Riceviamo e pubblichiamo le due lettere che sono state lette domenica al funerale di Paride Ferrari.
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Questa lettera la leggo a nome di mio zio Silvio.
Uno zio, un fratello ma soprattutto un amico. Ha saputo darmi tanti consigli, tanti aiuti e con le sue battute sapeva sempre sminuire i problemi.
Ricordo da bambino dopo aver terminato il militare, pochi anni dopo il 57, venne richiamato in leva assieme ad Elio Lugari e Claudio Ferrari come riservista, per il rischio di un’altra guerra nel Canale di Suez.
Questa cosa causò molto dolore alla mamma e la nonna, che dopo aver perso suo padre pochi anni prima, ucciso dai tedeschi, videro ripartire anche Paride.
Al rientro, per la necessità che c’era in famiglia si mise a lavorare con papà. Avevano due camion, la salute di mio padre cominciava a vacillare.
Tutti ci spostammo per lavorare, anche io mi spostai a Milano ed imparai un lavoro. Subito dopo si ammalò la mamma per un male incurabile in punto di morte mi disse: "Silvio devi pensare tu a tutti questi bambini, mi dispiace, ti voglio bene". Come se sapesse che da lì a poco anche suo marito l'avrebbe raggiunta.
Un giorno, 4 mesi dopo la perdita della mamma, tornato da lavoro tutti mi aspettavano perché
potessi portare in ospedale il papà, la febbre così alta gli causò un blocco intestinale, a Modena ci dissero che lo avremmo perso. Riuscii, a riportarlo a casa ma senza vita. Arrivai in cima
alla scala e caddi a terra senza forze. Fu la disperazione più grande mai provata, dopo che ero
già sposato con due figli Marco e Lara.
Paride fu per tutta la nostra famiglia un fondamentale punto di riferimento dopo la scomparsa di
entrambi i genitori.
Poi arrivò la Banda: l’insieme di tanti amici, Paride era l’unico che non sapeva suonare, ma
nonostante ciò era parte integrante del gruppo.
Nel 1980 divenne Capogruppo degli Alpini e affiancò Loris come Vicepresidente della Proloco.
Ci inventammo di tutto per stare insieme. Riuscimmo ad organizzare 3 Adunate Provinciali degli
Alpini a Cavola, la Festa del Tartufo, il Mercato Domenicale, il Mercato del Bestiame,
per ultimo il Cavolaforum, Proloco, Alpini e Vollei Cavola.
Lui c’era sempre senza mai farsi notare, lavorava in silenzio e faceva sempre le sue battute. Con
lui era tutto più facile e soprattutto non faticoso.
Quando c’era qualcosa da fare, lui e Loris non si tiravano mai indietro.
Non l’abbiamo mai sentito lamentarsi dal dolore nemmeno quando un anno fa, iniziò a non stare
bene e fu costretto a stare in casa. una delle ultime volte, gli chiesi: Paride come va oggi?
Mi rispose: DI VECH EN SI SALVA GNANC UN…
Ti porteremo sempre con noi, sei stato il nostro punto di riferimento, non eri padre ma sei stato
genitore e nonno per noi tutti.
Ci mancherai tantissimo… Grazie di tutto Paride.
Silvio
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Avevi gli occhi buoni e un sorriso travolgente. Non ti ho mai visto arrabbiato, mai.
Sdrammatizzavi ogni cosa con una battuta ridicola, con un sospiro, con un sorriso.
Quanti indovinelli ci hai insegnato?
Quante partite a carte abbiamo fatto con te?
“Io sto in coppia con Paride”
eh beh per forza… se volevi vincere, era in coppia con Paride che dovevi stare.
Perché se non ci seguiva la fortuna, si giocava d’astuzia e quando ti vedevo ridere capivo che forse sotto il cuscino della sedia custodivi una matta di scorta.
Che bello quando eri così pazzo. Ridevi così di gusto che gli occhi ti si facevano piccoli piccoli.
C’eri per tutti… indistintamente.
La tua disponibilità non aveva confini, il tuo ingegno, la tua creatività erano inesauribili e noi tutti eravamo fieri di avere lo zio che aveva costruito la locomotiva per le castagne, ed un cappello enorme posizionato sulla macchina e dal quale con un piccolo tubicino, usciva il vino.
Chissà come ti venivano in mente tutte queste cose?
Cosa resterà Pupo di te? I ricordi... quello che ci hai insegnato, la tua bontà d’animo, il tuo
cuore grande.
Lascerai un vuoto impressionante... un silenzio devastante.
E poi c’è ancora quell’indovinello che mi devi svelare... anche se alla fine so che nemmeno tu
conoscevi la soluzione, ma ti piaceva così, lasciarmi in sospeso e andartene ridendo.
Giò, andartene ridendo. Ed è proprio così che ti immagino anche adesso.
E quindi ora vai… vola più in alto che puoi, che lassù di gente che ti vuole bene e che ti
aspetta, ne hai tanta.
Ah, mi raccomando, quella matta che nascondi sotto il cuscino, ricordati di rimetterla nel
mazzo quando hai finito.
Ciao Pupo
Federica