Con riferimento al nostro articolo “Moria dei pesci e crollo di ponti: ecco cosa succede se si escava troppa ghiaia nei torrenti d’Appennino”, riceviamo e pubblichiamo questa nota del Collegio imprenditori edili ed affini dell’Emilia.
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Crediamo che sostenere e diffondere certi pregiudizi nei confronti delle imprese operanti nel settore delle attività estrattive sia ormai anacronistico. Gran parte delle stesse imprese titolari di regolari concessioni per l’escavazione e trasformazione di materiale lapideo, sono ormai attive da tempo sia nell’ambito delle opere fluviali di iniziativa pubblica, che nei lavori di messa in sicurezza e rinaturalizzazione dei corsi d’acqua.
È giunta l’ora di abbandonare quel luogo comune tale per cui i “cavatori” continuano ad essere considerati come i principali responsabili della depauperazione dei corsi d’acqua, ma di guardare invece ad un futuro, che è ormai parte integrante del presente, fatto di imprese del settore lapideo che operano un ruolo attivo nella gestione e manutenzione dei fiumi e dei torrenti, imprese quindi al servizio del territorio.
Le diverse problematiche ambientali che interessano i fiumi della nostra Regione, come ad esempio quelle legate alla fauna ittica, non possono essere imputabili alle attività estrattive quando queste ultime sono circoscritte a poli estrattivi perimetrati, sottoposti a periodici controlli da parte degli enti concessionari e degli enti preposti alla tutela ambientale, poli estrattivi sui quali vengono attuati piani di coltivazione progettati ed approvati secondo la norma
regionale vigente, dove sono previsti inoltre la gestione degli impatti ambientali da essi derivanti secondo le migliori pratiche.
Anche per questo ci sembra assurdo essere accusati di operare prelievi incontrollati ed abusivi lungo l’alveo dei corsi d’acqua. È una visione veramente obsoleta e troppo semplicistica.
Dal nostro punto di vista riteniamo che le cause imputabili alla riduzione della presenza di specie ittiche nei nostri fiumi, e più in generale alla scarsa qualità ecologica degli ambienti fluviali, siano molteplici e complesse e debbano essere ricercate principalmente nella pressione antropica esercitata attraverso la sottrazione generalizzata degli spazi naturali dei fiumi, per i quali non vediamo ancora un coordinamento unico ed autorevole ed una visione programmatica della loro gestione nel medio periodo. Inoltre, è sotto gli occhi di tutti come il calo delle portate medie dei corsi d’acqua, siano riferibili ad uno stravolgimento della distribuzione delle precipitazioni annuali dovute principalmente ai cambiamenti climatici in atto, e come questo sia un problema con conseguenze tangibili non solo per le comunità ittiche ma anche per tutta la popolazione.
Di fronte a tutto ciò siamo convinti che non vi siano soluzioni semplici a problemi complessi, come appunto la riqualificazione fluviale, ma vogliamo precisare con fermezza di voler essere parte attiva nella gestione della risorsa idrica, pertanto rimandiamo al mittente le accuse mosse nei nostri riguardi, ritenendo che queste appartengano ad una visione miope del problema e fortemente condizionata da pregiudizi ed avvenimenti appartenenti ormai al passato.
(Collegio imprenditori edili ed affini dell’Emilia)
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NOTA DELLA REDAZIONE. Nel prendere atto della nota del Collegio imprenditori edili e affini dell'Emilia, e nel condividere che "gran parte delle imprese" siano "titolari di regolari concessioni per l’escavazione e trasformazione di materiale lapideo" e impegnate "in opere fluviali di iniziativa pubblica", crediamo che l'articolo citato documenti anche quanto in passato accaduto e, ancora oggi, visibile. In alcuni torrenti l'escavazione di ghiaia incontrollata negli anni Ottanta/Novanta ha stravolto l'equilibrio naturale dei fiumi. E in diversi torrenti questi effetti sono purtroppo ancora visibili, con argini sopraelevati e fondali poveri di ghiaia.
L'articolo non va letto per quello che non è: un attacco alle stragrande maggioranza delle imprese del settore in regola.
La scomparsa di fauna ittica a partire proprio dagli anni Ottanta, assieme al stravolgimento climatico e a escavazioni all'epoca eccessive ne sono una prova.