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“Diga di Vetto: Europa Verde difende la vallata dell’Enza da un’opera inutile e dannosa” dichiarazione di Silvia Zamboni, Capogruppo di Europa Verde

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Riceviamo da Legambiente Appennino Reggiano e pubblichiamo

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"Legambiente Appennino reggiano condivide l'articolo che riportiamo! Abbiamo bisogno di un cambio di passo , non possiamo continuare a ragionare con le stesse modalità del 900, il mondo sta cambiando velocemente e noi dobbiamo trovare iter e soluzioni  congrue alla modernità in atto"

Bologna:"È di pochi giorni fa la notizia che l’Assessore regionale all’Ambiente, Irene Priolo, ha inviato al Governo la richiesta di finanziare con un contributo di 5,5 milioni di euro lo studio di fattibilità tecnico-economica di un enorme invaso sul torrente Enza, da anni noto come Diga di Vetto, un’opera finalizzata a fornire acqua all’agricoltura di pianura. Per la collocazione e le dimensioni questo intervento, come denunciano da anni gli ambientalisti, devasterebbe la vallata dell’Enza all’altezza dei comuni di Vetto d'Enza e Ramiseto, nel reggiano, e Neviano degli Arduini e Palanzano nel parmense. Una distruzione che, per i tempi di realizzazione richiesti dall’opera, non servirebbe nemmeno a raggiungere lo scopo per cui la si vuol realizzare.

Leggendo lo studio tecnico su cui si basa la decisione di realizzare l’invaso (con i suoi 25-30 milioni di metri cubi d’acqua pari, per dimensioni, a quello di Ridracoli), troviamo più di una conferma ai nostri dubbi: a fronte dell’aumento atteso della temperatura media, si parte dall’assunto che il modello di agricoltura locale rimarrà come è oggi, escludendo interventi di adattamento agli effetti dei cambiamenti climatici - siccità in primis - come l’introduzione di nuove tecniche di irrigazione e/o di colture meno idroesigenti per contenere il consumo d’acqua.

Inoltre, richiamare l’emergenza climatica per giustificare un’opera che richiederà non meno di dieci anni di tempo per essere ultimata non può non sollevare l’interrogativo “E nei prossimi dieci anni cosa si fa?” La scarsità di risorse idriche e la siccità sono fenomeni di oggi, come il riscaldamento del Pianeta che li genera. La risposta da dare deve quindi comprendere due elementi indissolubili: da un lato misure di mitigazione, ovvero di riduzione delle emissioni di gas climalteranti tra i quali ci sono quelli legati all’agricoltura intensiva che fa uso di prodotti chimici e ai mega allevamenti, e dall’altro misure di adattamento, ovvero interventi per far fronte alle conseguenze della nuova situazione climatica.

Ecco perché i fondi chiesti al ministero andrebbero destinati invece alla riconversione dei metodi irrigui e allo studio di nuove filiere agroalimentari meno idroesigenti. Secondo le analisi effettuate dal Centro Ricerche Produzioni Animali (Crpa) di Reggio Emilia sull'irrigazione dei prati stabili, passando dall’irrigazione a scorrimento, praticata oggi, all'irrigazione a pioggia come si fa per il mais, i consumi idrici calerebbero fino al 75% su ogni prato, pur garantendo produzioni quantitativamente identiche. Un risultato che, proiettato su tutta la superficie a prato nel parmense e nel reggiano, porterebbe al dimezzamento della domanda di acqua.
I problemi che affliggono l’agricoltura vanno risolti nella cornice del Patto per il Lavoro e il Clima, degli impegni presi dall’Italia con gli accordi di Parigi e delle politiche per il clima dell’Unione Europea. Anche l’agricoltura, che oggi in Emilia-Romagna origina il 12% di emissioni climalteranti, deve dare il proprio contributo, che è utile per la tutela stessa delle attività agricole.

La Diga di Vetto più che al cambiamento climatico sembra rispondere al partito del cemento con la prospettiva di occupare per dieci anni la Val d’Enza lasciando di questo meraviglioso scenario solo un mesto ricordo. Per tutti questi motivi i Verdi sono contrari alla costruzione della diga in una vallata intatta che meriterebbe piuttosto di essere tutelata con un parco regionale”.

