Continua la collaborazione tra il liceo linguistico "Cattaneo Dall'Aglio" e Redacon tramite la rubrica "Speakeasy" curata direttamente dagli studenti, dell'anno scolastico 2020-2021.
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Loneliness has always been regarded as a painful feeling, especially for elderly people. Luckily, people in Sweden are now experimenting with an innovative solution to deal with this problem.
Derek Robertson, a Swedish writer and journalist, has made this experiment known thanks to an article on “The Guardian”.
As a result of an idea born in 2016, a radical experiment in multigenerational living was drawn up: Sällbo. Its creation was possible only last November, in the Swedish city of Helsingborg, in order to overcome loneliness and encourage social harmony between people of all ages. The project is directed by Helsingsborgshem, a not-for-profit housing organisation.
The name “Sällbo” comes from the Swedish words “sällskap” and “bo”, which mean “companionship” and “living”. Their combination makes us easily comprehend the project’s aim.
This programme is made up of 51 apartments, obtained from an old retirement home. Rents go from 4,620 to 5,850 Swedish Krona (450€ to 570€) per month, which are similar to those in the city.
Currently, the inhabitants are 72 and most of them are over 70, but there are also younger people, whose age ranges from 18 to 25 years. They were chosen after long interviews to guarantee a mix of personalities, backgrounds and religions. In addition, by signing a contract, they promised to spend at least two hours a week mingling with their neighbours.
Swedes have always been independent people, in fact young people leave their homes very early to move to different cities in Europe. Therefore elderly people remain on their own at home, feeling isolated from society. According to some scientists, this sense of isolation constitutes a real “danger to health”.
At the same time, the 2015 refugee crisis put housing organisations under pressure, such as Helsingsborgshem. The result was that there were a huge number of refugees who were trying to integrate with Swedish people. They were welcomed in Sällbo. There they lived with Swedish young and older people, so that they could find out more about the local language and culture. In addition, young Swedes, thanks to their open-mindedness, are really important in order to bring older people and refugees together.
Today, the structure seems to be working, despite the pandemic. There people help each other and everyone is ready to help. For example, someone teaches languages, others how to cook and drive. Moreover, the residents can join in clubs, like the gardening and the Sunday movie club ones.
There are lots of communal areas, such as the gym, the yoga room, the library and the arts-and-crafts studio. Every floor is equipped with a large collective kitchen, where inhabitants can cook and eat together.
Inside the building, some couples were also born, like that of Ali Soroush, an Afghan refugee, and Isabel Tomak-Eriksson, a native Swedish girl.
Of course, intergenerational living can entail the risk of some tensions breaking out, but, luckily, they’ve been minimal. Helsingsborgshem elected a full-time “host”, whose task is to act as a facilitator and moderator. In fact, people who live there have learned mutual respect and understanding.
As Tomak-Eriksson says, a Sällbo resident’s life can’t be boring, because, especially before the pandemic, every weekend there was someone who had something to celebrate, so there were a lot of visitors and the atmosphere was happy.
Corona virus has limited many of the social aspects that Sällbo can offer. There have been no cases yet, but some are self-quarantining, and those who want to continue to meet up do so but in smaller groups and in bigger areas.
Although Corona has changed everyone’s life, there are people who still have lots of things to do, such as Ahlsten and Tomak-Eriksson, who do the shopping and offer help to those who need it. They aren’t the only ones, because they say that all the young people have been doing the same.
Other countries like Germany, Italy and South Korea seem to be interested in Sällbo, because they have been in touch with study missions. Maybe they’re considering similar enterprises.
Sällbo’s ultimate goal is to spread an important message:the achievement of normal relationships between youngsters, elderly and people from other countries. Curovic, the project manager, thinks that the willingness to integrate is already starting to increase.
Soroush’s testimony confirms that Sällbo makes you feel home from day one, unlike other common apartment buildings.
(Chiara Marotta e Carlotta Musiari classe 5ªQ)
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La lotta contro la solitudine: un nuovo modo di vivere, dove generazioni e culture si incontrano
La solitudine è sempre stata considerata come un doloroso stato d’animo, specialmente per le persone anziane. Fortunatamente, in Svezia si sta sperimentando una soluzione innovativa per trattare questo problema.
Derek Robertson, uno scrittore e giornalista svedese, ha reso noto questo esperimento grazie a un articolo su “The Guardian”.
Come risultato di un’idea nata nel 2016, è stato elaborato un esperimento sulla convivenza tra sconosciuti appartenenti a diverse generazioni: Sällbo. La sua creazione è stata possibile solo lo scorso novembre, nella città svedese di Helsingborg, con l’obiettivo di sconfiggere la solitudine e di incoraggiare l’armonia sociale tra persone di diversa età. Il progetto è diretto da Helsingsborgshem, una cooperativa edilizia senza fini di lucro.
