Home Cronaca Lettera, “Ligonchio in un tempo sospeso”

Lettera, “Ligonchio in un tempo sospeso”

402
8

Riceviamo e pubblichiamo

-

TEMPO SOSPESO

Sarà la stagione?
Camminare per le tue vie è diverso, le orecchie avvertono il rumore  di scarponi che avanzano, non suoni di motori. Al cuore arriva il silenzio delle persiane chiuse che bisbigliano:" Dormiremo fino a primavera ... era ... era ... era".

La mente intravede volti che il passato ha impresso nella memoria e quando passi vicino a quelle porte chiuse li vedi chiari e nitidi: la Margà che spazza davanti all'uscio, Angiolin che torna al Predare con le bottiglie del latte vuote, la Miglietta che governa le galline nell'aia, gli uomini all'osteria con un bicchiere di toscano rosso e i bimbi che giocano a rialzo saltando da un gradino ad un muretto, ignari del tempo sospeso che avrebbe scolorito quei giorni.

Le giornate che accompagnano il gelido inverno sussurrano all'orecchio ricordi che oggi più che mai in questo "tempo sospeso" si affacciano alla memoria e tutti i nostri borghi di montagna sono un sol Paese.
Chi di noi ha vissuto tempi migliori nella nostra Montagna può avvertire quella sensazione che ti fa pensare:" Ma sarà proprio questo "tempo sospeso " che dopo averci portato via tanto ci saprà restituire qualcosa di buono?
Torneranno a vivere quelle casa abbandonate, quelle stradine silenziose, quelle abitudini semplici che riempivano le giornate  di vita tranquilla? "

Questo fermo-immagine che stiamo vivendo tutti ci richiama alla mente bisogni di orizzonti solidi e conosciuti come le nostre case di pietra che rimangono aggrappate alla montagna noncuranti delle vicissitudini del mondo esterno che ci opprimono e spaventano.
Che sia un messaggio rivolto a tutti noi?

CURATE LA MONTAGNA E LA MONTAGNA CI CURERÀ ...

Sandra Bacci

8 COMMENTS

  1. Pensieri molto nitidi nella mente e che Sandra è riuscita a mettere sulla carta, brava. In un periodo buio sei riuscita a far ricevere momenti vissuti e le persone che ci hanno lasciato riappaiono nella loro quotidianità. BRAVA BRAVA BRAVA come dice un amico comune.

    Gianni

    • Firma - Gianni
  2. Ma Brava Signora Sandra!Stupendi Ricordi che ha legato con magica maestria!Non dimentichiamo mai le nostre origini… Ciò che è stato prima o poi torna… La Montagna va Amata… Per poter pretendere il contrario! BRAVA!

    Massimo Pinelli

    • Firma - Massimo Pinelli
  3. Negli anni evocati dall’Autrice, durante i mesi invernali la vita per solito “rallentava”, talora quasi a fermarsi, e si entrava giustappunto in una sorta di “tempo sospeso”, tanto che molti Caseifici interrompevano transitoriamente la propria attività, e gli spostamenti si limitavano allo stretto necessario (del resto più d’una famiglia usava predisporsi all’inverno facendo scorta di farina e altre derrate alimentari, e poi in molte case c’era il pollaio, come nel caso della Miglietta a governare le galline sull’aia).

    Quel mondo dai tratti essenzialmente rurali, anche per chi non era agricoltore, o non lo era più, seguiva per così dire il passo e la stagionalità della campagna, e si “rianimava” sul finire dell’invero, come il grano che si risveglia dopo aver dormito sotto la coltre di neve, poi lo scorrere degli anni ne ha profondamente cambiato la fisionomia, introducendo abitudini, tempistiche ed accelerazioni nuove, di fatto irreversibili, nel senso che difficilmente potranno “tornare indietro”, per un insieme di intuibili ragioni.

    Mi auguro vivamente che trovi risposta affermativa la domanda dell’Autrice, dove si chiede se “torneranno a vivere quelle case abbandonate, quelle stradine silenziose, quelle abitudini semplici che riempivano le giornate di vita tranquilla?”, ma dubito tuttavia che possano riproporsi le “atmosfere” e cadenze di quei giorni, pur se la montagna tornasse sperabilmente a ripopolarsi, essendo venuta a meno la struttura sociale ed economica di allora (e anche la mentalità, che si richiamava sovente a valori ormai dismessi o desueti).

    Penso che fosse quella struttura sociale ed economica, in una con le persone che la componevano, col loro rispettivo vissuto, a renderne autentiche e genuine, verrebbe da dire inimitabili, usanze e consuetudini – che facevano un tutt’uno con valori e vecchie tradizioni tramandatesi negli anni – così che il riprodurle fuori da quel “contesto” potrebbe anche renderle un po’ artificiose e innaturali, una sorta di deludente “surrogato”, cioè qualcosa non in grado di far rivivere sensazioni, suggestioni, volti e figure, di una volta..

    Me lo fa realisticamente pensare, pur se potrei sbagliarmi, l’aver visto persone venute a risiedere in montagna ma piuttosto incuranti, se non insofferenti, verso la “cultura” locale, vedi l’essere disturbati dal canto di un gallo, o infastiditi dall’odore del pollaio del vicino, per non dire di quello di una eventuale concimaia posta nei dintorni, al punto che per ora mi accontenterei di veder riabitate le case, con un minimo di spontaneo rispetto verso quel che resta delle nostre passate consuetudini (poi da cosa nasce cosa, almeno si spera).

    P.B. 09.12.2020

    P.B.

    • Firma - P.B.