In me sento vibrare corde d'affetto profondo,
ascolto levarsi lentamente le memorie del passato,
borgo sperduto che agiti i ricordi del mio mondo,
nulla uguaglia la tua noia di paese abbandonato.
Il canto del grillo porta sole, ma il suo frinire è assai lontano,
arde il faggio rincuorando il focolare mentre infuria la bufera,
il paese aspetta, l'orologio conta le ore con il suon della campana,
trepidano nelle città i figli affranti, nell'attesa del ritorno della capinera.
La fredda luce dell'inverno rischiara un orizzonte ansioso, di speranza,
allorché il tasso uscirà dal letargo e la viola profumerà di primavera...
ora solo materia, vita di poche anime, castigo dell'indifferenza del destino,
nessun squillo di tromba desterà i signori del comando, ma il nostro amore
non farà consumare il borgo come cera di candela .
Da: “LE ORME DEL SILENZIO”