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Aaroi-Emac sui Punti Nascite: “Quale errore? La riapertura non è possibile”. Bini: “Una decisione che spetta alla politica”

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"Con quali risorse tecniche, umane, specialistiche si pensa di riaprire i Punti Nascita oggetto di disposizione ministeriale a salvaguardia di madri e nascituri?". E' quanto affermato dall'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani emergenza area critica Emilia Romagna (Aaroi-emac Emilia-Romagna), che si dice quindi contraria alla riapertura dei Punti Nascita che non posseggono i requisiti minimi per garantire la sicurezza delle madri e dei nascituri.

"Sosteniamo con forza la decisione ministeriale presa nell'ottobre 2017 - continua l'associazione - e quanto espresso peraltro anche da Ginecologi, Neonatologi e Pediatri: i Punti Nascita sotto i 500 parti non sono in grado di garantire la migliore esperienza clinica e l’organizzazione necessarie per prevenire ed eventualmente affrontare le pur rare situazioni a rischio”.

Per l'associazione, la riapertura e la dichiarazione di Bonaccini sarebbero state influenzate da pressioni politiche che nulla hanno a che vedere con le dichiarazioni del Ministro, e conclude sostenendo come "la sicurezza viene prima di qualsiasi esigenza politica".

In merito a queste esternazioni, però, interviene il sindaco di Castelnovo ne' Monti Enrico Bini, ricordando come lo stesso Fausto Nicolini (ex direttore generale dell'Ausl) spiegò che le decisioni sui servizi spettavano alla politica, in particolare alla Regione coadiuvata dal Ministero, mentre all’Azienda compete trovare il modo di attuarle.

"Una presa di posizione rigidamente negativa contro la riattivazione di un servizio che per il territorio, anche in questo periodo di chiusura, si è rivelato fondamentale - afferma Bini, che cita le parole dello stesso presidente Aaroi-Emac quando afferma che “la politica ha un ruolo fondamentale, governare e farsi garante della tutela della salute pubblica”.

"In questi anni di chiusura del servizio - continua il primo cittadino - abbiamo assistito a parti in ambulanza, trasferimenti precipitosi e a volte tribolati e ad altre situazioni di emergenza con il coinvolgimento di partorienti che sono state affrontate nei locali di Pronto soccorso o altri reparti perché il punto nascite non era più disponibile".

Il sindaco di Castelnovo afferma di aver più volte presentato a Regione e Governo protocolli e richieste per far funzionare il reparto anche in assenza di personale. "Il parametro dei 500 parti all'anno andrà sicuramente rivisto - spiega - in luce dell'inserimento di nuove possibilità di turnazione delle equipe che garantiscano la preparazione e gestione di una casistica ampia". Poi specifica: "Se per i professionisti questa turnazione può rappresentare un problema, se ne discuterà in sede contrattuale e sindacale. Cgli, Cisl e Uil hanno accolto con favore la riapertura dei punti nascita in montagna e si dicono speranzosi di riaprire la discussione non appena l'emergenza sanitaria si sarà attenuata".

Bini riprende poi le parole del Consigliere delegato alla sanità e pediatra Carlo Boni, che pochi giorni fa ha affermato: “Si dovranno porre in essere tutte le misure necessarie: finanziarie, di ricerca e incentivazione di idoneo personale, si dovranno ristabilire i contatti e gli scambi con il centro provinciale di riferimento un tempo ben rodati, che ora andranno ricostruiti. Sarà un’operazione complessa, ma certamente possibile se politicamente voluta con seria determinazione”.

Tra i problemi citati, quindi, la carenza di specialisti. Un tema ormai di portata nazionale e che richiede interventi di ampio respiro, ma che dovranno essere sicuramente messi in campo, come si è già iniziato a fare in risposta alla pandemia. "Auspico che il percorso, come ho detto non facile, per pianificare la riapertura del servizio proceda fin da ora, in collaborazione tra livello politico, le realtà scientifiche e i medici - conclude Bini-. Attualmente ci troviamo a dover ancora fronteggiare l’emergenza Covid, ma presto, attraverso le vaccinazioni e grazie anche alle restrizioni che sono state imposte, la speranza è di poter pensare e mettere in pratica anche altri progetti e lavorare a fondamentali aspetti sanitari sui territori”.

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  1. Ha verosimilmente le proprie ragioni da spendere ciascuna delle tesi ed opinioni che si confrontano, e scontrano, riguardo a questa importante e delicata materia, e non ha di certo torto chi afferma che la decisione in merito spetta comunque alla politica, quale rappresentanza della volontà popolare, ma se è effettivamente così diventano di riflesso naturali, per non dire automatiche o quasi, talune considerazioni in ordine al tema..

    Volgendoci indietro nel tempo, aveva funzionato per non pochi anni una organizzazione e rete ospedaliera piuttosto diversa da quella attuale, dopo di che i decisori politici hanno ritenuto di doverla via via modificare, e di fronte a tale “revisione” viene da chiedersi se lo abbiano fatto in base a proprie e prevalenti valutazioni, una volta acquisiti dati, pareri, suggerimenti, di varia natura, o si siano invece imposte idee e vedute di altri “soggetti”.

    Soggetti espressione della sfera tecnica, economica, o di altre componenti sociali, e sicuramente latori di valide ed ineccepibili argomentazioni, istanze, aspettative, ma in questo come in altri casi spetta poi alla politica di “trarre le somme”, e se essa in certo qual modo vi rinuncia, ossia abdica demandando di fatto ad altri un compito proprio, l’esperienza insegna che può non essere semplice riguadagnare la “posizione perduta”.

    Succede infatti non di rado che chi si trova ad assumere decisioni complesse per conto e delega di altri – o abbia avuto un ruolo determinante nel percorso decisionale – guadagni legittimamente stima e credibilità presso la pubblica opinione, mentre chi ha delegato fatichi a recuperare il terreno perduto e a ritornare sui suoi passi (forse, fuor di metafora, la politica potrebbe chiedersi se nella questione in causa sia avvenuto più o meno così).

    P.B. 24.03.2021

    P.B.

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