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A Cervarolo scampò ai nazisti a soli due anni, morto per coronavirus. L’addio a Dino Rovali

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Dove non riuscirono nella loro follia i nazisti, è arrivato il Coronavirus. Due giorni fa, il 14 novembre 2020, si sono svolte a Cervarolo di Villa Minozzo le esequie di Dino Rovali, di 78 anni, morto per complicanze dovute al proprio al covid.

Rovali era uno dei superstiti dell’eccidio di Cervarolo. Aveva due anni ed era in braccio alla madre quando il 20 marzo 1944, reparti delle truppe tedesche trucidarono 24 persone nel borgo dell’Appennino.

Giacomo Paopotti, nel gruppo Facebook "Sei di Villa Minozzo se" lo ha voluto ricordare così.

"Dino era uno dei superstiti della strage di Cervarolo avvenuta 20 marzo 1944. Allora aveva 2 anni e grazie a sua madre Caterina che lo portò con se nel bosco e così non vide l’uccisione di suo fratello Italo di anni 17 , suo padre Celso di anni 50 e suo nonno Antonio di anni 72. Suo nipote l’avvocato Italo Rovali venne a Bibbiano nell’anno 2013 per presentare al Cinema Metropolis assieme a Matthias Durchfeld di Istoreco il docu-film 'Il violino di Cervarolo' di cui vi lascio il link che potrete visionare.
Una storia tutta reggiana che non deve essere dimenticata mai.
Una volta che il Tribunale Militare di Verona condannò il nazista Wilhelm Karl Stark si vide sbattere in faccia la sentenza e il fatto venne documentato visivamente e che potete vedere ancora oggi grazie al Tg 1 che mostrò il servizio televisivo. Ecco il link di Redacon che lo riporta".

Rovali è deceduto nella casa di riposo “Don Cavalletti”, a Poiago di Carpineti. La struttura che ospita una settantina di degenti in due sezioni, come abbiamo scritto nei giorni scorsi, è stata colpita da un focolaio di coronavirus, e attualmente sono 19 gli ospiti contagiati e tenuti sotto stretto controllo, con sintomi lievi. Due gli anziani che sono stati ricoverati in ospedale a causa dell’insorgere di polmoniti.

2 COMMENTS

  1. Ho avuto la fortuna di conoscere e lavorare con il Signor Dino Rovali.
    So che mi rimprovererebbe di chiamarlo Signore ma l’espressione in questo caso è assolutamente meritata.
    Il suo garbo e il parlare a bassa voce celavano una personalità integra e altruista.
    Ti ricorderò con grande affetto.

    un collega

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