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Don Paul Paku commenta la parabola della vigna della liturgia odierna

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Riceviamo e pubblichiamo

 

Anche nella parabola di questa domenica è presente l’immagine della vigna, con lo stesso significato che abbiamo già esplicitato la settimana scorsa (il Regno di Dio, il luogo che riunisce tutti coloro che accettano di compiere la volontà di Dio per gustare la gioia di vivere). Il tema è ancora il lavoro nella vigna, ma questa volta i protagonisti non sono semplici operai, bensì i due figli stessi del padrone della vigna. Già il fatto che il padrone (che rappresenta Dio) abbia due figli è piuttosto singolare. Gli Ebrei sostenevano che Israele fosse l’unico figlio prediletto di Dio, ma la parabola di Gesù lascia intendere che ci possano essere altri figli, ovvero altri uomini chiamati a seguire la volontà di Dio. A entrambi i figli il padre rivolge un invito alla missione («“Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna”»), ma gli atteggiamenti dei due figli sono diametralmente opposti. Il primo figlio «rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò». Il suo diniego può rappresentare il rifiuto di coloro che hanno timore di non riuscire a sostenere l’amore di Dio, di fallire nel loro incarico evangelico. Tuttavia, il figlio si è pentito, ovvero ha cambiato il suo atteggiamento, ha “guardato oltre” (secondo l’etimologia del corrispondente termine greco) per accettare la richiesta del padre. Il secondo figlio segue invece un percorso opposto a quello del fratello: infatti «rispose: "Sì, signore". Ma non vi andò». La sua risposta affermativa appare abbastanza frettolosa e cozza del tutto con la mancata messa in pratica del suo proposito; essa rappresenta coloro che rispondono sì alla chiamata, magari seguendo l’abitudine o la tradizione, per poi mancare completamente lo scopo senza nemmeno pentirsi.
È evidente che la parabola era funzionale a Gesù per mettere i capi dei sacerdoti e gli anziani, contro cui sta dibattendo, davanti alle loro ipocrisie. Anche loro infatti, pur essendo al vertice di quel popolo che era stato eletto da Dio, erano venuti meno al loro compito non credendo a Giovanni Battista prima né a Gesù poi. Seppur si credano Ebrei osservanti, nel loro cuore non c’è spazio per la forza e la novità dell’amore di Dio. Al contrario, i peccatori convertiti dal messaggio di Cristo hanno compiuto lo stesso cammino del primo fratello e possono a buon diritto considerarsi salvati; ecco perché Gesù riprende i sacerdoti dicendogli: «i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio».
Questa parabola è fondamentale per il nostro cammino di fede perché ci insegna due cose: da una parte ci ricorda che Dio è pronto a perdonarci e ad accettare il nostro sincero pentimento per accoglierci nelle schiere dei lavoratori per la vigna che è il suo Regno; dall’altra richiama noi fedeli alla coerenza con la missione che abbiamo intrapreso attraverso i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Infatti non si testimonia Cristo attraverso vuote parole, ma mediante gesti concreti ed efficaci di pietà, di carità e di misericordia.
Buona domenica.

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