Formazione ai tempi del Coronavirus, didattica digitale integrata, esigenze dei più fragili. Sono solo alcuni dei temi che l'insegnante Ornella Gigli, docente di Lingua e cultura Inglese presso il Liceo linguistico dell’Iis "Cattaneo Dall’Aglio" di Castelnovo ne’ Monti, affida a Redacon.
Tutto questo mentre negli istituti superiori provinciali ha ripreso la didattica digitale integrata (lezioni tramite pc da casa), almeno al 75%, e le classi si turnano,: ad esempio il lunedì vanno in presenza solo le prime, il martedì le seconde e così via. Il resto delle lezioni, appunto, da casa.
"Stamattina ho acceso il laptop e ho aspettato - ci scrive la professoressa Gigli -. Lentamente, uno dopo l’altro, i rettangolini si sono accesi e le facce delle mie studentesse e studenti sono apparse sullo schermo. Una ventina di faccine mi guardano con espressioni quasi indecifrabili e un po’ incerte. All’inizio della mia carriera di docente qualcuno mi disse che non c’è apprendimento senza coinvolgimento emotivo: parole che mi hanno guidato e perseguitato in tutti questi anni. Adesso mi chiedo come posso trasferire questo coinvolgimento emotivo tramite un link di Meet. Però lo devo fare: devo fare sentire che siamo ancora una comunità che lavora insieme verso lo stesso traguardo".
Subito l'accenno al tema delle persone più fragili, tra le parole della professoressa.
"Mentre rifletto, Meet mi avverte che A. ha abbandonato la sessione. Dopo pochi secondi A. rientra, per poi uscirne nuovamente pochi secondi dopo. Appena rientrata A. mi dice con tono dolente che la sua connessione è pessima. Niente di nuovo, purtroppo. Succede regolarmente. A. è una ragazzina deliziosa, magrissima e con un sorriso dolcissimo. Ma è anche molto fragile nella mia disciplina e quindi dovrò inventarmi qualcosa per far in modo di non perderla. Lo sapete quante A. ci sono nelle classi di tutte le scuole? Credo possiate immaginarlo. Allora, per favore, non dimenticate la scuola.
Per favore, non dimenticate che noi i compiti li abbiamo fatti, perché in estate la dirigente ed i suoi collaboratori hanno fatto un lavoro enorme per mettere la scuola in sicurezza seguendo la normativa".
"Per favore - prosegue la Gigli - , non dimenticate la scuola perché all’inizio dell’anno molti di noi si sono sentiti come se fossero a bordo di un treno che si sarebbe andato a schiantare indipendentemente da tutti i tentativi che stavamo facendo per bloccarlo. E di tentativi ne abbiamo fatti tanti, ma la vista di certe classi in cui sicuramente le ‘rime buccali’ erano a distanza coerente con le norme, ma in cui ti chiedevi come avresti potuto salvaguardare un vero distanziamento perché gli studenti e le studentesse non sono pupazzi immobili, certo non dava alcuna sensazione di sicurezza. Ma abbiamo tenuto duro, studenti e studentesse insieme a noi, stando attenti a far rialzare ogni mascherina quando scivolava dal naso. Abbiamo aerato le stanze tenendo le finestre spalancate anche quando faceva freddo: qualche studente si è addirittura portato la coperta da casa. Abbiamo disinfettato i banchi ad ogni cambio di ora, rischiando di trasformarci in membri del gruppo alcolisti anonimi".
"Per favore, non dimenticate la scuola perché la didattica a distanza o digitale integrata è uno strumento utilissimo: come tutti gli strumenti non è di per sé né positivo né negativo, dipende dall’uso che se ne fa, ed anzi, rende studenti e studentesse ancora più familiari con strumenti che faranno parte del loro futuro di vita e lavorativo, e certamente in situazioni di emergenza è la benvenuta, ma non è la scuola vera.
Per favore, non dimenticate la scuola perché ci sono studenti più ‘attrezzati’ di altri, e non sto parlando di ‘devices’, anche se questo è certo un tema che andrebbe affrontato. Questo tipo di didattica accentua le differenze, amplia il divario tra coloro che hanno famiglie che possono supportarli e coloro che non le hanno, tra coloro che hanno bisogno della guida costante del docente e coloro che hanno già raggiunto un buon grado di autonomia: in definitiva rende la scuola meno democratica, proprio come la pandemia sta facendo con le società di tutto il mondo. E ovviamente il problema è ancora più rilevante e doloroso per studenti e studentesse con bisogni speciali e specialissimi".
