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76^ anniversario dell’eccidio di Gatta. Lo si ricorda domenica 10 gennaio, ma senza pubblico

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L’Unione Montana dell’Appennino, e in particolare i Comuni di Castelnovo ne' Monti e Villa Minozzo, hanno organizzato in collaborazione con le Associazioni partigiane ANPI, ALPI - APC e con Istoreco la cerimonia di commemorazione del 76° anniversario dell’Eccidio dei Partigiani del distaccamento “Pigoni”, domenica 10 gennaio 2021.

Il programma prevede alle ore 10 il ritrovo a Gatta presso il Monumento ai Caduti nel centro del paese e l’omaggio floreale, e alle 10.20 anche a San Bartolomeo il raduno nei pressi del Monumento e deposizione di una corona. La manifestazione si terrà nel rispetto delle norme anti Covid, senza la presenza di pubblico, ma solo con la partecipazione dei pubblici amministratori: il video della cerimonia sarà successivamente reso disponibile sulle pagine Facebook dei Comuni di Castelnovo Monti e di Villa Minozzo.

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All’alba dell’8 gennaio 1945 avanguardie di una colonna tedesca, mimetizzate e favorite dalla scarsa visibilità, raggiunsero il torrente Secchia attraverso la strada Gatta-Felina. In località San Bartolomeo era stato istituito un servizio di vigilanza al ponte della Gatta, situato in una stalla e affidato ad una squadra del Distaccamento “Pigoni”. Probabilmente conoscendone l’ubicazione, i tedeschi attraversarono inosservati il Secchia, aggredendo ed uccidendo immediatamente le due sentinelle Vasco Madini “Fulmine” e Sergio Stranieri “Randa”. Prima di morire, uno dei due giovani partigiani riuscì a dare l’allarme, ma i nazisti erano già troppo vicini, così il restante del Distaccamento tentò un rapido quanto improbabile sganciamento. Scesero verso il greto del torrente Secchiello seguendone la riva sinistra, col proposito di raggiungere il grosso del Distaccamento “Pigoni” fermo a Sonareto. Tuttavia la neve molto alta ed il terreno accidentato, resero il loro cammino molto lento e disagevole. I nemici marciarono invece più speditamente sulla strada sovrastante che porta a Carniana, riuscendo a precederli e catturandoli facilmente. Uno solo si salvò, mettendosi a riparo sotto un ponticello in muratura, mentre tutti gli altri vennero condotti all’interno della semi diroccata Villa Marta e là torturati e uccisi. Fu così che oltre alle due sentinelle morirono: Aldo Bagni “Nerone”, Angelo Masini “Tonino”, Arturo Roteglia “Ellas”, il sabotatore Manlio Bruno “Costantino”, la staffetta del Comando Unico Ruggero Silvestri “Jena”, Aristide Sberveglieri “Tallin” e Armando Ganapini “Lazzarino”. I graduati Gino Ganapini “Leone” e Carlo Pignedoli “Mitra” vennero invece tradotti nelle carceri di Ciano e successivamente fucilati il 26 gennaio ’45.