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Le riflessioni di don Paul Paku accompagnano nel cammino verso la Pasqua

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don Paul Poku

Il nostro cammino verso la Pasqua ci ha finalmente condotti alla Domenica delle palme, dove ricordiamo l’ingresso di Gesù in Gerusalemme accompagnato dalla folla festante. Poco prima di entrare in città, Gesù manda alcuni discepoli a cercargli un puledro da utilizzare come mezzo di trasporto. L’importanza del puledro (che nel brano viene citato ben quattro volte) è centrale per la sua alta valenza simbolica. Esso infatti è un animale adatto al lavoro e nell’immaginario biblico viene spesso contrapposto al cavallo, animale forte e adatto alla guerra: come questo era la cavalcatura degna di un Messia combattente e vincitore dei nemici d’Israele, così quello era invece adatto a un Messia umile e pacifico (cfr. Zc 9, 9).
L’importanza di questa figura è ancora più marcata se notiamo che Gesù manda i discepoli «nel villaggio di fronte». Il villaggio nel linguaggio biblico è il luogo di un popolo che difende le proprie tradizioni, che vuole restare chiuso nelle sue idee, che preserva ciò che ha ricevuto senza aprirsi alla novità. I discepoli inviati nel villaggio per cercare il puledro sono quindi chiamati ad insegnarci ad abbandonare la vecchia idea di Messia come leader politico e guerriero per affrontare il cambiamento verso il Messia servo del Padre. Anche noi, come i discepoli, dobbiamo slegare questo puledro che è presente dentro di noi; dobbiamo cioè slegare la mitezza e l’umiltà racchiusa nel cuore degli uomini per condurre tutti verso il Cristo.
Dopo aver portato il puledro a Gesù, i discepoli “vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra”. In linguaggio biblico i vestiti, e i mantelli in particolare, simboleggiano la vita di una persona; mettendoli sul dorso degli animali, i discepoli sembrano avere capito la regalità di Gesù e perciò decidono di non risparmiare nulla per consegnare tutta la loro vita al Regno di Gesù. Molte delle persone incontrate da Gesù e dai discepoli durante il cammino invece “stendevano i propri mantelli sulla strada”; anche questo sembrerebbe un gesto di omaggio, ma in realtà esso non esprime accoglienza verso il messaggio di Gesù bensì sottomissione a una personalità potente, un re la cui importanza è tale da stare sopra la nostra stessa vita. La differenza tra l’atteggiamento dei discepoli e quello della folla è indicato anche da un altro piccolo dettaglio; l’evangelista infatti ci dice che «quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: “Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!”». Certamente queste parole (che probabilmente sono ispirate a Sal 118, 24-27) esprimono gioia e lode, tuttavia esse non costituiscono una affermazione del ruolo di Gesù; i popolani infatti non proclamavano nulla, ma semplicemente “gridavano”, come per omaggiare un padrone: essi, in definitiva, non avevano compreso il significato del gesto profondo di Gesù.
Cosa ci insegna questo brano? Che seppure Gesù sia il Signore, egli viene con umiltà nella nostra vita per servirci e condurci alla gioia della salvezza; prepariamoci quindi a festeggiarlo nel ricordo della sua Pasqua stendendo i mantelli sul suo puledro, affidando a lui le nostre vite e mettendoci alla sua sequela nel servizio e nella carità verso tutti gli uomini.
Buona domenica delle palme.