Prendendo spunto da una lettera di denuncia di una cittadina di Carpineti i sindacati funzione pubblica prendono posizione sulla situazione alla ASP Don Cavalletti di Carpineti.
Riceviamo e pubblichiamo
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Le OO.SS. FP CGIL – CISL FP – UIL FPL, visti gli articoli degli ultimi giorni sulla vicenda di un grosso focolaio presso l'ASP Don Cavalletti di Poiago di Carpineti, partendo da una lettera di una cittadina inviata ai Presidenti di Regione e Provincia, ci induce a soffermarci su diversi aspetti che reputiamo importanti per la sorte della struttura ASP Don Cavalletti, tuttora fortemente discussa all’interno delle amministrazioni del territorio montano per la volontà di privatizzare l’ultimo nucleo rimasto pubblico. Come già ribadito in alcune occasioni negli incontri con i sindaci, rimaniamo fortemente contrari a questa scelta per la qualità del servizio offerto dagli operatori che, a tutt’oggi, non ha fatto registrare nessun contagio nel nucleo gestito direttamente. Questo dimostra la dedizione e l'impegno costante del personale che, di certo, non merita il trattamento che gli è stato riservato da una gestione che finora ha saputo esprimere solo “chiacchere” nei loro confronti, ma che nei fatti si è dimenticata da quasi un anno di applicare l’accordo decentrato sottoscritto a dicembre 2019.
Ancor più responsabilità stanno nelle “chiacchere” dei politici espresse dal sindaco Tiziano Borghi che continua a dispensare promesse, a dire che ai dipendenti non sarà tolto nulla e non subiranno peggioramenti contrattuali prendendo in giro il personale, ma nel contempo evita però di firmare accordi per rasserenare l’ambiente di lavoro.
Intanto il tempo passa e alle parole di gratitudine si contrappongono le mancate convocazioni delle OO.SS. e delle RSU per corrispondere ai dipendenti anche il meritato riconoscimento per il lavoro svolto con dedizione e cura agli anziani ospiti nel 2020.
Anche l’ultimo episodio ha dell’incredibile. Recentemente, su richiesta del personale che aveva espresso il desiderio di essere vaccinato per l’antinfluenzale, il medico della struttura aveva fatto arrivare i vaccini, ma l’intervento della Presidente Avv. Codeluppi ha bloccato anche questa richiesta dei dipendenti con motivazioni che crediamo vadano assolutamente stigmatizzate. Riteniamo questa scelta poco tutelante per la sicurezza degli operatori e degli ospiti stessi, ma ancor peggiore è il proseguo. Infatti, è stata negata al personale la possibilità di incontrarsi per confrontarsi sulle problematiche del contagio all'interno, visto che nell’altro nucleo i casi ci sono.
In questa situazione, nonostante diverse mail inviate da parte delle OO.SS. con richiesta di incontro nelle modalità consentite in questo periodo per dar seguito all'erogazione di quanto dovuto per gli anni 2019 e 2020, ci è stato sempre negato il confronto. L'ultima nostra richiesta è del 16 novembre.
Riteniamo che questa situazione sia oltremodo inaccettabile, non si tiene conto dell'impegno, non ci si cura dell'incolumità degli operatori e inoltre non si adempie agli obblighi contrattuali. In questo quadro condanniamo e riteniamo sia da irresponsabili non prendersi a “cuore” quanto sta succedendo.
Le OO.SS, unitamente alle RSU e ai lavoratori proseguiranno pertanto con la mobilitazione già avviata nei mesi scorsi, per rivendicare i diritti basilari di tutela della salute e del rispetto del contratto di lavoro a fronte della totale indifferenza che questo Ente ha nei confronti dei suoi dipendenti, nonostante si stiano prodigando nell’assistenza e tutela degli anziani ospiti.
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La risposta del PD di Carpineti
I problemi relativi alla pandemia degli ultimi mesi ci hanno suggerito di mantenere un profilo basso per non aumentare la pressione sulla struttura del Don Cavalletti. Tuttavia, crediamo che sia necessario che il Sindaco Borghi e la dottoressa Codeluppi rispondano alle questioni sollevate dai sindacati.
Ci sembra inaccettabile che non siano state vaccinate le dipendenti dell'ASP Don Cavalletti in un periodo di pandemia. Non solo è necessario proteggere le dipendenti dall'influenza, ma pensiamo che sia di buon senso fare tutto quello che è possibile per evitare situazioni di incertezza. L'influenza di una dipendente potrebbe infatti fare scattare i protocolli di gestione del Covid dell'intera struttura con i conseguenti impatti in termini organizzativi, e di stress per dipendenti, ospiti e famiglie.
Ci sembra altrettanto sorprendente la mancata autorizzazione per l'istituzione di un tavolo tecnico che consentisse di trovare immediate risposte organizzative dopo che si è manifestato il focolaio Covid nella sezione della struttura gestita dalla cooperativa. Nello spirito della massima collaborazione che questi tempi impongono, ogni contributo che può concorrere al miglioramento del lavoro e della sicurezza deve essere preso in considerazione.
Su questi temi crediamo che sia necessario un chiarimento. In questo senso abbiamo investito i nostri rappresentanti di livello regionale del compito di approfondire la questione al corretto livello.
Complimenti allla cittadina per la coraggiosa denuncia e altrentanto ai sindacati che da anni lottano per garantire la qualita’ del servzio nella struttura e nel comntempo, salvaguardano i diritti di lavoratori onesti, quasi tutti del luogo, che con la loro fatica e passione mantengono diverse famiglie a vivere in montagna.
Gian
Coraggio, si coraggio ce ne vuol tanto anche per continuare a fare il proprio dovere e aiutare e sostenere un familiare che lì si è contagiato e trasmesso poi a casa alla mamma ( non più tanto giovane)……e sinceramente sono amareggiata, perché mi sembrano un poco strumentali certe dichiarazioni. Penso che un buon sindacato dovrebbe prendersi cura e tutelare tutti i lavoratori pubblici e non….il virus non fa distinzione! Anche se qui sottolineate il contrario come si volesse accusare qualcuno.
Invece mqagari insieme possiamo salvarci.
af