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Paolo Bargiacchi sulla chiusura di sportelli bancari in montagna

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Riceviamo e pubblichiamo

La chiusura di sportelli bancari nel Comune di Ventasso, non è un fenomeno inatteso o in controtendenza.

Uno sportello bancario è un comune esercizio commerciale soggetto alle normali regole del  mercato e quindi del profitto senza cui non può sopravvivere.

La riduzione della popolazione in montagna unitamente alla minor difficoltà  di spostamenti e collegamenti ( ante e post Covid ) oltre l’ estensione dell’uso del digitale, hanno prodotto come risultato una sensibile   contrazione del profitto e quindi il fenomeno che lamentiamo.

A fronte di tali eventi avversi,    la popolazione montana e gli Enti ad essa più vicini hanno sollevato un pianto  corale e impotente  reclamando valori di   gratitudine e di  riconoscenza che sono sostanzialmente incompatibili con l’organizzazione e la strategia commerciale di grandi imprese come le banche.
E allora, si dirà, non si può far nulla se non  subire passivamente  lo scomodo ( soprattutto per gli  anziani che sono quasi il 40% dalle nostre parti  ) trasferimento  dei conti e dei servizi bancari nei centri più popolosi e più appettibili per le imprese bancarie ?

Io credo invece  che qualcosa  si possa  fare e anche con qualche speranza di successo se  si viene nell’ordine di idee di spalmare  il problema nei più vasti orizzonti della politica economica , demografica e ambientale del territorio provinciale e regionale.

Se la scelta pressoché  unanime degli Enti territoriali è quella di incentivare nuovi insediamenti  in montagna, come è possibile che non si comprenda  e non si colga   la profonda, incompatibile contraddizione esistente tra l’impiego di significative  risorse pubbliche per attrarre   l’insediamento  di  ipotetici nuovi abitanti, per il miglioramento ambientale, paesaggistico, per il sostegno alle piccole imprese ancora presenti sul territorio,  senza battersi con costanza e vigore contro, la sistematica, incessante,  addirittura inevitabile sul piano economico-funzionale, riduzione dei servizi esistenti ?

Non è adeguando e migliorando  gli edifici delle varie municipalità  o la quinta  sede per il nuovo Comune e mettendo a disposizione  supporti economici a pioggia o mirati ad attività turistiche che si dà una sterzata allo sfavorevole andazzo, se poi le risorse non sono raccolte o impiegate  o accompagnate da iniziative di tutela e salvaguardia dell’esistente, maturato negli anni come condizione di sopravvivenza.

Solo se il problema sarà  spalmato sul territorio provinciale o regionale, una oculata amministrazione della cosa pubblica potrà  condizionare e disciplinare il servizio bancario in modo da rispondere alle esigenze del territorio nel suo complesso e con le sue particolarità.

Può anche essere che si vada a comprimere in qualche misura   la libertà economica se l’autorizzazione all’apertura di nuovi sportelli,  in città o ad Albinea, viene    condizionata, non al mantenimento di   nuovi servizi antieconomici, ma alla  distribuzione e valutazione di  costi e profitti in un più vasto ambito territoriale così comprensivo, quindi, della montagna e della sua più fragile area di  crinale .

Diversamente opinando si finisce per offrire alla montagna  un farmaco di dubbia sicurezza  ed efficacia, ma di effetto placebo, di volta in volta chiamato Aree interne, legge della montagna, Parco regionale o nazionale ecc. : comunque qualificabile come passeggero rattoppo o freno a una parabola inevitabilmente discendente e quindi tale da scoraggiare le poche iniziative di crescita  che il territorio offre.

Non è con la Cassa del Mezzogiorno che si sono risolti i problemi del Sud Italia e non sarà con le Aree interne che si potrà rinvigorire la montagna.

E  vero che  lo sviluppo turistico,  c’è stato e che è curato e perseguito dai vari Enti, ma, da solo, non è sufficiente,  non è idoneo a reggere il peso di una riduzione di servizi, che è iniziata da qualche anno, che perdura tuttora ed è di facile previsione che continui per il futuro; occorre quello che sul piano nazionale viene chiamato “ cambio di passo “, ma non il passettino, purtroppo incerto e corto di molti dei nostri anziani, ma un passo da “ salto in lungo “, voluto, organizzato, concentrato ( e anche finanziato ) da tutti gli Enti territoriali non più impegnati a guardare i confini della propria area di competenza, ma aperti a una “ visione “ ( anche qui di governativa memoria ) più larga,  a un orizzonte più lontano.