18 COMMENTS

  1. Quelli inutili e dannosi siete voi ambientalisti – non la diga. In montagna per colpa vostra non si sono realizzate strade e infrastrutture, e ora nel 2021 siete ancora qui a dirci cosa dobbiamo fare. Questo non è il vostro parco giochi dove venire a camminare il fine settimana, ma una terra con una comunità che deve sopravvivere attraverso lavoro e servizi. È incredibile che non vi rendiate conto di come la diga porterà diversi benefici all’ambiente, come la generazione di energia pulita e un deflusso minimo vitale costante che garantirà uno sviluppo della fauna e flora acquatica a valle dello sbarramento tutto l’anno, oltre alla protezione delle piene che con il cambiamento climatico – appunto – diventeranno sempre più estreme alternando lunghi periodi siccitosi a precipitazioni concentrate.

    ZH

    • Firma - ZH
  2. Mi pare che se parliamo solo di costruire una immensa diga x creare un bacino x l’irrigazione le considerazioni dei verdi potrebbero essere condivisibili se non fosse che i loro No a tutto sono quasi sempre a priori e per qualsiasi iniziativa. Nel merito mi pare di capire che la diga abbiaü9 il prevalente obiettivo di mitigare i s problemi che si creano SISTEMATICAMENTE quando piove in quel versante dove l Enza è diventato poco più di un torrente che non regge a due giorni di acqua scaricata dalle montagne sovrastanti. Non a caso ogni volta che piove il sistema protezione civile è in allerta in quelle zone. Se questo assunto è la parte preponderante del problema i verdi dovrebbero sponsorizzare una costruzione, eco sostenibile (terra e non cemento) ma anche fatta in tempi rapidi. Anche grazie ai citati veti i cittadini coinvolti continuano a subire disagi e danni con frequenza quasi trimestrale.

    Massimo

    • Firma - Massimo
  3. Eccone un’altra che crede cosa sia giusto per il nostro territorio montano,senza neanche sapere quale siano le nostre esigenze,a loro gli fa comodo lasciare che la nostra montagna non si sviluppi sotto un aspetto turistico economico reale,ci usano come il loro prato di casa dove venire a fare i propri bisogni! È ora di basta,e ora che i montanari si riprendano la montagna!!

    Ag

    • Firma - Ag
  4. ma perchè gli ambientalisti ( verdi ) sempre no a priori? andiamo incontro ad eventi climatici sempre più intensi e disatrosi con alluvioni o lunghi periodi di siccità per cui penso che gli invsi siano necessari e urgenti anche lungo il po ( chiusura permanente di alcune casse di espansione) non entro in merito al progetto in se stesso che non conosco nei dettagli non so se prevista una centrale idroelettrica per produrre energia pulita sno favorevole alla costruzione di dighe – invasi non solo sull’enza ma dov è tecnicamente possibile

    bertoncini savio

    • Firma - bertoncini savio
  5. Queste sono le persone a stampella del PD a livello regionale e nazionale, comunque importante è votare sempre li. Stiamo assistendo allo stesso balletto a livello nazionale. Una vergogna.
    Aprire gli occhi alle prossime elezione, solo così si potrà tentare un inversione del degrado generale, ambientale, sociale, economico e morale.

    fabio

    • Firma - fabio
  6. Buongiorno
    Carissima presidente ci troviamo come al solito con delle dichiarazione senza senso fornite da una incapacità’ e mancanza di competenza per valutare la situazione corrente.
    Non si spiega come possa essere cieca di fronte ai problemi che incombono dai disastri che provoca acqua in eccesso a valle e nel contempo la mancanza della stessa nei periodi estivi,penso che un bacino andrebbe certamente a cambiare il microclima e il paesaggio ma nel tempo stesso andrebbe a creare una nuova area che potrebbe essere turistica e al tempo stesso favorire l’ambiente,perché’ no con la produzione di energia elettrica..
    Grazie ci sono abituato

    T:G:P:

  7. Nell’articolo ci sono alcune percentuali e pochi numeri, nemmeno ben motivati. Se proprio vogliamo parlare di numeri la pregherei di contabilizzare anche i seguenti:
    – acqua ed energia impiegata attualmente e nei prossimi anni per sollevare le acque del Po;
    – danni economici da siccità in attesa delle riconversioni ipotizzate;
    – numero di allarmi rossi e arancioni della Protezione Civile per la zona della bassa Val d’Enza, diciamo negli ultimi 5 anni;
    – vittime da mettere in conto nella bassa Val d’Enza (nel dicembre 2017 a Lentigione sarebbe bastato un anticipo di poche ore della piena e ne avremmo avute sicuramente).
    Trovo molto più puntuali e quindi convincenti gli articoli pubblicati su questo sito dal sindaco Lino Franzini, ad esempio quello del 5/1/19.

