Ci scrive il Presidente del Parco Nazionale Appennino tosco-emiliano:
I nostri fiumi e torrenti, in particolare il Secchia a monte delle Fonti di Poiano, si trovano in un grave stato di scarsità di acqua, al limite della completa interruzione del flusso idrico.
Ciò ovviamente comporta gravi rischi di perdita e mutazione per fauna e flora fluviali , oltre che per il paesaggio.
Abbiamo pertanto inviato richiesta all'Arpa per rigorosi controlli sui prelievi d acqua dalle sorgenti a monte.
Deve essere rispettato il deflusso minimo vitale.
Ma forse non basterá!
In questi tempi di accelerato cambiamento climatico eventualmente potrà essere utile rivedere i parametri del dmV per non giungere a compromissioni gravi e repentine dei valori ambientali dei nostri corsi d'acqua e torrenti.
Fausto Giovanelli
Egregio senatore Fausto Giovanelli, sono d’accordo con la sua segnalazione allarmata, però vorrei aggiungere una riflessione mia personale.
“Non tutto il male viene per nuocere”, recita in proverbio antico. Vede, con Il Secchia in secca, sarà forse più facile trovare rigagnoli inquinati da liquame, che qualche azienda,(agricola?), è solita sversare nel fiume. Per Arpae, Agenzia Regionale Ambiente, distretto di Scandiano Castelnovo, finalmente i dovuti controlli, su segnalazione di cittadini, porteranno a sanzionare gli inquinatori, senza guardare in faccia a nessuno, nemmeno se son parenti. Almeno lo voglio sperare.
Lei è d’accordo con me?
Saluti,
Alessandro Raniero Davoli
Consigliere comunale, capogruppo, CASTELNOVO LIBERA, Castelnovo Monti
Consigliere Unione Montana dell’Appennino reggiano
Alessandro Raniero Davoli
Io osservavo il Secchia sopra le fonti di Poiano martedì scorso, proprio dall’alto della strada che congiunge le fonti al paese. Il livello dell’acqua era perfettamente normale, compatibile con i mesi di agosto medi, né troppo piovosi né troppo siccitosi. Gente faceva il bagno nelle profondità che il fiume descrive nel suo tratto. Per essere carsico, il fiume era assolutamente nella norma.
Forse Giovanelli si riferisce a Rio Sologno che è sempre secco in questa stagione?
Domani avrò modo di riverificare la situazione, ma non credo che l’acqua possa essere sparita in tre giorni.
Comunque sia, questi annunci catastrofisti non fanno bene al morale della gente… a che pro?
Gianni Marconi
Solo i ciechi o chi ha problemi ideologici non si rende conto di cosa comportano i cambiamenti climatici a fronte delle maggiori necessità idriche ad usi plurimi. Vorrei rispondere al Presidente del Parco Nazionale, Fausto Giovanelli e a tutti i lettori che hanno la lucidità mentale di ragionare con la propria testa, con una semplice considerazione verificabile da chiunque proprio qui vicino, Il Secchia è in secca, come dice il Presidente del Parco, come lo sono quasi tutti gli altri fiumi o torrenti in Emilia, dal Taro, al Panaro, al Reno e tanti altri, ma perchè il Trebbia non è nelle stesse condizioni???; domani andate a Bobbio o a Rivergaro di Piacenza, noterete centinaia di bagnanti che fanno il bagno nelle acque limpide del Trebbia; la sessa cosa succede sul torrente Bidente a Santa Sofia di Forlì o sul Sieve, principale affluente dell’Arno; nel loro letto scorrono acque limpide; non è un miracolo, è semplicemente naturale, visto che a monte di questi corsi d’acqua, ci sono delle dighe, la Diga del Brugneto, la diga di Ridracoli e la Diga del Bilancino; la stessa cosa succederebbe a Ciano, San Polo o Sant’Ilario se a Vetto ci fosse lo sbarramento che conserva le acque delle piene per rilasciarle in modo controllato e costante 325 giorni all’anno. Ma accumulare le acque lo hanno compreso ovunque; varie ditte Ditte Italiane stanno realizzando, dall’Australia, all’Africa al Sud america, invasi da decine di miliardi di metri cubi per disporne delle acque quando servono, ma l’Italia non fa testo, da tempo penso che a decidere non sono le persone competenti purtroppo, e si continua ad opporsi all’invaso di Vetto.
