A conferma di quello che era stato l'andamento dei primi nove mesi dell'anno, l'export delle imprese reggiane ha chiuso il 2020 con una flessione del 10,9%, passando dai 10,7 miliardi di euro del 2019 a oltre 9 miliardi e mezzo di euro.
Contestualmente, sono scese anche che le importazioni, ma il loro più limitato calo (-9,9%) determina il peggioramento dell'avanzo commerciale, che si attesta a 5,8 miliardi, contro i 6,5 dell'anno precedente.
Per quanto consistenti, le variazioni negative delle esportazioni sono state in parte contenute – come osserva l’Ufficio studi della Camera di Commercio – dal miglioramento registrato nell'ultimo trimestre 2020, che ha consentito di portare la variazione a -10,9% rispetto al -14% consolidato sino a quel momento.
Nonostante il consuntivo in forte ribasso, la nostra provincia mantiene comunque la terza posizione per valore complessivo dell'export in Emilia-Romagna, seppur con dati più pesanti rispetto alla media regionale, che indica un calo dell’8,2%
In merito ai settori di attività, tra quelli più penalizzati dal calo della domanda dei mercati esteri troviamo il tessile-abbigliamento (-22%, con il passaggio da 1,8 a 1,4 miliardi), il metalmeccanico (-11%, da 5,6 mld a 5 mld) e i prodotti elettrico-elettronici (-11%, da 921 milioni a 819 milioni). Resta invece più contenuto l'effetto del Covid per il ceramico (-4,8%) e per gli articoli in gomma e materie plastiche (-7%). Gli unici settori industriali che si distinguono per flussi in aumento verso l'estero sono le produzioni di sostanze e prodotti chimici (+6%, da 244 a 260 milioni), nonché di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+33%, da 14 a 18 milioni).
Dall’analisi camerale emerge, inoltre, che con la chiusura del 2020, si è quasi annullata la variazione negativa sull'export della filiera agroalimentare, passata dal -3,3% del terzo trimestre 2020 al -0,8% di fine anno.
La tenuta è prevalentemente legata a prodotti tipici come il Parmigiano Reggiano e il lambrusco. La variazione dell'export delle industrie lattiero-casearie, infatti, dopo un po’ di sofferenza, si è portata in terreno positivo, con una chiusura nel 2020 a +1% (289 milioni di euro contro i 286 dell'anno precedente).
Contestualmente, sono migliorate anche le vendite di vino all'estero, che hanno raggiunto quasi 90 milioni di euro, ben oltre gli 84 milioni dello scorso anno, registrando un importante incremento su base annua pari al 7%.
Con riguardo ai mercati di sbocco, il calo dell'export reggiano è attribuibile in buona misura all’area UE, dove il calo è stato del 12,7%, mentre i flussi verso i mercati extra UE sono scesi del 6,5%
Per tutti i principali partner europei si riscontrano significative contrazioni, con la Germania a -11%, la Francia a -17%, il Regno Unito a -23%) e la Spagna a -16%. Tra i mercati extra Unione spiccano, invece, i cali sugli Stati Uniti (-12%) e la Russia (-9%).
Chiudono un bilancio positivo, invece, le imprese reggiane che hanno costruito rapporti commerciali con paesi come Cina, con la quale l'export è cresciuto del +17%, Australia(+5%), Canada (15%), Turchia (+28%) e Brasile(+5%).