Ogni giorno pubblichiamo i nomi di chi ci ha lasciato, i nomi dei familiari, l’età: dati importanti ma che non bastano a conoscerli. Qualche volta riusciamo a dare qualche notizia in più per i più noti, sempre troppo poco per rendere il valore di una vita, di tutte le vite, ma per chi ha attraversato il Novecento forse di più. Oggi ci aiuta la commozione di una lettrice di Valestra che rendendo omaggio al reduce di Russia di Baiso rende onore a tutta una generazione.
Non conoscevo Arturo: lui sapeva chi ero io, io sapevo chi era lui. Ci siamo scambiati un saluto, un sorriso, uno sguardo… Lo ricordo al lavoro a Baiso insieme alla moglie Clara, nella sua trattoria nota per la buona cucina. Quando, però, qualche tempo fa, ho saputo che era uno dei pochi tornati dalla Russia e ho letto la sua testimonianza raccolta dai ragazzi del consiglio comunale, mi è capitato più volte di ripensare a lui, di sentirlo vicino e ho intimamente deciso che non posso, credo di poter dire non possiamo, dimenticare e non rendere un riconoscimento a chi come lui ha dovuto affrontare esperienze devastanti, ma ha trovato la forza per reagire e insieme a quelli della sua generazione, con determinazione e sacrificio, ha contribuito a gettare le basi del nostro benessere, della condizione che stiamo vivendo.
“Pensa. Avevo diciannove anni, vent’anni li ho compiuti in Russia. Quando mi è venuto in mente che ero là sul Don che ho compiuto vent’anni mi sono messo a piangere, ero un bambino. E poi sono avventure che ho tutte nella mente. Come quando ho trovato il povero Pio, Quanto ho pianto… Il povero Pio Montecchi l’ho perso in ritirata. Eravamo insieme. Sono arrivate non so quante camionette russe, ci siamo persi. Se non fosse stato quel Rossi di Viano io sarei rimasto in Russia. Era quasi sera, mi ha fatto forza per arrivare, dopo con i massaggi e tutto ce l’ho fatta. Quando mi vengono in mente le cose della Russia mi viene da piangere. Lungo la ritirata, vedere tutti quei morti…”
Queste frasi pronunciate da Arturo sono risuonate dentro di me, hanno fatto vibrare corde profonde… Mi sono chiesta quali avrebbero potuto essere i significati che avevano fatto contatto con la mia componente emotiva. Non ho trovato risposte sicure, ma penso che la figura di Arturo si sia legata a quella dei miei genitori che appartenevano a quella generazione. Io ho avuto la fortuna di cominciare la mia vita in mezzo: ho vissuto pezzi di quel mondo, ho conosciuto persone che lo hanno abitato, rispettato, contribuito a cambiare.
Grazie Arturo, per la vostra preziosa testimonianza di vita, per l’esempio di resilienza che lasciate, per il pianto che accompagnava il ricordo delle avventure, per la riconoscenza e il rimpianto verso i vostri compagni in quella tremenda esperienza. Voi e gli altri come voi meritate un posto nel mio cuore. Non vi dimenticherò.
Nicoletta Beretti
Sentite condoglianze famiglia abbati ivan
Ivan abbati
I miei onori e un grazie di cuore a Nicoletta Beretti per ciò che ha scritto a favore del Reduce di Russia Arturo Gambarelli, Mi auguro che il suo esempio sia seguito da tanti. Alpino Lino Franzini
Franzini Lino
Non ho avuto il piacere di sapere della sua scomparsa in tempo per dargli l’ultimo saluto. La cosa mi ha fatto tanto male, perché era l’ultimo fratello della mia adorata nonna Matilde.
Un uomo che io ho sempre ammirato per il suo rispetto e la sua cordialità nei confronti di tutti., di poche parole ma sufficienti per farti capire che persona era.
Sempre elegante e perfetto ogni giorno della sua vita.
Molto apprezzato da mio papà (suo mipote Sergio).
Ciao zio Arturo, riposate in pace con la vostra Clara.
Sentite condoglianze a tutti i famigliari
Liliana Montermini
Famiglia Ceci-Montermini