Franzini Lino Presidente del Bacino Imbrifero Montano dell’Enza
Ho effettuato ora un sopralluogo recandomi sul ponte del Pianello e devo dare ragione a Giovanelli, l’acqua che scorre è veramente esigua. Che sia più o meno degli altri anni e che ciò sia dovuto a prelievi o sia la norma del tratto del Secchia che in quel punto è fortemente carsico, non ho le competenze per dirlo. A questo punto, è giusto che la questione venga chiarita da Arpa.
La rettifica era dovuta.
Gianni Marconi
Credo che Alessandro Raniero Davoli alluda a qualche amico o parente del Presidente del Parco. Però se ha le prove di quel che dice dovrebbe rivolgersi ai Carabinieri Forestali oppure, se non ne ha, è l’ennesima brutta figura che riesce ad inanellare. Sarebbe ora che la peggior destra dal dopoguerra in poi, smettesse di fare leva sulle fake news e sulle paure della gente e cominciasse a dimostrare di essere quanto meno gente seria.
AG
Sagge parole Senatore:
Deve essere rispettato il deflusso minimo vitale. Ma forse non basterá!
Ora passiamo dal Secchia all’Enza e dalle parole ai fatti. La diga di Vetto, quella da circa 100 milioni di metri cubi, La vuole fare o non La vuole fare ? E il suo partito ? Ci dica pubblicamente in maniera semplice e comprensibile tutti.
Ing. Paolo Gambarelli
Egr. Ing. Paolo Gambarelli, ho sempre pensato che il Parco Nazionale avrebbe dovuto essere il più interessato all’invaso di Vetto, in tanti invasi sono state fatte aree faunistiche stupende, percorsi naturalistici, parchi o musei, piste ciclo pedonali, ecc. a passo Resia, alla Diga di Resia hanno persino fatto la pista per le carrozze trainate dai cavalli intorno al lago; inoltre un invaso come quello di Vetto valorizzerebbe l’intero bacino dell’Enza, garantendo un DMV minimo di 60.000 litri al minuto, anche in piena siccità, mentre ora questo bacino è ridotto ad una foresta di alberi morti. La vicina diga di Ridracoli, molto più alta e più lunga di quella di Vetto, fa parte del Parco delle Foreste Casentinesi, ma i Romagnoli sono Romagnoli, quello che serve lo fanno; hanno fatto del loro mare il polo turistico più importante d’Italia. Ora restiamo in attesa di ciò che definì il “Tavolo Tecnico dell’Enza”, un invaso in cui dovevano esserci dagli 80 ai 140 milioni di metri cubi.
Franzini Lino Presidente del Bacino Imbrifero Montano dell’Enza
Anche nei giorni scorsi ero nei boschi sopra Busana in cerca di pozze, possibili abbeveratoi dell’aquila. Amici montanari mi dicevano che, in Rio Riccó e in Rio Topo l’acqua c’era sempre… Mi dicevano addirittura di tubi zampillanti… Ho trovato invece molti manufatti di captazione di sorgenti. Addirittura, salendo dal campeggio di Cervarezza in direzione Ventasso, troverete a sx una indicazione : SORGENTE GIARDINA (se ben ricordo). Così sono andato a vederla, incontrando diversi turisti che mi chiedevano dove fosse… Perché noi, che siamo all’antica, se pensiamo a sorgente, ci illudiamo di poter bere. Invece, solo un pó di fango e un bel tubo nero che si porta via l’acqua!!! Mi diceva Pietro : noi a Busana abbiamo le nostre acque e il nostro acquedotto, quindi niente contatori dell’acqua, ma solo una quota forfettaria, per coprire le spese di manutenzione. È vero?? Beh, difficilmente l’aqua delle sorgenti captata a Busana, scorrerà lungo il Secchia al Pianello…
Umberto
E’ chiaro che le esigenze idriche di oggi non sono quelle di 50 anni fa, se vogliamo avere le acque servono le captazioni che svuotano le falde e i fiumi vanno in secca più velocemente; servirebbero invasi come la diga di Vetto ma non si fanno. Ora il nostro Appennino non è più in grado di fornire le acque di cui paesi e città hanno bisogno, si trivellano pozzi a profondità incredibili per dare acqua ai rubinetti e ai campi, ma pensare di trattenere in montagna le acque dei torrenti nei periodi di abbondanza nessuno ci pensa?, forse è troppo elementare o non conviene a qualcuno. Ad inizio novecento costruirono migliaia di dighe per gli usi elettrici, ne hanno costruite anche sul nostro appennino, vedi Ligonchio e Predare, che danno hanno fatto?, che danno ha fatto Presa Alta o il Lagastrello?, hanno solo portato lavoro e ricchezza. Ma ora che servono invasi per tanti usi non si fanno, è inspiegabile, se qualcuno sa darmi una spiegazione del perchè la politica si comporti così, ne sarei felice..
