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Priorità alla scuola sulla decisione di prolungare l’anno accademico fino al 30 giugno: “Implementare i centri estivi”

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"Sarebbe preferibile implementare i centri estivi e non tenere gli studenti a scuola qualche settimana in più". Si esprime così il comitato Priorità alla scuola riguardo l'ipotesi di prolungare la fine delle lezioni di qualche settimana. "Dopo mesi di didattica a distanza - afferma Davida Giardina, uno degli organizzatori e docente di italiano e latino presso il liceo Ariosto Spallanzani - piuttosto che tenere i ragazzi nelle aule, quest'estate dev'essere fatta di esperienze attive e concrete, tutt'al più laboratoriali. Parlo ai miei ragazzi, se ci fanno stare sui banchi fino al 30 giugno io vi porto a fare un escursione sul nostro Appennino".

Ormai da tre settimane, il comitato Priorità alla scuola è in piazza a manifestare contro la chiusura delle scuole in presenza, e non ha mancato neanche lo scorso venerdì 2 aprile, in Piazza Prampolini. "Bene la riapertura dopo Pasqua fino alla prima media anche in zona rossa - afferma il comitato - ma non benissimo. Torneremo in piazza ogni venerdì finché le scuole di ogni ordine e grado riapriranno. Non c'è nessuna correlazione fra l'aumento dei contagi e le lezioni in presenza".

Per sopperire alla mancanza della componente relazionale e graziati dalle belle giornate di sole primaverili, Priorità alla scuola organizza alcune lezioni (che ora vengono chiamate presidi perché autorizzati dalla questura) al Parco Tocci di Reggio Emilia. La prossima si terrà mercoledì 7 aprile alle 16 e si continuerà a parlare di Costituzione.

La scorsa lezione, dove si sono dibattuti alcuni articoli a scelta dei ragazzi, ha contato una decina di partecipanti tra studenti, genitori e insegnanti, nonché qualche passante. "Organizzo questa lezione di protesta per dimostrare come la scuola sia comprensione, dibattito, incontro solo se si fa in presenza", le parole del professor Giardina. "La didattica a distanza è stato un modo del Governo e, più ampiamente, degli adulti per pulirsi la coscienza, una scelta classista e antidemocratica. Si salvano e vanno avanti solo quei ragazzi che hanno una solidità e una maturità spiccata, famiglie solide alle spalle che possono seguirli, sostenerli e riconoscere i segni di disagio che a volte resta mascherato".

Con la mobilitazione nazionale del 26 marzo scorso, Priorità alla Scuola ha chiesto che una parte consistente del Recovery Fund sia riservata al rilancio della Scuola pubblica. "Il primo urgente provvedimento di riforma riguarda l’immediata riduzione del numero di alunni e alunne per classe, fissando un tetto massimo di venti, abolendo ogni possibilità di accorpamento per le classi successive - afferma Priorità alla scuola-. Chiediamo che i finanziamenti del Recovery Fund siano utilizzati per il potenziamento di tutto il personale scolastico, con un piano di assunzioni e di stabilizzazione dei docenti precari, adeguamento degli spazi e degli edifici scolastici, con ripristino di vecchi edifici e realizzazione di nuovi". Riguardo alla sanità, Priorità alla Scuola aggiunge: "Ogni scuola dovrebbe possedere un presidio infermieristico interno, non è certo un mistero che la sanità di prossimità sia stata martellata e dissanguata, com'è accaduto per l'ospedale Sant'Anna di Castelnovo ne' Monti".

Conclude il comitato: "Di fronte a 200 giorni di scuola persi (un anno solare che ha condizionato due anni scolastici), Priorità alla scuola sarà in piazza ogni venerdì, poiché crede fermamente che la frequenza negli istituti degli adolescenti e bambini è vitale e non più procrastinabile".