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Dipinto trafugato nel 1999, ora restituito alla diocesi di Reggio Emilia. Raffigura i santi Geminiano, Lucia e Apollonia

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Grazie al lavoro del Nucleo tutela patrimonio culturale dei carabinieri di Perugia, è stato riconsegnato alla Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla il dipinto, trafugato nel 1999, raffigurante i Santi Geminiano, Lucia e Apollonia.

Il dipinto era inserito in una ancona lignea di fattura secentesca e posto in una cappella laterale, intitolata a San Geminiano, nella chiesa parrocchiale. Il quadro, olio su tela, è opera di un autore ancora ignoto, verosimilmente attivo nel XVII secolo in ambito provinciale. Le estese ridipinture, frutto di poco accorti restauri, penalizzano purtroppo la lettura dell’opera, i cui particolari non mancano di rivelare la mano di un artista dotato.

In uno spazio architettonico definito da rovine classiche (che potrebbero alludere al crollo delle menzogne dell’idolatria per mano della verità del Vangelo), trovano posto le figure di tre santi: un vescovo e due sante. Queste ultime sono immediatamente identificabili come santa Lucia, grazie all’attributo del vassoio con le pupille, e santa Apollonia, che regge con delle tenaglie un dente. La presenza di queste due martiri dei primi secoli del cristianesimo (il cui sacrificio supremo è ricordato anche dagli angeli in volo che recano la palma della vittoria) è da correlare al grande culto che a esse è stato sempre tributato, essendo tali sante invocate rispettivamente contro le malattie degli occhi e della bocca.

In posizione isolata, con lo sguardo rivolto ai devoti, è San Geminiano (IV sec.), vescovo di Modena. Il santo è raffigurato mentre con il bastone pastorale schiaccia a terra una figura infernale, allusione alle capacità taumaturgiche attribuite al vescovo modenese già in vita, secondo l’antica agiografia che lo voleva perfino convocato a Costantinopoli per guarire la figlia dell’imperatore Gioviano. Le stesse rovine architettoniche possono essere memoria dell’azione di questo santo che le fonti antiche celebrano quale autore della totale conversione della città alla vera fede, con l’abbattimento dei templi pagani. Fuoco prospettico del dipinto è appunto la Ghirlandina, celebre campanile del duomo modenese, dove dai tempi di Matilde di Canossa è conservato il corpo del santo vescovo della città estense.

Il dipinto si trova ora all'interno della chiesa parrocchiale Santa Maria Assunta a Prignano sulla Secchia, in località Castelvecchio (Modena).