E’ ora che alla classe politica di questo territorio, quella vecchia, come quella nuova, si dia il preciso e ineludibile compito di costruire, organizzare, promuovere una politica del territorio che riservi alla montagna sia i servizi che si è conquistata negli scorsi decenni,  sia quelli nuovi e diversi ( ad es.  digitale  e banda ultra-larga, il cui completamento viene continuamente rinviato sine die )  che i tempi attuali propongono , indipendentemente dal  gretto   ed erroneo calcolo della convenienza economica o funzionale,  misurata  sul territorio montanaro.

Ma il “ cambio di passo “ deve avvenire subito con le attuali o future maggioranze, e nella consapevolezza diffusa ed accettata che così, così come adesso, non va, non serve,  finisce per rappresentare uno spreco di risorse e di energie.

Non è un caso che il più alto indice di vitalità della montagna è costituito dai Comitati costituiti talvolta per battaglie  opportune e sacrosante e talvolta per  incanalare  e raccogliere timori e paure alimentate dalla diffidenza di molti verso gli attuali  governanti.

Il problema degli sportelli bancari non è dunque un problema locale del Comune di Ventasso, ma deve assurgere  ed assumere la dignità di problema regionale o nazionale, quale parametro indicativo della vivibilità  sostenibile nei territori montani.

Compete agli Enti Locali di primo riferimento per la cittadinanza,  promuovere e sviluppare collegamenti e sinergie con gli Enti territoriali e le organizzazioni sociali ancora presenti sul territorio ( sindacati, artigiani e commercianti associati ecc. ) ricercare una intesa coerente e partecipata  per uscire dalle logiche del profitto e di mercato e costruire un percorso politico valido in montagna come in pianura per dare ogni possibile uniformità alle opportunità e ai servizi del territorio.

E compete soprattutto a chi “ pro tempore “ si trova nella felice e onerosa condizione di assolvere contemporaneamente al ruolo di Sindaco di uno splendido Comune  di crinale, Presidente dell’Unione Montana e unico Sindaco della montagna Consigliere Provinciale con delega, appunto, allo sviluppo del territorio montano .

Quella delle nostre amministrazioni locali, in proposito, è un compito difficile, arduo e impegnativo, ma è quello che, almeno per coerenza con gli investimenti in atto o programmati di pubbliche risorse può e deve rappresentare un ineludibile impegno di ricerca per dare finalmente una concreta risposta al grido di dolore delle amministrazioni locali e della popolazione più attenta alle vicende del territorio.