Il nome “Sällbo” deriva dalle parole svedesi “sällskap” e “bo”, che significano “compagnia” e “vivere”. La loro unione ci permette di comprendere facilmente lo scopo del progetto.
Questo esperimento si svolge all’interno di una vecchia casa di riposo, dove sono stati ricavati 51 appartamenti. Gli affitti vanno dalle 4,620 alle 5,850 Corone svedesi (da 450€ a 570€) al mese, in linea con quelli in città.
Al momento, gli abitanti sono 72 e la maggior parte di essi hanno più di 70 anni, ma ci sono anche persone più giovani, la cui età va dai 18 ai 25 anni. Sono stati scelti dopo lunghe interviste in modo da garantire una varietà di personalità, passati e religioni. In più, firmando un contratto, hanno promesso di trascorrere almeno due ore alla settimana socializzando con i vicini.
Gli svedesi sono sempre state persone indipendenti, infatti i giovani lasciano le loro case molto presto per trasferirsi in diverse città europee. Per questo motivo le persone anziane rimangono a casa da sole, sentendosi isolate dalla società. Secondo alcuni scienziati, questo senso di isolamento costituisce un vero “pericolo per la salute”.
Allo stesso tempo, l’emergenza-profughi del 2015 ha messo cooperative edilizie, come Helsingsborgshem, sotto pressione. Il risultato è stato un enorme numero di rifugiati che cercava di integrarsi con gli svedesi. Per questo furono accolti a Sällbo dove ora vivono con svedesi giovani e anziani: in questo modo possono scoprire molto sulla cultura e lingua locale. Inoltre, i giovani svedesi, grazie alla loro apertura mentale, rendono possibile l’unione tra persone anziane e rifugiati.
Oggi la struttura sembra funzionare, nonostante la pandemia. Gli abitanti si aiutano a vicenda e tutti sono pronti ad aiutare. Per esempio, qualcuno insegna le lingue, altri a cucinare e guidare. Inoltre, i residenti possono diventare soci di alcuni club, come quello del giardinaggio e quello del film della domenica. Ci sono molte aree comuni, come la palestra, la sala yoga, la biblioteca e lo studio di arti e mestieri. Ogni piano è dotato di una grande cucina collettiva, dove gli abitanti possono cucinare e mangiare insieme.
All'interno dell'edificio sono nate anche alcune coppie, come quella di Ali Soroush, un rifugiato afgano, e Isabel Tomak-Eriksson, una ragazza nativa svedese.
Certo, la vita intergenerazionale può comportare il rischio che alcune tensioni scoppino, ma, per fortuna, sono state minime fino ad ora. Helsingsborgshem ha eletto un “ospite” a tempo pieno il cui compito è quello di agire come facilitatore e moderatore. Infatti le persone che vivono lì devono imparare il rispetto reciproco e la comprensione.
Come dice Tomak-Eriksson, la vita di un residente di Sällbo non può essere noiosa, perché, soprattutto prima della pandemia, ogni fine settimana c'era qualcuno che aveva qualcosa da festeggiare, quindi c'erano moltissimi visitatori e l'atmosfera era felice.
Il Coronavirus ha limitato molti degli aspetti sociali che Sällbo può offrire. Non ci sono ancora stati casi, ma alcuni si stanno mettendo in quarantena, e coloro che vogliono continuare a incontrarsi lo fanno, ma in gruppi più piccoli e in aree più grandi.
Anche se il Coronavirus ha cambiato la vita di tutti, ci sono persone che hanno ancora molte cose da fare, come Ahlsten e Tomak-Eriksson, che fanno la spesa e offrono aiuto a chi ne ha bisogno. Non sono gli unici, perché dicono che tutti i giovani fanno lo stesso.
Altri Paesi come la Germania, l’Italia e la Corea del Sud sembrano essere interessati a Sällbo, perché ci sono stati contatti con delegazioni di studio. Probabilmente stanno considerando iniziative simili.
L'obiettivo ultimo di Sällbo è quello di diffondere un messaggio importante: il raggiungimento di relazioni normali tra giovani, anziani e persone di altri Paesi. Curovic, la responsabile del progetto, pensa che la disponibilità all'integrazione stia già iniziando ad aumentare.
La testimonianza di Soroush conferma che Sällbo ti fa sentire a casa dal primo giorno, a differenza di altri comuni condomini.
(Chiara Marotta e Carlotta Musiari classe 5ªQ)