Home Cultura “Il tempo delle more” (racconto di Alberto Bottazzi)

“Il tempo delle more” (racconto di Alberto Bottazzi)

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Un campo a ridosso del paese, non troppo vicino alle case, ma nemmeno troppo distante, dove ora fioriscono, tra l'erba e i cespugli di more, ricordi lontanissimi che attanagliano il cuore.

Ritorna presente, come calpestato il giorno prima, quel campo dove si andava a fumare di nascosto ai genitori le prime sigarette, a schioccare i primi baci sotto il sole gioioso dell'adolescenza, nella piacevolezza del gioco e la curiosità dei primi “pruriti...”.

Desiderio di ritorno, voglia di perdermi nel crepuscolo dei ricordi dolci e amari dei miei pensieri... sollievo e rimpianto del mio spirito irrequieto.

È bastato aprire il coperchio di una scatola di latta, trovata nel fondo di una vecchia “kerdenza”, per provare un'emozione incredibile.

Un fiocco azzurro, un collettino bianco, alcuni bottoni dorati, un santino della Madonna ed una piccola foto in bianconero la cui bellezza turba la mente e morde l'anima. Il fiocco azzurro per la nascita del figlio maschio; il collettino bianco per il primo giorno di scuola; il santino della Madonna di Montenero per le preghiere della sera, sempre onorate in casa mia, e quella piccola foto in bianconero che fa battere forte forte il cuore.

Un’innocente immagine, nella purezza del ricordo, che spalanca ai miei occhi un palcoscenico meraviglioso di vita familiare, d’amore materno, di luoghi benedetti e terre amate… uno scrigno di sentimenti indescrivibili. Sento ancora la protezione della mano di mia madre sulla spalla e mia sorella Giuliana accanto, nel fior fiore dei suoi quindici/sedici anni, che sembra presentarmi al mondo intero.

Uno scampolo di vita fermo nel tempo che rivive grazie a quella piccola foto in bianconero, un tempo dorato dove risplendeva sempre il sole e gli occhi si inebriavano d'amore e di umiltà. Un tempo impossibile da ricostruire, perché troppo bello da ripetere... un tempo indelebile vissuto nel grembo magico del paese... era “il tempo delle more!”.

Alberto Bottazzi

Da: “IL MIO SPAZIO ED OLTRE”