Paolo  Bargiacchi

16 COMMENTS

  1. GRANDE GRANDE GRANDE ANZI GRANDISSIMO PAOLO IO PERSONALMENTE TI HO STIAMATO COME GRANDISSIMO SINDACO IN TUTTI I COMUNI DOVE HAI AMMINISTRATO E TI STIMO ANCORA SIA COME AMICO E SOPRATTUTTO PER IL TUO ATTACCAMENTO AL NOSTRO MERAVIGLIOSO APPENNINO.
    SECONDO ME CHI E’ ADESSO E’ “PRO TEMPORE” PRESUMO, CHE NON AVESSE QUANDO E’ STATO ELETTO, LA CONOSCENZA SOCIO POLITICA DEI PROBLEMI DELLA NS MONTAGNA (ALMENO PER QUELLO CHE MI RISULTA FACEVA MOLTO PROFESSIONALMENTE TUTTO ALTRO), SPERO CHE ADESSO ABBIA RECEPITO LE PROBLEMATICHE CHE PURTROPPO CI AFFLIGGONO SEMPRE IN TUTTI I SENSI (CI VUOLE CORAGGIO PER VENIRE A VIVERE OD INVESTIRE IN MONTAGNA) E SICURAMNTE NON SI SAREBBE MAI IMMAGINATO LA TRISTE VERITA’ A CUI SAREBBE ANDATO INCONTRO IL NS APPENNINO……..IN PRIMIS LA BANCA BPM DI LIGONCHIO APERTA DAL VECCHIO BSGSP OPPURE COME CHIAMAVANO GLI ATTUALI DIVERSAMENETE GIOVANI (OVVERO GLI OVER 70/80) LA BANCA DEI SANTI INAUGURATA DAL SIGNOR RABOTTI TOMMASEO DI C. MONTI, ADESSO L’UNICREDIT (EX CASSA DI RISPARMIO)…..E POI SPERIAMO CHE QUI TERMINI IL TUTTO…SPERO ANCHE LA PANDEMIA!!!!
    SCUSATE (AI LETTORI) E MI SCUSO CON IL DOTT. MANARI PER LO SFOGO (SONO CONSAPEVOLE CHE IL COMMENTO NON E’ STATO DIRETTAMENTE RIVOLTO A LEI) MA AUGURO AL SINDACO DEL COMUNE DI VENTASSO DI POTERE TROVARE UN ACCORDO CON TUTTI (POSTE ED EVENTUALI NUOVI ISTITUTI BANCARI) PER NON ARRECARE ULTERIORI DISAGI A TUTTE LE PERSONE ANZIANE ED A TUTTI I FAMIGLIARI DEL CRINALE OVVERO IL COMUNE DI VENTASSO.
    CIAO PAOLO SPERIAMO DI RIVEDERCI IN TEMPI MIGLIORI.

    LUGLIO 2000

    • Firma - LUGLIO 2000
  2. Mi sembra essere non lontana dal vero l’annotazione riportata in queste righe, secondo cui “il più alto indice di vitalità della montagna è costituito dai Comitati ….”, il che starebbe di riflesso a significare che la politica ha fatto per così dire passo indietro, rispetto a come la conoscevamo, o a come ce la possiamo immaginare.

    E’ poi vero che il problema degli sportelli bancari non può “ricadere” e gravare sul singolo Comune, e deve piuttosto “assurgere ed assumere la dignità di problema regionale o nazionale”, ma gli Enti Locali, nelle loro diverse espressioni, sono il primo riferimento per la cittadinanza e possono divenirne autorevoli portavoce.

    E altresì vero che “l’organizzazione e la strategia commerciale di grandi imprese come le banche” seguono legittimamente logiche proprie, ma la politica ha storicamente giocato un ruolo di mediazione, compensazione, bilanciamento, tra esigenze ed aspettative di diverso segno, economiche, sociali, ecc., cercando di renderle conciliabili.

    Verrebbe infine da chiedersi se quanto sta avvenendo si sarebbe verificato anche in presenza dei quattro Comuni di un tempo, ma pur se una tale domanda rimane giocoforza senza risposta sarebbe interessante conoscere il pensiero di quei partiti che ne sostennero allora la fusione (cui doveva seguire più di un vantaggio).

    P.B. 30.03.2021

    P.B.

    • Firma - P.B.
  3. “Uno sportello bancario è un comune esercizio commerciale soggetto alle normali regole del mercato e quindi del profitto senza cui non può sopravvivere.”
    Esatto Bargiacchi io ho fatto il direttore in una filiale di montagna le posso assicurare che a livello remunerativo potrebbe tranquillamente restare aperta, il problema è che adesso gli istitutii di credito vogliono fare il bilancio principalmente con la riduzione dei costi

    Giordano

    • Firma - Giordano
  4. Quanto descritto dall’autorevole portavoce e rappresentante delle comunità appenniniche della montagna, Paolo bargiacchi, c’entra con precisione le problematiche socioeconomico che stiamo affrontando. Non è giustificabile, il nullafacente esito del minimal intervento dell’attuale amministrazione comunale e la giostrina già per altro vissuta dello scaricabarile non è utile a portare soluzioni soddisfacenti.
    Sarebbe opportuno riflettere e dare il giusto risalto all’autorevole intervento.
    Questa è l’ora della verità.
    La fallimentare gestione ha creato ad ora solo disagi e problemi.
    Si auspica in un futuro più sostenibile equilibrato.
    Abbiamo necessità di certezze e non di amarezze.
    Polo Galassi 31/03/2022

    Paolo Galassi

    • Firma - Paolo Galassi
  5. Diceva un vecchio detto: chi fu causa del proprio mal pianga se stesso. A mio avviso con la fusione si sono voluti distruggere i Comuni del crinale reggiano, il risultato lo si vede, chiudono anche le banche, e non solo; salvo errori di memoria mi sembra di ricordare che il sig. Bargiacchi diede un grande contributo perchè questo obiettivo venisse raggiunto; oggi rivedere certi nomi rabbrividisco.

