Filippo Romei e Federico Cavazzuti conducono Spook: in replica oggi, martedì 23 febbraio ore 17 su Radionova, l'intervista a Luca Casarini, capomissione della Mar Jonio di Mediterannea impegnata a salvare vite in mare.
Casarini è anche noto per le contestazioni del G8 di Genova e per aver completamente donato la sua vita a combattere le ingiustizie di un sistema economico-sociale senza senso. Di seguito un estratto dell'intervista
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Quella con il capomissione della Mar Jonio è una lunga chiacchierata che rifiuta e critica un mondo dove il consumo viene prima della vita umana. Un mondo dove noi possiamo permetterci di gridare all'invasione, comprarci ogni sorta di inutilità e restare a guardare una tragedia senza che la cosa ci riguardi. Due mondi contrapposti che ci hanno fatto tornare in mente la cosa che qui sotto state per leggere (liberamente tratto da un pezzo di Wu Ming).
"Restiamo umani" è l'adagio con cui Vittorio Arrigoni chiudeva i suoi articoli. Ogni tanto la restituiva in inglese: "stay human". Probabilmente Vittorio Arrigoni (perlomeno i più giovani) non lo conoscono in molti. Quel "stay human" però vi ha probabilmente fatto tornare in mente un altro motto, di uno molto più famoso, che sicuramente conoscete tutti: "Stay hungry, stay foolish".
Da una parte Steve Jobs, dall'altra Vittorio Arrigoni.
Steve Jobs ha cambiato la nostra vita, lo sappiamo bene.
Vittorio Arrigoni era un ragazzo che lasciò la sua vita da privilegiato in occidente per fare da scudo umano a uomini, donne e bambini nella striscia di Gaza durante l'operazione "Piombo fuso" (e non solo). Per darvi una idea, durante questa operazione, le autorità israeliane lanciavano bombe al fosforo sugli ospedali di Gaza (e sparavano sulle ambulanze) per limitare, quanto più possibile, che qualcuno venisse salvato.
Steve Jobs parlava davanti agli studenti di Stanford incitandoli a non fermarsi, a prendere tutto ciò che si poteva prendere, a essere folli, affamati di vita. Vittorio invece scriveva per un piccolo giornale nazionale pregandoci di restare umani, di non ignorare le morti e le macerie che l'occidente semina nel resto del mondo.
Vittorio era sicuramente un folle, un sognatore, uno che aveva più fame di chiunque altro. Una fame diversa, però, da quella degli studenti di Stanford, diversa da quella di Steve Jobs, diversa dalla nostra.
"Stay human" e "Stay hungry" non possono convivere, sono l'opposto, sono i due mondi, le due prospettive di società, che si scontrano oggi nell'occidente più grasso di sempre, che comunque continua a ingrassare. Dietro questa fame dell'occidente ci sono vite distrutte, conflitti armati continui, emergenze umanitarie a cui preferiamo non pensare.
C'è chi però, al contrario, lo sa che ci siamo presi tutto, come sa che è giunta l'ora di fare un passo indietro, prendere coscienza che al mondo non ci siamo solo noi, ma sette miliardi di persone. Tempo qualche anno e vedrete che ce ne accorgiamo tutti: la pandemia, la catastrofe climatica e le relative ondate migratorie dei prossimi decenni (che quelle che stiamo vivendo ora saranno una barzelletta, anche se da ridere non c'è nulla) non sono problemi che possiamo affrontare come singoli Stati nazionali, men che meno come singoli individui e con la nostra concezione dell'esistenza.
La verità è che siamo sull'orlo del baratro. Nulla di insormontabile, ma neanche una passeggiata. Se vogliamo uscirne dobbiamo farlo tutti insieme, consumare tutti meno, aiutare chi ne ha bisogno, tornare a pensarci come società e non più come singoli individui. In tanti già lo sanno e lo fanno, tanti altri no. C'è chi crede che una vita in pericolo debba essere salvata, e chi no. C'è chi lotta per un mondo diverso, e chi nel mondo ci sta benissimo. Personalmente al mondo, noi, ci stiamo benissimo, forse perché nel nostro piccolo cerchiamo di cambiarlo, non tutto, (che è impossibile) piccole parti. Agire locale, pensare globale, per un mondo diverso.
Non siate affamati, restiamo umani.