritardi e infedeltà che hanno procurato dolore, sofferenza e difficoltà ai Fratelli e alle Sorelle, ai collaboratori a cui chiedo sinceramente perdono.

Oggi, solennità dei tuo amore infinito e misericordioso, particolarmente pesante per il fisico, mi dai un ulteriore segno della tua benevolenza. Da quando mi hanno diagnosticato il tumore prego con le tue parole: “Signore, quello che devi fare fallo presto”; oggi me ne dai conferma.

A Maria Santissima, che ho imparato fin da piccolino in famiglia a pregare, dopo il Rosario, con la preghiera alla Madonna della Ghiara, del Beato Vernocchi, affido la mia vita, che offro volentieri e con gioia per i Fratelli della Carità, la Congregazione Mariana nella sua complessità, per la Diocesi e le Missioni, perché mi aiuti ora e nell’ora della morte. Amen.

Signore grazie di tutto! Maranatha, vieni Signore Gesù.

 

Oggi 16 ottobre alla vigilia dell’intervento confermo con gioia e pace quanto ho scritto.