Home Cultura “La macchia mongolica” il libro a quattro mani di Massimo e Caterina...

“La macchia mongolica” il libro a quattro mani di Massimo e Caterina Russia Zamboni

374
0

Nella giornata di ieri, sabato 19 settembre, Massimo Zamboni in compagnia della figlia Caterina Russia ha dialogato con Stefano Dallari del suo ultimo libro "La macchia mongolica" nel suggestivo borgo medievale di Votigno.

Il racconto di un viaggio a ritroso, un ritorno alle origini che inizia nel 1996, quando Massimo è chiamato insieme alla sua band a visitare quella terra sconosciuta, dove tutto'ora rimbomba l'eco del grande Gengis Khan. Al ritorno dalla Mongolia, in Massimo e sua moglie si manifesta l'idea di concepire un figlio: due anni dopo nasce Caterina. Una voglia bluastra segna la sua pelle come un richiamo lontano, con poche parole indifferenti l'ostetrica la definisce "macchia mongolica" un tipo di melanocitosi congenita che si manifesta soprattutto nei neonati mongoli e scopare nei primi anni di vita.

Una coincidenza difficile da ignorare, la scoperta di un'appartenenza ancestrale a due mondi diametralmente opposti, la steppa della mongolia e i boschi emiliani. Al compimento dei diciotto anni Caterina decide di "ritornare a casa" alla scoperta di un pezzo d'identità che la rende completa. Nel 2017 viene ospitata nel monastero di Shank dove passerà un mese ad insegnare l'inglese e a vivere la loro quotidianità, pregare, mangiare carne e formaggio, giocare a basket o pallavolo, dormire nelle gher dei pastori nomadi.

 

"Una delle cose che più mi ha affascinato dei mongoli è la loro accoglienza verso lo straniero. Non mi hanno fatto alcuna domanda sul mio passato - racconta Caterina - chi fossi, cosa facessi, che competenza potessi avere per insegnargli l'inglese. Mi hanno accettata come individuo nella loro quotidianità e hanno cominciato a conoscermi da quel momento in avanti".

Da questo viaggio prima del padre e poi della figlia nasce il libro a quattro mani "La macchia mongolica", ma anche un omonimo documentario e un album composto da quelle che dovevano essere le colonne sonore del film, pura musicalità. Il documentario, già uscito in alcune sale italiane, approderà al Rosebud di Reggio Emilia il 23 novembre.

"Per quanto riguarda l'album lo sento incompleto - spiega Massimo - prima della pandemia avevamo in programma di portare le musiche in concerto, alternandole a frasi tratte dal libro. Un concerto particolare, perché sarebbe stato eseguito all'interno della tenda tipica in feltro dei nomadi mongoli, la gher, per un pubblico di una ventina di persone. Ne avevo trovata una a Cavriago, ma purtroppo dobbiamo aspettare".