    Davide

    • Firma - Davide
  6. gent mo Bargiacchi, questi sono i risultati della “politica” che da decenni ha amministrato la montagna, in perfetta sintonia con provincia e regione. Credo che anche Lei ne abbia fatto parte e condiviso molte scelte. Ora la montagna sta raccogliendo tutto il seminato dei decenni passati. Amministrazioni appiattite e succubi delle decisioni dei partiti che da sempre dettano legge. Purtroppo, i montanari si sono sempre lasciati convincere dalla solita “fede”. Ora credo possano soltanto leccasi le ferite subite. Dove sono i promotori della fusione dei quattro comuni? I grandi vantaggi? Soldi per tutti, lavoro, sviluppo, nuove tecnologie digitali. Purtroppo la pandemia ha nascosto tutto…….siamo tutti spaventati e terrorizzati, la gestione nazionale, “europeista” catastrofica, ha e sta completando l’ opera, nessun cambiamento in questo pastrocchio generale.
    Buon lavoro

    fabio

    • Firma - fabio
  7. Il ragionamento di Gian può “stare in piedi” ma a me sembra fermarsi a metà strada, nel senso che Gian potrebbe anche dirci se si ritiene soddisfatto della nuova classe politica, ossia quella che ha preso il posto della “vecchia guardia” – e qui potrei andare indietro nel tempo fino ad arrivare alla vecchia guardia della Prima Repubblica, che fu “licenziata” in modo piuttosto brusco, per usare un eufemismo – e poiché quanto scrive Giordano offre ulteriori elementi di riflessione verrebbe da auspicarsi che anche la “nuova classe politica” ritenesse di far sentire la propria voce riguardo all’argomento.

    P.B. 31.03.2021

    P.B.

    • Firma - P.B.
  8. Il progetto della fusione era equilibrato e determinato dai tempi. I benefici erano evidenti. Chi ha invece amministrato ha mostrato incompetenza e disimpegno. I risultati sono questi.
    Spero di essere stato esaustivo per il sig. Davide

    Benassi athos

    • Firma - Benassi athos
  9. Per Fabio e compagnia cantante:
    E’ piu’ facile scrivere dietro uno pseudonimo che lavorare in campo di battaglia.
    Negli anni sono state spese parole e tempo da parte di chi ci ha guidato , l’intento spesso condiviso era quello di fare emergere una vallata ormai esausta dai mille sacrifici affrontati e portarla quindi ad avere un interesse piu’ rilevante dal punto di vista politico ed economico sulla bilancia nazionale.
    E’ chiaro a tutti che la voce di 4 comuni uniti sotto una sola campana sia piu’ rappresentativa che la voce di ogni piccolo comune che parla singolarmente. Ora che questo era stato risolto con esito positivo , l’amministrazione di tutto cio’ doveva fare pesare l’importanza e l’autorevolezza del suo mandato, ma sinceramente l’abbiamo vista avara di innovazioni e povera di iniziative.Le casse comunali sono fiorenti ma i disagi per i cittadini crescono.
    Anche i servizi postali dovevano essere eliminati quasi ovunque , ma sforzi determinati dall’amministrazione dell’epoca (vedi Sindaco Bargiacchi Paolo ex Comune di Collagna),
    avevano permesso la loro quasi totale permanenza garantendo ai cittadini un servizio fondamentale.
    Piu’ che parlare sempre dei soliti facili discorsi sulla vecchia e nuova politica , che francamente non interessano piu’ a nessuno,
    parliamo di amministratori e di chi amministra.
    Parliamo di persone, parliamo di chi conosce il territorio, parliamo di chi vive sul territorio e conosce singolarmente ognuno dei suoi abitanti.
    Se nel presente abbiamo incertezze e malumore prendiamone atto e diamo una svolta alla gestione amministrativa.
    Il nostro unico potere e’ il voto
    Usiamolo e smettiamola di piangere contro il destino cinico e baro che poi sono…loro!