    Ing. Paolo Gambarelli

    • Firma - Ing. Paolo Gambarelli
  8. Non entro nel merito della “questione Diga di Vetto”, su cui ho già avuto modo di esprimermi, più di una volta, su queste pagine, ma vorrei nondimeno spendere una considerazione riguardo ai prati stabili – vista la loro particolarità, e la loro probabile unicità – relativamente al fatto che, da quanto qui leggiamo, si otterrebbe un risparmio idrico fino al 75%, e dunque molto consistente, qualora venissero irrigati col metodo a pioggia anziché a scorrimento (come avviene da lungo tempo, almeno per quanto mi consta).

    Non mi permetto certo di mettere in dubbio che una tale conversione nel modo di irrigare possa ridurre significativamente l’impiego di acqua, ma a me sembra che se il prato stabile fa parte della storia del nostro celebre formaggio tipico – e del paesaggio delle zone di sua produzione ubicate al piano – andrebbe “gestito” quanto più possibile secondo tradizione, onde salvaguardare un “sistema” di produzione nel suo insieme, e sue peculiarità, anche nell’ottica di valorizzarne la verosimile unicità (di cui sopra dicevo).

    E’ innegabile che il “mondo sta cambiando velocemente e noi dobbiamo trovare iter e soluzioni congrue alla modernità in atto”, secondo l’introduzione di questo articolo, ma io vedrei con favore il poter conservare “qualcosa” delle nostre consuetudini, e mi viene poi da finire con una annotazione: se l’irrigazione a pioggia dei prati stabili equivalesse a quella di scorrimento, c’è da supporre che avrebbe larga applicazione, visto il minor costo quanto a consumo d’acqua ma, salvo miei errori, l’impressione è che non sia ancora così.

    P.B. 30.01.2021

    P.B.

    • Firma - P.B.
  9. Egr. Lettori, sapete bene quanto mi stanno a cuore i problemi dell’agricoltura e dei paesi montani, problemi ai cui il piccolo invaso di Vetto (baslot) lo chiamano in pianura, darebbe una speranza di un futuro. Avevo deciso di non commentare quanto scritto da Silvia Zamboni, Capogruppo di Europa Verde in Regione, trovavo troppe incongruenze in quanto ha scritto, e non è mia abitudine contestare ma proporre. Ma visto i tanti commenti fatti dai cittadini è doveroso dare alcuni chiarimenti. Leggere che uno sbarramento che trattenga nei periodi di abbondanza una percentuale delle sue acque distrugge una Valle, non so dove trova riscontro, chiunque di Voi provi ad andare a visitare due dighe qui vicino, Ridracoli o il Bilancino, Vi renderete conto quale valore aggiunto hanno portato alla Valle del Bidente in Romagna e alla Valle del Sieve in Toscana, sbarramenti che subirono anni e anni di contestazioni prima e durante la costruzione (a Ridracoli i Carabinieri presidiarono il cantiere per mesi); ma potete andare a visitare anche le 93 dighe delle due province di Trento e Bolzano e vedere se hanno portato “devastazione” al loro territorio (non mi risulta che Trentini e Altoatesini abbiano distrutto il loro territorio, anzi avessimo noi cura del territorio come loro), o se hanno portato benefici e migliorie (l’acqua è la loro ricchezza). Continuare a definire la diga di Vetto un “enorme invaso” mi demoralizza, sappiate, e lo ripeto, che anche in Italia ci sono invasi da 200/300/400/600/800 milioni di metri cubi, nel mondo ci sono tante dighe da centinaia di miliardi di mc; la diga di Vetto, realizzata come da progetto, avrebbe una capacità utile di soli 93,4 milioni di metri cubi, a fronte dei 293 milioni di metri cubi che l’Enza porta mediamente a Po ogni anno, ma questi 93,4 milioni di mc che trattiene nei periodi di abbondanza, la Diga non li beve, li restituisce a valle quando servono. Leggere e sostenere che servono dieci anni per costruirla è troppo, è assurdo dire queste cose, mi chiedo: ma perchè si dicono?, spero che sia un mentire sapendo di non mentire, ma Vi prego, finiamola di mentire, finiamola di dire cose non corrette, finiamola di dare disinformazione; il programma lavori, sottoscritto da Pizzarotti, Astaldi e Coop. Costruzioni nel 1988 quando iniziarono i lavori, (posso fornirvi il programma) era di 4 anni lavorativi, con i mezzi di 33 anni fa, oggi in tre anni si farebbe tranquillamente, ma con la “prediga” si userebbero una parte delle acque già dal secondo anno. Ma dopo tanti anni non mi meraviglio più di nulla, vedendo che si buttano via le acque limpide di montagna per usare quelle del Po (solo Boretto solleva mediamente 210 milioni di mc); vedendo che non si usano le acque che scendono per gravità dai monti ma si succhiano quelle di falda; mi auguro che qualche Ambientalista mi comprenda, almeno lo spero. Ma sostenere che i problemi dell’agricoltura vanno risolti secondo gli accordi sul Clima e di Parigi e dire di no alla diga di Vetto, lo trovo assurdo, è proprio quello che farebbe la diga di Vetto, ridurrebbe annualmente 52.000 ton di CO2 emesse in atmosfera, darebbe energia pulita a decine di migliaia di famiglie, ridurrebbe milioni di euro di energia per pompare le acque del Po verso monte o per usare il gasolio di migliaia di trattori e di pompe per succhiare le acque delle falde a profondità sempre maggiori. Ma basta dire che la Diga di Vetto risponde al partito del “cemento”, ribadisco che il progetto della diga di Vetto, proprio per andare incontro al mondo ambientale, fu cambiato da cemento a inerti naturali, a valle si vedrebbe un prato inerbito, come la diga del Bilancino a Barberino o quella di Monte Cotugno in Basilicata (da 650 milioni di metri cubi). Ma la cosa che più mi fa rabbia è leggere articoli sulle acque e nessuno parla dei pericoli del loro inquinamento, nessuno parla dei centinaia di milioni di euro di danni da esondazioni, nessuno parla che le carenze di acque dolci saranno un problema spaventoso per il futuro, nessuno parla dei pericoli delle microplastiche presenti nelle acque di superficie usate per irrigare, nessuno parla che la nostra agricoltura deve avere un futuro e che lo avrà solo se avrà acqua quando serve. Capisco che chi produce energia dal petrolio disapproverà la diga di Vetto, che chi vende acque minerali ne avrà un danno, che chi fa business dal pompaggio delle acque ridurrà i suoi guadagni, che chi vuole lo spopolamento totale dei paesi montani della Valle dell’Enza lotterà con ogni mezzo per impedire la costruzione della Diga di Vetto, ma io non sto con questi signori; io sto con chi vuole il bene degli agricoltori, dei paesi montani di questo Bacino Imbrifero Montano e con chi vuole evitare danni da esondazioni e il business delle riparazioni.

