Sul sito ufficiale del Comune di Toano è stato pubblicato un bando per la ricerca di un assessore per cultura e turismo di sesso femminile che si rende necessario per soddisfare gli obblighi di legge legati alle cosiddette “quote rosa”.
L’attuale assessore Erica Grossi, trasferendosi a Castellarano, non è più in grado di proseguire nell’attività portata avanti sino ad ora di conseguenza la sua sostituzione diventa improcrastinabile.
Al riguardo il sindaco Volpi si esprime come segue: “A nome mio e dell’amministrazione, in primo luogo, ringrazio l’assessore Erica Grossi per l’impegno sino ad ora profuso. Con le sue dimissioni restano scoperti i comparti della cultura e del turismo, sicuramente molto importanti per ciò che concerne la nostra realtà. Al momento io e alcuni miei colleghi di maggioranza, ci siamo accollati i compiti propri dell’assessorato ora vacante garantendo quindi il proseguimento dell’attività. Ritenendo i settori interessati fondamentali per il nostro comune, oltre che adempiere ad un obbligo di legge, col bando vogliamo trovare una figura che abbia le caratteristiche idonee per ricoprire il ruolo. Fondamentali
saranno le esperienze precedentemente maturate ma anche e soprattutto lo spirito di iniziativa e la capacità di andarsi ad inquadrare in una squadra già rodata che lavora già assieme da tempo. Auspichiamo poterla trovare del nostro territorio, ma questo non è condizione essenziale. Quello che più conta è la voglia di fare gruppo e la disponibilità a mettersi a disposizione della gente che proprio dalla cultura e dal turismo può trovare anche stimoli imprenditoriali quindi creare economia”.
Le candidate, che dovranno non essere in condizioni di ineleggibilità o incompatibilità, saranno valutate in modo discrezionale e previo colloquio. Non è semplice in un comune di poche anime trovare chi, soprattutto donne, si rende disponibile per ricoprire il ruolo dell’amministratore. Spesso sono molto più gli oneri degli onori. Solo chi ha a cuore il territorio, le proprie tradizioni e desidera donare il proprio tempo può assumersi l’impegno di condurre a termine una legislatura.
“Le due stimolanti deleghe, turismo e cultura, sono state unite perché in Appennino i due comparti sono oltremodo interdipendenti e sinergici. Anche in un territorio come il nostro, all’apparenza più povero di altri, molte sono le opportunità che se adeguatamente colte, danno possibilità di aumentare il sapere. Mettere a sistema il patrimonio di conoscenze che possediamo può divenire un plus. Può divenire di certo potenziale rinnovato bagaglio di esperienze da mettere a disposizione dell’utenza turistica che si approccia alla nostra area che, ricordo, è innervata dall’importante Via Matildica del Volto Santo. E’ in questi ambiti che vedo muoversi la futura asessora”. E’ con questo pensiero che il sindaco Volpi conclude il colloquio con l’auspicio di ricompletare a breve l’assetto della sua giunta.
Perchè non cercarla anche nella comunità LGBT ?
Mhhh, a Toano mi sembrano un pò troppo sessisti…….
Parlerò con la Boldrini……
esule in patria
Caro esule in patria, cè poco da essere sarcastici.
Siamo un paese talmente retrogrado da certi punti di vista, che si rende necessaria una legge per obbligarci a fare la cosa più nturale del mondo: dare a tutti pari opportunità.
Che la scelta degli amministraturi pubblici debba avvenire tra persone di ogni genere (che lei chiama “comunità”), che siano essi uomini, donne, LGBT o quant’altro, in tutti i paesi veramente civilizzati è cosa ovvia. Da noi, invece, ruoi come presidente del Consiglio o della Repubblica sono invece sempre stati riservati a figure maschili. Pensi che persino in India hanno avuto un primo ministro donna…
Andrea
Diversamente da quanto scrive Andrea, se non ne ho frainteso il pensiero, io credo che non possa essere una legge ad orientare, se non “imporre”, la composizione dei nostri organismi elettivi, fissando quote per l’uno o altro genere, perché in tal modo, almeno a mio modesto vedere, ne esce limitata l’espressione della volontà popolare (che in democrazia dovrebbe avere un irrinunciabile primato).
A me sembra che la “cosa più naturale del mondo”, mutuando le parole di Andrea, sia quella che possano farlo quanti, puntando sulle proprie credenziali, e presentandosi col proprio genere, intendono candidarsi a diventare “amministratori pubblici, ai vari livelli, e starà poi agli elettori esprimere o meno la propria fiducia verso l’uno o altro candidato, in base ai personali e liberi criteri di giudizio e valutazione.
Il sistema dell’elezione diretta – che oggi non vige sia per la presidenza del Consiglio che della Repubblica – si addice indubitabilmente alla logica che dicevo, ma il “metodo” può applicarsi anche alle figure non elettive, vedi gli Assessori di nomina del Sindaco, se chi si candida alla prima carica cittadina ne fa sapere a priori i nomi o anticipa i criteri coi quali li individuerà, anche riguardo al genere, una volta eletto.
P.B. 22.03.2021
P.B.
Egregio P.B.
penso che stiamo entrambi sostenendo più o meno la medesima tesi, e cioè che dovrebbero essere sempre le elettrici e gli elettori a scegliere le proprie ed i propri rappresentanti, garantendo a tutte le cittadine e a tutti i cittadini pari opportunità nel presentare la propria candidatura.
Peccato però che in Italia esista il meccanismo delle liste, che costringono a scegliere tra una rosa di candidati preconfezionata dai partiti. Passando invece alle elezioni politiche, dal lontano 1993 (legge approvata dallo schieramento DC-PSI), per poi passare al 2005 (legge approvata dal PDL), e finendo al 2017 (legge proposta dal PD renziano ed approvata da quasi tutti i partiti), gli italiani non possono scegliere per nulla i propri rappresentanti in parlamento, piochè le liste sono bloccate.
Non potrà non convenire con me sul fatto che l’espressione della volontà popolare sia già fortemente limitata, e si è altresì constatato che, purtroppo, senza una apposita legge, la maturità e la serietà dei nostri partiti politici (ormai ai livelli più bassi di sempre) non garantisce parità di genere nella composizione delle suddette liste.
Andrea
Tutto vero quello che lei scrive Andrea. Però è pur vero che nelle elezioni comunali esiste il meccanismo della preferenza, che da un “potere di scelta” all’elettore.
Io credo che l’obbligo di rappresentanza femminile (o maschile) all’interno delle giunte comunali sia obiettivamente frustrante rispetto a due direttrici fondamentali della rappresentanza democratica: le competenze e la volontà popolare.
Infatti con questa norma tra persone competenti e capaci ci si ritrova a scegliere in base al sesso (e non al merito) per costruire la squadra. Inoltre (esemplare il caso di Casina) se un’ipotetica lista non ha donne tra gli eletti si ritrova a dover attingere ad assessori esterni per bilanciare la parità di genere. Ritengo questa “cura” molto peggiore del male. Sarebbe più corretto imporre una percentuale paritaria di donne e uomini nella composizione delle liste e poi dare l’ultima parola agli elettori. Si tratterebbe in ogni caso di una limitazione, ma avrebbe più senso di questa norma che costringe molti Comuni a fare salti mortali.
PR