Il sindaco Enrico Bini, la dirigente del servizio degli assistenti sociali e l'Unione Montana dei Comuni dell'Appennino
reggiano si sono costituti ieri parte civile nel processo che vede alla sbarra un uomo accusato di diffamazione e di stalking.
L'uomo in questione era già stato rinviato a giudizio per aver perseguitato cinque assistenti sociali della montagna. Una vicenda nata anni addietro da una separazione difficile, proseguita con l'affidamento di tre ragazzini di 17, 12 e 8 anni ai servizi sociali. Da circa tre anni, il 50enne reggiano reiterava infatti una serie di condotte moleste, denigratorie e minacciose nei confronti delle stesse quattro operatrici e della responsabile del servizio sociale di un comune dell’Appennino reggiano, per cui è stato scattato in giugno un provvedimento di natura cautelare a carico dell'uomo.
Ieri il sindaco, la dirigente e l'Unione hanno presentato la loro costituzione di parte civile tramite gli avvocati Silvia Piccinini e Rosanna Beiori. La richiesta è stata accolta dal giudice Teresa Antonella Garcea e il processo è stato rinviato a settembre del 2021.
Fin da subito, la complicata vicenda aveva visto scendere in campo l'Unione dei Comuni dell'Appennino reggiano, a cui fa capo il servizio in cui lavorano le cinque assistenti sociali. L'ente si era già costituito parte civile nel primo procedimento, al quale si era opposto il difensore dell'imputato, l'avvocato Francesco Miraglia, affermando come l'Unione non avesse subito danni.
Opposizione che non era stata però accolta dal giudice Silvia Guareschi che poi aveva disposto anche in questo caso un lungo rinvio del processo, che si terrà il 16 dicembre per sentire le parti offese. Al tempo, il padre castelnovese era accusato dal Pm Berardi di atti persecutori e resistenza a pubblico ufficiale e di diffamazione solo nei riguardi della responsabile del servizio.