Daniele
Da anni, l’interruzione della diga di Vetto viene imputata ad una politica che dice no a tutto, ma non ho mai letto, in modo chiaro e diretto, chi ha il potere e la responsabilità di quel no. La mia sicuramente è ingenuità, ma per avere, per dare concretezza ad un progetto, non si può che partire da dati oggettivamente concreti. Chi è, nome e cognome di chi dice no, quanti sono, e quale è il loro potere contrattuale. Solo un ambiente di chiarezza, credo, può dare razionalità ad una azione.
Giovanni Annigoni
Sig. Anningoni, avrà notato che quelli che continuano a dare la colpa a destra (poco) e a manca (molto di più), agli ambientalisti (i verdi rappresentano meno del 2% dei votanti) ecc sono gli stessi che danno la colpa del coronavirus ai migranti?
I nomi non sono importanti, come non lo sono i fatti, l’importante è trovare qualcuno su cui puntare il dito, a cui dare la colpa, se poi non può rispondere (magari perchè non esiste) meglio ancora.
AG
Egr. Sig, Annigoni; sono un tecnico e cerco sempre di non parlare in “politichese”, la mia coscienza mi impone di dire pane al pane e vino al vino. Il 6 ottobre del 1992 il Ministro dell’Ambiente, Carlo Ripa di Meana, vista la domanda di pronuncia di Compatibilità Ambientale del progetto della Diga di Vetto, tramite Raccomandata A/R scrive al Consorzio di Bonifica Bentivoglio Enza, al Ministero dell’Agricoltura, al Ministero dei Lavori Pubblici e alla Presidenza della Giunta della Regione Emilia Romagna Via Silvani, 6 – 40122 Bologna, il suo parere favorevole alla ripresa dei lavori della Diga di Vetto; e che la ripresa sia subordinata al parere favorevole della valutazione di Patto Ambientale (questo a pag. 18); adempimenti a carico del Consorzio di Bonifica Bentivolio Enza (ora Emilia Centrale) e a carico della Regione Emilia Romagna. Il Consorzio di Bonifica Bentivoglio Enza si fece immediatamente carico di predisporre quanto a lui richiesto, incaricò l’ISMES di Bergamo di predisporre la documentazione richiesta dal Ministero dell’Ambiente, costo circa 1,5 miliardi di vecchie lire (pagati da noi), mentre dalla Regione Emilia Romagna siamo ancora in attesa di quanto doveva predisporre e dell’autorizzazione alla ripresa dei lavori.
Franzini Lino Presidente del Bacino Imbrifero Montano dell’Enza
Abbia pazienza, signor Franzini, ma visto che un nome e cognome c’è, ed è quello del presidente della Regione Emilia Romagna, possibile che in trentanni non si sia riusciti a chiarire la negligenza che Lei rimprovera?
Giovanni Annigoni
Egr. Sig. Franzini, si metta l’animo in pace, fino a quando non succederà il peggio, esondazione a valle che provochi danni incalcolabili o siccità che blocchi qualsiasi produzione agricola e industriale, della diga di Vetto non se ne parlerà. Credo che Lei abbia contro tutti i Sindaci del versante Reggiano dell’Enza, da Ventasso a Brescello, ci pensi, quali speranze può avere?, nessuna, zero assoluto.. Anche se la produzione del Parmigiano Reggiano, cocomere, pomodori, uva, mais, ecc. dovessero cessare per la mancanza di acqua piovana, del Po o dei torrenti, penso che continuerebbero a dire di no. Ognuno si dia una spiegazione di questo No.
