Rispondendo all’appello lanciato da Istoreco di celebrare la giornata della memoria “adottando” una pietra di inciampo, due insegnanti della nostra montagna, Nicoletta Beretti e Giovanna Caroli, si sono recate presso quelle che hanno ritenuto collocate nelle località più isolate, rintracciate anche perché a suo tempo avevano presenziato alla loro posa.
Munite di straccio e Sidol, come consigliato da Istoreco, hanno ridato lucentezza ai mattoncini di ottone collocati a La Corbella e a La Valle di Toano.
In via la Corbella ci sono tre pietre d’inciampo vicine all’inizio della stradetta che porta alle case dove abitavano: Celso Ruffaldi nato nel 1902, morto, anzi “assassinato” il 22.1.45; Aurelio Righi nato nel 1898, e assassinato il 30.12.1944; Lino Righi nato nel 1907, “assassinato” il 17.2.1945, tutti catturati il 1 agosto e portati dal Consorzio agrario di Cerredolo al campo di Fossoli quindi a Kahla.
Poco più avanti, proprio all’angolo dell’ultima casa dove aveva abitato, si trova la pietra d’inciampo di Domenico Beniamino Debbia catturato il 6 agosto 1944 avviato dal consorzio di Cerredolo Fossoli quindi a Kahla Erfurt, assassinato il 31.3.1945
La pietra d’inciampo di Agostino Ibatici sitrova invece a La Valle, di fronte alla bella torre ottagonale. Agostino nato nel 1909, catturato il 4 agosto 1944 a Cerredolo internato nel campo di Fossoli, deportato a Kahla, è stato assassinato il 10 marzo 1945
Per Celso Ruffaldi si veda https://www.ilfuturononsicancella.it/pietre-dinciampo/celso-ruffaldi/
Per tutti L' Appennino a Kahla. Gestern Heute Morgen di Cleonice Pignedoli, James Bragazzi e il cd Cavalli 8 uomini 40 della stessa Pignedoli
Noi riportiamo parte della testimonianza di Onilio Ori n.11.3.1912, residente a La Ca' di Cerredolo di Toano, Catturato a Cerredolo Deportato a Kala in Turingia, raccolta da Giovanna Caroli alla fine degli anni Novanta.
Ci hanno preso del '44, agli inizi di agosto…. La sera ci han infilato a piedi verso Carpi. A piedi!!! Abbiam pensato tanto di prendere alla sprovvista le 3 o 4 guardie, ma poi... A Fossoli, si poteva scappare a Fossoli, ma c'era tanto di cartello che per ognuno che scappava ne ammazzavano 10 e allora abbiamo seguito il destino. A Fossoli facevano firmare il contratto volontario, noi non abbiam voluto firmare come volontari. Sembrava che la guerra dovesse finire giorno per giorno, ma la guerra è continuata ancora un anno.
In Germania siamo andati a finire in un campo di disciplina noi, quasi di disciplina. Eravamo una squadra ambulante, lavoravamo all'imboccatura delle gallerie, anzi in quella famosa galleria che facevano il V1 e che andava su tramite un ascensore: sopra c'era un grande campo da volo, appena rientravano si chiudeva l'ascensore e non si facevano vedere. Io facevo da macchinista a un flemano (fiammingo) che facevo fatica a capirlo perchè parlava il suo dialetto: portavo su del materiale con dei piccoli vagoni: cemento ferro ghiaia. All'imboccatura di queste gallerie c'erano dei muri di quattro metri di cemento armato, erano lavorati in modo che se fosse caduta anche una bomba... È durata un anno.
Quando siamo arrivati, fino all'autunno si trovavano delle patate nei campi, perché loro ci passano con i loro trattori: quelle che vengono su, vengono su. Noi con la nostra vanghetta andavamo là a cercare, facevamo presto a trovare due tre chili di patate e non dicevano niente, -se si andava a rubare allora sì!- ma lo dovevamo fare in quell'ora del pomeriggio, perché ci davano quella mescola di sbroda, pelle di patate un rancio magro. In un anno, molti sono morti dalla debolezza perché 10 ore di lavoro, mangiare poco e coi vestiti che avevamo addosso quando ci hanno presi: ci han dato due tute là per le feste di Natale per ripararci dal freddo. E pioveva e non pioveva... eravamo in questo cantiere e bisognava...
… in baracca avevamo la stufa. Le nostre baracche erano le ultime, non erano recintate e confinavano con le pinete, allora potevamo andare a raccogliere i cascami di pino che brucia bene. La sera ci salvavamo con questa stufa a scaldarci e anche ammazzarci i pidocchi grossi se si voleva dormire, almeno i grossi: ci toglievamo le nostre maglie... Robe che adesso si contano, ma... siamo sopravvissuti!
…. siamo stati "affortunati" che sono arrivati gli americani e dopo un'ora gli italiani tutti friggevano qualcosa. Anche i tedeschi se l'erano sgabaiata e dappertutto si trovava qualcosa da mangiare nelle case che ne offrivano anche, prima no ma dopo ne offrivano. Io avevo trovato 3 galline. In mezzo alle nostre baracche passava un fiumino con l'acqua per le pulizie, poi ogni tanto c'erano i ponti che si passava di qua e di là. Ho trovato una marmitta e mi sono arrangiato, ho cotto queste galline, poi le ho mangiate un fegato per volta pianin pianino, perché chi ha fatto delle grosse mangiate non si è salvato. Si poteva salvare tanta gente con qualche puntura, ma dove erano... Son morti dei pezzi di uomini che... Peccato, ma il destino ha voluto così.
Nella nostra baracca eravamo in 24 ogni stanza: ci siamo salvati in 3: io, un mio fratello e l'altro era in un'altra squadra, ma tutti di Cerredolo. Siamo sopravvissuti: noi che siamo tornati a casa siamo stati fortunati. Era una morte dolce: quando il sangue diventava acqua, il cuore non aveva la forza di battere e si restava lì... non parlava e restava lì.
La gente ha cominciato a morire dopo le feste, alla fine dell'inverno: qualcuno è morto anche prima, ma la più parte nella primavera. Il lavoro era più duro in inverno: pioveva non pioveva bisognava andare a lavorare e si dormiva con i vestiti bagnati.
Mio padre si trovava lì fu preso a Secchio di Villaminozzo aveva 19 anni. Mi racconto’ più o meno le stesse cose. Si ammalò per le percosse ricevute, perse 25 chili ma per fortuna fu uno dei pochi che riuscì a salvarsi.
Si chiamava Pilade Governari.
Teodolinda Governari