    Franzini Lino Presidente del Bacino Imbrifero Montano dell’Enza

    • Firma - Franzini Lino Presidente del Bacino Imbrifero Montano dell'Enza
  10. I nostri vecchi non avevano nulla da imparare anche se studiavano meno, il mondo era migliore, con questi pensieri moderni non si va da nessuna parte, la nostra terra di montagna non è un parco avventura per gente di città, ma una terra dove le comunità locali devono procurarsi il pane per vivere, se la diga non piace basta guardare da un’altra parte, molti mi asseconderanno e molti no ma questo è il mio pensiero!!!!!

    Anonimo

    • Firma - Anonimo
  11. Mi chiedo come si possa essere così ciechi per negare l’utilità di questa opera.
    come per ogni proposta, l’importante è dire NO!! senza sapere di cosa si stia parlando ovviamente.
    mai sentita una controproposta per risolvere il problema da parte di queste persone che si definiscono “verdi”… se fossero davvero “verdi”, avrebbero a cuore le sorti del territorio e dei suoi abitanti, invece mi pare che debbano solo parlare, e meno conoscono il tema e più parlano..
    Pienamente concorde con quanto scrive l’ing. Gambarelli!

    Andrea

    • Firma - Andrea
  12. Se in Italia ci fosse un vero partito Verde o Ambientalista le cose sarebbero diverse, come dice Gian e Andrea, anch’io penso che dovrebbero essere i primi a portare avanti la richiesta della diga di Vetto, se c’è una cosa a cui la diga fa bene è proprio all’ambiente.
    Ma i nostri ambientalisti invece di lottare per ridurre il prelievo di acque da falda, di ridurre l’uso di acque come quelle del Po o di altri fiumi inquinati, di ridurre il costo delle acque idei rubinetti e di quelle utilizzate dai nostri
    agricoltori, lottano contro chi fa quello che dovrebbero fare loro.

    Sergio

    • Firma - Sergio
  13. Più monopattini elettrici per tutti! Non ho letto da parte di Silvia Zamboni una replica ben articolata a quanto dettagliatamente esposto da Lino Franzini. Dal che deduco che l’unica proposta ben articolata per ridurre l’inquinamento e preservare l’ambiente sia quella dei monopattini. Tra l’altro, non si capisce bene come si dovrebbe produrre l’energia elettrica per i monopattini… ovviamente, sarà tutta ‘energia verde’. Allora, per sicurezza, togliamo anche l’elettrico. Più monopattini per tutti!

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