"Per favore, non dimenticate la scuola perché, a dispetto di quello che dice qualche folcloristico membro della classe politica, le ragazze e ragazzi che vedo nei rettangolini mi dicono che detestano questa situazione e vorrebbero essere a scuola. Per favore, non dimenticate la scuola perché si dice spesso che la scuola dovrebbe aprirsi al mondo, ma cosa fa il mondo attorno quando la scuola ha bisogno? La situazione in cui ci troviamo a questo punto dimostra che i trasporti si sarebbero dovuti organizzare in modo ancora più accurato, magari integrando il pubblico col privato, e che tutte le altre attività sociali che interessano gli adolescenti si sarebbero dovute attivare prestando ancora maggiore attenzione alla sicurezza, anche e soprattutto rendendo gli adolescenti stessi consapevoli e responsabili verso i rischi che correvano".
"Per favore, non dimenticate che la scuola non è una babysitter, che non serve solo ad avere i propri figli in un posto sicuro quando si va al lavoro, ma è il luogo dove i nostri figli si formano. E’ il luogo dove li vedi sbocciare e fiorire, acquisire sicurezza, acquisire quella forza, quelle conoscenze e quelle competenze che li aiuteranno a fronteggiare la prossima pandemia, e ce ne saranno, perché dovranno essere una società di persone preparate e competenti. Per favore, non dimenticate la scuola quando questo tsunami si sarà acquietato perché chiudere le scuole è una sconfitta per tutti, perché la scuola la diamo troppo spesso per scontata e invece tutto quanto le sta attorno dovrebbe sempre attivarsi per proteggerla".
"Qualcuno - conclude la docente - mi ha detto che voler scrivere una lettera come questa in questo momento è come mettersi a vuotare il mare con un cucchiaio, e forse è vero. Qualcun altro mi ha fatto bonariamente osservare che queste posizioni sono piuttosto donchisciottesche, e anche questo è probabilmente vero. Ma io ho sempre preferito Don Chisciotte a Don Abbondio".
Sono mamma di una bambina ancora abbastanza piccola da non dover subire la didattica a distanza e per questo mi ritengo molto fortunata. Sono d’accordo con tutto quello che scrive l’insegnante Gigli. La Scuola, quella con la S maiuscola, per me, è, e sarà sempre solo in presenza. La Scuola per me è stata “sogni e speranze nel futuro” e ha contribuito a farmi diventare quella che sono oggi. Tutto questo ha molto poco a che fare con un pc.
elisa
Sono una mamma di un bambino che frequenta la Quinta elementare e di un ragazzo di Seconda Liceo Scientifico e sono completamente in sintonia con le parole scritte dalla Professoressa Gigli.
La Scuola dovrebbe rimanere aperta per il futuro dei nostri figli , per il futuro della società e per la speranza nel futuro. Con la didattica a distanza si perdono tutti i momenti condivisibili, belli o brutti che siano, ci vuole il contatto diretto con l’insegnante, il rapporto coi compagni, il dibattito acceso , occorre vivere la scuola! Certamente la Dad è importante, se non ci fosse sarebbe ancora peggio, ma è così fredda, impersonale e arida.
Mi auguro che si possa al più presto riappropriarsi di quella scuola , quella in presenza, costante e quotidiana.
Grazie per le Sue parole Prof.Gigli , fanno riflettere…
Giorgia
Giorgia
Complimenti!! Articolo molto bello,obiettivo centrato. Grazie . (Anna Giorgini)
Anna Giorgini
Sono una collega di Ornella da anni e mi trovo perfettamente in sintonia con quello che ha scritto. Non dovremmo mai dimenticare chi è più fragile e ‘meno attrezzato’. A me manca soprattutto il rapporto quotidiano, che negli anni diventa anche di affetto, con i miei studenti e studentesse. Penso che sia giusto esprimere le proprie perplessità e i propri timori.
Quindi ti ringrazio Ornella per averli condivisi con noi.
Anna
Nelle parole e soprattutto nei fatti della prof Ornella Gigli, che ho avuto la fortuna di conoscere come insegnante di mia figlia, si trova tutta l’essenza di ciò che dovrebbe significare la scuola. In quello che scrive c’è riguardo, premura e rispetto per quei ragazzi che saranno il nostro futuro. Fortunati i giovani che incontreranno professori con questi principi. In questo periodo complicato sono poche le cose sagge che si sentono. Questa lettera è con la sua semplicità, vera e potente! Grazie prof. Gigli.
Monica Comastri