    nello rivi

    • Firma - nello rivi
  10. Noto che altri commenti riprendono il tema della avvenuta fusione dei quattro Comuni del Crinale, e visto che secondo Athos il “progetto della fusione era equilibrato e determinato dai tempi. I benefici erano evidenti”, mi viene di mettere in parallelo i due “eventi”, come anche Davide sembra fare, perché se la chiusura delle sedi bancarie avviene per criteri di bilancio, come par di capire, anche l’accorpamento dei Comuni rispondeva, se ben ricordo, a logiche economiche, che hanno di fatto prevalso sul fattore identitario – che non gode la simpatia di quanti lo associano al tanto vituperato e “bistrattato” sovranismo, salvo poi sotto sotto invocarlo allorché può farci comodo – e non ha verosimilmente torto Fabio nel prefigurare come illusoria o quasi l’idea di veder “soldi per tutti, lavoro, sviluppo, nuove tecnologie digitali”.

    Quanto a Nello, che scrive “e chiaro a tutti che la voce di 4 comuni uniti sotto una sola campana sia piu’ rappresentativa che la voce di ogni piccolo comune che parla singolarmente”, andrebbe ricordato che la Comunità Montana era ancor più rappresentativa di quanto possano esserlo singole entità comunali, pur grandi che diventino, perché quell’Ente rappresentava giustappunto l’identità montanara nel suo insieme, concetto che forse non aveva granché valore per chi ha voluto sciogliere l’Ente, e se, come sostiene sempre Nello, si rischia di fare i “soliti facili discorsi sulla vecchia e nuova politica , che francamente non interessano piu’ a nessuno”, varrebbe comunque la pena di tener sempre presente che quando si commettono degli errori, specie se ripetuti, può poi diventar difficile porvi rimedio (anche per una sorta di effetto domino).

    P.B. 01.04.2021

    P.B.

    • Firma - P.B.
  11. La chiusura delle filiali bancarie periferiche risponde alla stessa logica – economica – dell’accorpamento dei Comuni, dello smembramento del Corpo Forestale, dell’accorpamento dell’ISPESL nell’INAIL, dello smantellamento delle Province, dell’unificazione degli istituti scolastici in istituti comprensivi. Ed è sempre la stessa logica del Patto di stabilità, del blocco del turnover, della chiusura dei Punti Nascita. Da una parte gli investitori privati, che alzano il valore delle azioni tagliando le spese (per il personale), dall’altra lo Stato, che taglia le spese per il personale e anche quelle per gli investimenti, a partire dalla manutenzione del capitale fisso (ponti, strade). Chissà mai dove andranno a finire, tutti questi soldi risparmiati? Per quanto riguarda il settore privato… basta guardare le remunerazioni dei vari CEO e i dividendi azionari. Per quanto riguarda lo Stato, il bilancio ci suggerisce una risposta: siamo in avanzo primario da vent’anni, cioè le entrate in tasse sono costantemente superiori alle uscite in spesa pubblica, cioè lo Stato non ci restituisce sotto forma di servizi e opere pubbliche i soldi che incassa da noi. Ciononostante siamo in deficit, a causa della spesa per interessi. Quindi, direi che i soldi risparmiati vanno a remunerare la rendita. Bella prospettiva.

    commento firmato

    • Firma - commento firmato
  12. Non voglio di certo attribuire a “commento firmato” alcun retro pensiero, ma nel suo ragionamento vedo comunque una certa qual analogia con quello di chi, partendo da premesse abbastanza similari, riprende e rilancia ciclicamente l’idea di una tassa patrimoniale, quale nostro “contributo” per ripianare o ridurre il debito pubblico, in modo da abbassare la “spesa per interessi” (se non addirittura azzerarla, secondo il pensiero di taluni).

