“Nel mondo di oggi educazione alla sostenibilità ed educazione tout court coincidono” così Carla Rinaldi presidente della Fondazione Reggio Children. L’educazione è tale solo se è educazione alla sostenibilità !-ha chiosato poi - Non si può più fare distinzione”. Queste parole molto nette della più autorevole pedagogista,erede del pensiero di Loris Malaguzzi, potrebbero di per sè bastare a motivare la candidatura di Reggio Emilia a partecipare al programma e alla rete mondiale UnescoMAB ed essere altresì base di un’azione di rilancio a livello internazionale e mondiale di una delle eccellenze della città.In verità vi sono molte altre ragioni per apprezzare la proposta di candidatura,che sarà ufficialmente consegnata al Ministero dell’ambiente dal Parco Nazionale dell Appennino Tosco Emiliano, coordinatore dell’omonima Riserva Uomini e Biosfera.La scelta è stata formalizzata da un voto unanime,del Consiglio comunale del 19 ottobre scorso ed è davvero interessante ascoltare le motivazioni con cui diversi consiglieri di diversi gruppi hanno dichiarato il loro sì.
Reggio Emilia, una delle capitali della civiltà padana del lavoro e della solidarietà ha affrontato e sta affrontando passaggi critici e non facili.
Quella dell’ambiente è una delle sfide più dure da vincere. La qualità dell’aria è scarsa, anche per la obiettiva collocazione geografica.Il cambiamento climatico accresce i rischi e i problemi,a partire dalle ondate e dalle isole di calore.La mobilità non è sostenibile né efficiente,come potrebbe esserlo in un centro urbano con un così alto livello di servizi,di capacità produttiva e relazione coi mercati internazionali.
La Medio Padana,il recente sviluppo di piste e percorsi ciclabili e pedonali,la prospettiva di un servizio elettrico metropolitano tra Rivalta e Mancasale da un lato,l’azione in corso di piantare alberi fanno intravedere un cambiamento possibile;ma i tempi inevitabilmente non sono brevi.
La scelta di investire una parte del proprio impegno civile e “culturale” (Unesco significa educazione, scienza, cultura) nella rete MaB, insieme alla collina e all’Appennino tra Emilia e Toscana guarda davvero avanti.Si carica,a mio avviso,di aspettative e impegni da prendere verso un miglioramento dei modelli e degli stili di vita “urbani”,investendo in ottica win-win nei rapporti economici, sociali, relazionali e demografici, col grande territorio rurale e montano,boscato ma anche coltivato,vissuto e abitato che sta tra la via Emilia e la via Aurelia …
Lì in mezzo (e qui vicino)non c è vuoto o arretratezza.. ma una grande “città di villaggi”, uno spazio territoriale che appare molto frantumato (parliamo di ben 80 comuni,nella MaB Appennino che si allarga) ma che in realtà è ricco di eccellenze produttive, paesaggistiche, culturali e ambientali. È anche -ma è cosa più difficile da leggersi – un territorio profondamente unitario nella sua genesi geologica e nel suo farsi storico ed economico.
Oggi grandi architetti, la società dei “territorialisti” e tanti amici delle terre alte d ‘Italia ache hanno scritto il Manifesto di Camaldoli, parlano in termini del tutto nuovi del rapporto tra metropoli e montagne e tra campagne e città. C’è un’opportunità nella prossimità; cioè nel fatto che Reggio Emilia sta al margine nord di una Riserva dell’Uomo e della Biosfera, dove ci sono non milioni ma centinaia di milioni di alberi, grandi estensioni di foresta che rendono servizi ecosistemici come il sequestro di CO2, il raffrescamento dell’aria, la regolazione dei flussi idrici e degli apporti alle falde, la neve in una parte dell’anno,biodiversità,diversità di paesaggi,spazi per la ricreazione e anche produzioni agroalimentari di alta qualità.
Non ci sono solo la SS63, il servizio sanitario e ospedaliero, il sistema scolastico, le reti dell’acqua e dell’energia. Non ci sono solo il Crostolo e la storica Via Matildica del Volto Santo a connettere la città e l’Appennino.
L’ Università Verde di Reggio propone di aprire una discussione pubblica e siamo lieti di accettare l’invito.
Ma potranno esserci anche 100 altre sedi e protagonisti.
Anche in tempi di Covid 19 -forse soprattutto in tempi di Covid 19 – il tema della sostenibilità, bussa alla porta di istituzioni, imprese e famiglie.
Fausto Giovanelli