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Priorità alla scuola sulla riapertura: “Se mancano le capacità per aprire al 100% adesso, come faremo a settembre?”

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La lettera del comitato Priorità alla scuola al Comune di Reggio Emilia e alla Provincia per protestare contro una riapertura parziale delle scuole superiori. "Se mancano le capacità per aprire al 100% adesso, come le troverete a settembre 2021?".

Il giorno seguente alla riapertura delle scuole superiori al 70% della capienza - decisione presa autonomamente dalla provincia - per il comitato significa non essere ancora pronti, aver fallito. "Dopo che abbiamo sentito dire a settembre 2020, a dicembre 2020, a gennaio 2021, persino agli inizi di aprile, che eravamo pronti a ripartire, che tutti i problemi erano stati affrontati e che nelle vostre intenzioni si intendeva tenere aperto fino alla fine per non chiudere più, ora siamo punto e a capo".

Nonostante l'incremento dei mezzi e il limite del 50% della capienza, il comitato ricorda che il giorno prima della riapertura a gennaio un autobus è andato a fuoco. "Fortunatamente i mezzi distrutti sono stati tempestivamente sostituiti, ciononostante ci hanno segnalato disagi su alcune linee e abbiamo provveduto a inoltrare le segnalazioni. Nulla è cambiato. Ci chiedevamo se mancassero i mezzi, le risorse o la volontà per intervenire. Oggi ce lo chiediamo di nuovo, mentre gli studenti sono scesi in piazza sostenendo giustamente di non essere merci da spostare ma persone. Ci aspettiamo risposte concrete e invece finora, solo dichiarazioni sul fatto che saremmo stati pronti e poi nuove dichiarazioni sulla difficoltà di riaprire al 100%. Se anche solo uno studente o una studentessa non disponesse di un autobus o di una navetta per rincasare, dato lo scaglionamento imposto dall’impossibilità di reperire ulteriori mezzi, sarebbe una sconfitta per ognuno di coloro che si sono prodigati in dichiarazioni a cui non hanno fatto seguito i fatti".

Continua il comitato: " Nonostante sia stato più volte provato come non vi sia correlazione tra contagi e presenza in classe, secondo lo studio della dottoressa Gandini e secondo l’OMS, sono stati presentati dei protocolli per la riapertura che prevedono la quarantena preventiva senza che venga effettivamente svolto lo screening sulla popolazione scolastica. In presenza di un positivo in classe, si mandano indistintamente tutti gli studenti e le studentesse a casa, senza sapere se siano positivi o meno, costringendo le famiglie che possono permetterselo a effettuare un tampone molecolare e antigenico solo presso i centri privati. Gli altri restano inconsapevoli, rischiando di trasmettere il contagio ai parenti o di contagiarsi a propria volta in casa, senza che venga fatto nulla per impedire tutto ciò. Sono mesi che chiediamo almeno un infermiere all'interno di ogni istituto scolastico e continuiamo a non vederne l’ombra. Se siamo così pericolosi come qualcuno ci aveva definiti, richiediamo un presidio infermieristico e continueremo a chiederlo".

"Preso atto di questa nuova situazione e sapendo che nessuno si salva da solo - conclude la nota il comitato - ci prepariamo a tornare nelle piazze ogni venerdì, ad attuare ogni forma di protesta per il diritto all’istruzione e il diritto alla salute. Ve lo abbiamo già chiesto e ve lo domandiamo di nuovo, la scuola è una vostra priorità?".