    Una tale prospettiva può risultare “seducente”, specie tra quanti ritengono di poter essere esonerati da detto contributo – reputandosi al di sotto della presunta soglia di “ricchezza”, quanto a redditi o proprietà – salvo arrivare semmai a ricredersi nel dubbio che l’asticella della “ricchezza” venga poi abbassata, fino ad includerli (perché una volta avallato il principio, la sua applicazione può diventare “elastica”, onde essere più “remunerativa” per lo Stato)

    Ma al di là delle eventuali “variabili” appena accennate, noi non sapremmo come verrebbero realmente impiegate le risorse derivanti da siffatto “prelievo” sulle nostre tasche, e potremmo trovarci a vederle destinate in altra direzione, rispetto al risanamento del “deficit”, senza contare che una patrimoniale adottata sugli immobili equivarrebbe ad una ulteriore tassa, in aggiunta all’IMU e a quella sugli affitti per le proprietà date in locazione.

    In buona sostanza, mi parrebbe una tassa “ingiusta”, che può soddisfare l’immaginario di chi, ideologicamente, vorrebbe “far piangere i ricchi”, ma non tiene ad esempio conto del fatto che la proprietà immobiliare data in locazione va semmai ad integrare una bassa pensione, oltre a richiedere non di rado spese di manutenzione che a loro volta inducono lavoro ed opportunità occupazionali (e possono incidere non poco sui risparmi dei possessori, aspetto non secondario).

    P.B. 03.04.2021

    P.B.

    • Firma - P.B.
    • Lungi da me l’idea della ‘patrimoniale’! Poiché il rapporto debito/PIL è appunto un rapporto, per migliorarlo si deve aumentare il PIL. Il PIL comprende la spesa pubblica, che è il volano della crescita. Quindi tagliare la spesa pubblica per tagliare il debito, aggraverebbe le condizioni. Il debito si elimina con la crescita, non con le tasse (che frenano la crescita). Purtroppo, le regole di bilancio della Commissione Europea impediscono all’Italia qualsiasi politica economica basata sulla crescita (vedi le regole dell’Output Gap). Quindi… godiamoci i tagli alla spesa pubblica e i tagli all’investimento privato (vedi agenzie bancarie), perché stando così le cose, non se ne esce.

      commento firmato

      • Firma - commento firmato
  13. Ripercorrendo il ragionamento di “commento firmato”, se il debito si elimina con la crescita, la quale, a suo dire, deve necessariamente contare sulla spesa pubblica, il cui aumento o “sforamento” è tuttavia impedito dalle regole di bilancio europee, occorre allora e giocoforza puntare sulla capacità del settore privato a produrre ricchezza, e ad aumentare così il PIL

    Un’economia privata ulteriormente valorizzata e in buona salute significherebbe peraltro che le risorse disponibili, ivi comprese quelle eventualmente derivanti dal sostegno pubblico, vengono utilizzate in maniera appropriata, tanto da ridurre la distanza tra il prodotto interno lordo effettivo e quello presunto o potenziale (parlando di Output Gap).

    L’imprenditorialità privata può essere naturalmente aiutata dalla mano pubblica, anzi non di rado lo merita, ma in tempi di risorse scarse o “non illimitate” possono esservi altre forme di supporto cui far ricorso, vedi il rendere più flessibile il mercato del lavoro, in modo da creare più occupazione, e agevolare nel contempo l’impresa medesima.

    Mi viene da dirlo – pur nella consapevolezza che si tratta di argomento oltremodo complesso e delicato – perché, anche da quanto si legge sulla stampa, e mi riferisco in particolare alla stampa “non schierata”, la rigidità dei contratti pare non favorire l’espansione produttiva delle imprese, imprescindibile premessa per incrementare il PIL.

    Onde trovare un punto di equilibrio tra le varie esigenze in campo, la suddetta maggiore flessibilità, pur con le necessarie tutele, potrebbe avere carattere transitorio, ed essere finalizzata ad uscir fuori quanto prima dalla crisi in cui il Paese si trova, affidandosi giustappunto alla capacità del settore privato di accrescere il suo “fatturato”.

    P.B. 07.04.2021

    P.B.

    • Firma - P.B.