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In ricordo dell’eccidio di Gatta, “Colombina del paese di fiume” di Dilva Attolini

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Colombina del paese di fiume
Brani ripresi dal racconto, in ricordo di un eccidio

Fu l’anno più terribile, il 1944, il penultimo di guerra.
…Colombina appartiene al paese perché lì è nata.
…“Mamma perché vengono sempre qui?”
…Nel paese lungo il fiume, i soldati tedeschi occupano il palazzo padronale dei Gatti. Il cognome Gatti non ha niente a che fare con il nome di Gatta, una coincidenza, dicono gli studiosi. Si stabiliscono in quella costruzione quasi regale, perché ovunque i tedeschi requisiscono le case più belle. Il grande palazzo, importante e austero, sovrasta la collina come una reggia. Si affaccia su un prato in leggera pendenza che rende onore alla sua maestosità, nel mezzo una peschiera di forma rotonda con il parapetto in sassi. La facciata di tre piani è un lungo rettangolo con eleganti finestre allineate. All’interno soffitti affrescati.

…I tedeschi andavano e ritornavano.
…Ritornarono con l’anno nuovo, (1945), nell’azione più crudele, con la neve pura e immacolata. E’ un manto bugiardo, la neve si trasforma in trappola.
…E’ per il trambusto delle camionette, che Colombina ha sognato di cadere in un burrone? Perché i soldati tedeschi erano entrati in paese, vestiti di bianco come fantasmi. Avevano catturato due partigiani, Costantino e Iena, sapevano che c’erano.

Poi, se n’ erano andati a continuare l’azione. Più a monte, attraversavano a guado il fiume, protetti dalla poca visibilità e dalla neve che attutiva i rumori. I passi dei soldati, vestiti di bianco come gli sciatori, si perdevano nel silenzio e nella fredda mattinata di gennaio. Colombina è svegliata di nuovo, ma questa volta da colpi di fucile, alcuni spari, nitidi e secchi. Rabbrividisce come sempre. Non urla, forse sopraffatta dall’abitudine, forse conquistata dal caldo tra le coperte. Agli spari segue un lungo silenzio. Si incuriosisce, si avvicina e sbircia dalla finestra. Il cielo è basso. La visibilità scarsa. Non può percepire che è solo l’inizio della tragedia. …A Villa Marta.
…Attraverso la valle e sopra gli alberi arriva, d’estate, la brezza del fiume, lo stormire delle foglie, il canto degli uccelli. Ora il dolore degli uomini torturati…

“I libri sono aeroplani” Dilva Attolini