"Bene, ma non benissimo". Risponde così il comitato Priorità alla Scuola, dopo che il Presidente del consiglio Mario Draghi ha annunciato la riapertura delle scuole. Da mercoledì 7 aprile, infatti, bambini e bambine fino alla prima media potranno ritornare sui banchi di scuola anche in zona rossa. "L'impressione è quella di trovarci di fronte all'ennesima manovra volta a placare il dissenso che la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado aveva generato" - commenta il comitato.
In una lettera destinata al Comune e all'Ufficio Scolastico Territoriale, nonché a Provincia e Regione, il comitato ribadisce ancora una volta la mancanza di correlazione tra l'aumento dei contagi e la didattica in presenza. La pubblicazione dello studio "A cross-sectional and prospective cohort study of the role of schools in the SARS CoV-2 second wave in Italy", su un campione di oltre 7,3 milioni di studenti e 70mila insegnanti, il 97% della popolazione scolastica, si basa su dati epidemiologici del Miur, dell'Ats e della Protezione Civile. "La nostra perplessità più grande deriva dal fatto che seconda e terza media, scuole superiori e università non riapriranno i battenti, relegando ancora una volta studenti e docenti alla didattica a distanza" - afferma Priorità alla scuola-.
"La Dad priva la scuola di ogni tipo di contatto umano - continua - riducendola alla mera trasmissione di nozioni, che peraltro si rivelano più complesse da apprendere quando ci si trova dietro ad uno schermo. Ogni prospettiva di scuola che educhi alla socialità e alla vita in collettività viene inevitabilmente compromessa e il voto diviene l'unico fine dell'apprendimento".
Il comitato non manca di sottolineare le nuove disuguaglianze sociali create dalla didattica a distanza. "Il peso economico della Dad grava principalmente sulle spalle delle famiglie. La stessa Costituzione italiana ribadisce come lo Stato debba garantire un'istruzione gratuita (almeno fino alla scuola dell'obbligo) e che i "capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi".
Un prezzo altissimo si sta pagando sul piano fisico e psicologico. "Aumenta la depressione, la rinuncia agli studi e i casi di autolesionismo e disturbi alimentari tra i più giovani - sottolinea il comitato-. Evidente conseguenza di una scuola e di un Governo che hanno già lasciato gli studenti e le studentesse al proprio destino, rischiando di compromettere il futuro del Paese".
Oltre alla chiusura delle scuole, si ricorda la scarsa attenzione al mondo della cultura. Musei, cinema e teatri sono chiusi da ottobre, così come le palestre. "Il perpetrarsi delle chiusure della maggior parte degli impianti e delle società sportive priva i più giovani della possibilità di praticare attività che, oltre a potersi svolgere in sicurezza, fornirebbero una valvola di sfogo e favorirebbero, com'è universalmente noto, un corretto e salubre sviluppo psicofisico".
Nella lettera che conta ormai più di 480 firme si conclude ribadendo la necessità di una riapertura concreta e definitiva. "Il silenzio della politica non è più accettabile. Pertanto chiediamo l’intervento immediato delle istituzioni al fine di una riapertura per il bene di tutti noi. Lo chiediamo chiaramente, siamo una vostra priorità?"