Continua la collaborazione tra il liceo linguistico "Cattaneo Dall'Aglio" e Redacon tramite la rubrica "Speakeasy" curata direttamente dagli studenti, dell'anno scolastico 2020-2021.
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Throughout human history whoever was somehow "different" seen with dread, in particular in the years following the Second World War, the disabled were completely marginalized with the intention to hide them from the eyes of the world. Sport gave them the opportunity to feel like normal people and to be part of a group that supports them and gives them hope.
The Paralympic Games were born from an idea of a Jewish German neurologist, Ludwig Guttmann, in 1948. Ludwig Guttmann was forced to escape the Germany of the 1930s, and moved to Great Britain. He wanted to offer support to people with disabilities, who, at the time, were excluded from social life. It was for that reason that he founded the Paralympic Games.
The Paralympics are held in parallel with the Olympics and athletes who take part in these competitions are suffering from physical or mental disabilities. The paralympic logo represents three agitos (from latin agito, meaning I move) in blue, red and green, the three colors most used in the flags of the countries of the world. It expresses the will of IPC (International Paralympic Committee) to bring together disabled athletes from all over the world. The three agitos also symbolize the three fundamental aspects of the human being: mind, body and spirit; this tells us that “where the body doesn’t arrive, the mind arrives (physical disability). Where the mind doesn’t arrive, the spirit arrives (intellectual disability)”.
Beatrice Maria Adelaide Marzia Vio, known as Bebe Vio, is the proof that sport represents a form of self-assertion for people with disabilities; she herself says “through sport we are able to make others understand that a thing seen as a defect, like an amputation or a disability, becomes something we are proud of”. At the age of five Bebe fell in love with fencing and immediately began to dream to take part in the Olympic games. But at the age of eleven she was struck by a serious illness, meningitis, and all her limbs were amputated. However, Bebe didn’t give up and continued to train, but her goal changed: now she didn’t dream of the Olympics anymore, now she dreamed of the Paralympics!
Thanks to the support of the art4sport team association, founded by Beatrice Vio’s parents, prostheses and a bespoke wheelchair were designed for her. In 2010 she played her first official competition in Bologna and since then no one has stopped her. And in 2016 at the Rio Paralympics she won the gold medal in women's foil. However, Bebe is not only a great champion in sport, but also in life! Her motto is: “I can do anything I want” and this is precisely what she teaches to the forty disabled children of her association.
Recently, she took part in a passionate and moving documentary about the Paralympics, "Rising Phoenix"(Bebe’s scout name when she was younger).
The first half of the film is focused on the historical aspect of the games, in a flowing and gripping narration; whereas, the second part tells the stories of the 2016 paralympic champions in Rio De Janeiro, like Bebe, Ellie Cole (Australian swimmer), Jean-Baptiste Alaize (long jump and sprint french athlete), Matt Stutzman (American archer), Jonnie Peacock (British runner).
Rising Phoenix allows you to discover the charm of an event that, unfortunately, is very often considered simply as second category compared to the Olympics, but which is actually exciting, and followed all over the world. Even if you’re not very much into documentaries, we would recommend it to everyone, because it’s really enjoyable, and we’re sure that you’d find it very engaging; who knows, maybe you would even cry a little bit!
https://www.art4sport.org/portfolio-item/bebe-vio/
(Aichia Lo, Chiara Sorbi, Classe 4ªQ, liceo linguistico Cattaneo-Dall'Aglio)
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Da sempre il "diverso" è stato visto con timore, in particolare negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, i disabili erano completamente emarginati e c'era l'intenzione di nasconderli agli occhi del mondo. Lo sport ha dato loro l'opportunità di sentirsi persone normali e di far parte di un gruppo che li sostiene e dà loro speranza.
I Giochi Paralimpici sono nati dall'idea di un neurologo ebreo tedesco, Ludwig Guttmann, nel 1948. Ludwig Guttmann fu costretto a fuggire dalla Germania degli anni trenta e si trasferì in Gran Bretagna. Voleva offrire sostegno alle persone con disabilità, che all'epoca erano escluse da qualsiasi contesto sociale. Per questo motivo fondò i Giochi Paralimpici.
Le Paralimpiadi si tengono parallelamente alle Olimpiadi e gli atleti che prendono parte a queste competizioni sono affetti da disabilità fisiche o psichiche. Il logo paralimpico rappresenta tre agitos (dal latino agito, ovvero io mi muovo) in blu, rosso e verde, i tre colori più utilizzati nelle bandiere dei Paesi del Mondo. Ciò esprime la volontà del CPI (Comitato Paralimpico Internazionale) di riunire atleti disabili da ogni parte del mondo. I 3 agitos simboleggiano anche i 3 aspetti fondamentali dell’uomo: la mente, il corpo e lo spirito, ciò ci dice che “Dove non arriva il corpo arriva la mente (disabilità fisica). Dove non arriva la mente arriva lo spirito (disabilità intellettiva)”
Beatrice Maria Adelaide Marzia Vio, conosciuta come Bebe Vio, è la dimostrazione di come lo sport rappresenti un forma di rivincita per le persone affette da disabilità; lei stessa afferma: “Attraverso lo sport riusciamo a far capire che una cosa vista come un difetto, come un'amputazione o una disabilità, diventa una cosa di cui noi andiamo fieri”. All’età di 5 anni Bebe si appassiona alla scherma e sin da subito inizia a sognare di partecipare alle Olimpiadi. All’età di 11 anni però viene colpita da una grave malattia, la meningite, e le vengono amputati tutti e quattro gli arti. Bebe però non si abbatte e continua ad allenarsi, ma il suo obiettivo cambia: ora non aspira più alle Olimpiadi, ora sogna le Paralimpiadi!
Grazie al sostegno dell’associazione art4sport team, fondata proprio dai genitori di Beatrice Vio, vengono progettate delle protesi e una carrozzina su misura per lei. Nel 2010 disputa la sua prima gara ufficiale a Bologna e da allora nessuno l’ha più fermata. E nel 2016 alle Paralimpiadi di Rio vinse la medaglia d’oro nel fioretto femminile. Bebe però non è solo una grande campionessa nello sport, ma lo è anche nella vita! Il suo motto è "Io posso fare tutto quello che io voglio fare" ed è proprio questo che insegna ai 40 bambini disabili della sua associazione.
Recentemente, ha preso parte a un appassionante e commovente documentario sulle Paralimpiadi, Rising Phoenix (il nome da scout di Bebe quando era piccola).
La prima metà del film è incentrata sull'aspetto storico dei giochi, in una narrazione fluida e avvincente; mentre la seconda parte racconta le storie dei campioni paralimpici del 2016 a Rio De Janeiro, come Bebe, Ellie Cole (nuotatrice australiana), Jean-Baptiste Alaize (atleta francese di salto in lungo e sprint), Matt Stutzman (arciere americano), Jonnie Peacock ( corridore britannico).
Rising Phoenix permette di scoprire il fascino di un evento che purtroppo molto spesso è considerato semplicemente come una seconda categoria rispetto alle Olimpiadi, ma che in realtà è emozionante, e seguito in tutto il mondo. Anche nel caso in cui non vi piacciano molto i documentari, lo consigliamo vivamente a tutti, perché è davvero fantastico e siamo sicure che lo troverete molto coinvolgente; chi lo sa, forse piangerete anche un po'!
(Aichia Lo, Chiara Sorbi, Classe 4ªQ, liceo linguistico Cattaneo-Dall'Aglio)