Davide
Egr. Sig, Annigoni, per la Regione Emilia Romagna quella che fu definita un’opera “Urgente ed Indifferibile” su decreto per risolvere i problemi idrici irrigui e idropotabili di Reggio Emilia e Parma, dopo il Giudizio di Compatibilità Ambientale che consentiva la ripresa dei lavori, per la Regione Emilia Romagna la Diga di Vetto non veniva più ritenuta un’opera prioritaria. Storia diversa per la diga di Casanuova in Umbria (vada a vederla su internet), nel 2017 dopo 28 anni dalla sospensione i lavori di completamento della diga sono ripartiti e tra pochi mesi saranno completati, una diga con capacità idrica più che doppia rispetto a quella di Vetto, una diga su un territorio dove ci sono altre dighe di oltre 200 milioni di metri cubi e qui non si fa ripartire i lavori di una diga di 93 milioni di metri cubi utili. Il Sig. Davide ha ragione, forse la diga di Vetto non la vedrò, spero solo di non vedere la fine dei prodotti della Food Valley Italiana per la mancanza d’acqua.
Franzini Lino
Sig. Daniele, tenga presente che la citata diga di Presa Alta sull’Ozola genera un lago del volume di circa 0,8 milioni di metri cubi d’acqua, mentre la tanto desiderata diga di Vetto genererebbe un lago da 100 (cento) milioni di metri cubi. Ponendolo di fatto come uno dei più grandi bacini artificiali italiani, sicuramente uno dei maggiori In Appennino. Cioè tre volte il volume di Ridracoli e pure tre volte circa il lago artificiale di Vagli. Io non sono certamente un esperto del calibro di tutti quelli che scrivono con tanto fervore sulla necessità della diga di Vetto, ma qualche dubbio nessuno me lo ha ancora risolto. Ad esempio il fatto che il lago risultante sarebbe estremamente impattante per la perdita di patrimonio boschivo in una valle rimasta forse l’unica in Emilia a conservare caratteristiche naturali così eccezionali. Inoltre non si parla mai della ricostruzione di strade e opere pubbliche che andrebbero perdute sommerse. Inoltre vorrei che si spiegasse tutta una serie di caratteristiche che sarebbero da tenere in debita considerazione, rese ancor più problematiche dalle sue mostruose dimensioni. Prima fra tutte la portata d’acqua complessiva necessaria al suo riempimento. Che in Appennino mi pare non ci sia. Opere simili sulle Alpi sfruttano innanzi tutto l’apporto derivante dai ghiacciai nel periodo estivo, che come noto in Appennino non c’è. Inoltre impianti di queste dimensioni prevedono opere idrauliche accessorie per convogliare acque da altri bacini, che nel caso di Vetto mancano o non sono chiari. Perciò chi si immagina il bel laghetto turistico da godere in estate, se lo scordi pure. Pensate piuttosto ad un lago mezzo vuoto dalle rive brulle e pericolanti. Altro particolare degno di menzione è l’apporto di materiale solido tipico dei fiumi appenninici che deve essere gestito. Infine, ma non ultimo, il tentato avvio del progetto è riconducibile ad un periodo dove il fine delle opere pubbliche non era esclusivamente quello tecnico.
Jarno Dall’Asta
Non riesco proprio a capire come con un minimo di lucidità mentale si può spacciare opinioni (personali?) per Verità assolute. Solo tecnici competenti hanno dati a supporto di ciò che dicono… Ve ne lascio alcuni ufficiali a cui tutti i cittadini possono accedere. Ebbene sotto il ponte di Vetto passano di media 293 milioni di metri cubi ogni anno…. Possiamo dire che si riempirebbe tre volte nell’arco di 12 mesi. Ridracoli ha un’altezza superiore di 20 metri alla Diga di Vetto…. Suviana ha un un’altezza di 13 metri superiore e forma un lago da 46,7 milioni di metri cubi….. La metà di quella di Vetto…. Andate di persona a vedere queste meraviglie…. io l’ho fatto…. poi possiamo parlare di opinioni…. Un fatto però è un fatto e la differenza rispetto alle due menzionate l’ha fatta la Natura lasciandoci una “stretta” quella di Vetto con a monte una vallata molto ampia e senza pendii a picco sul lago permettendo la realizzazione di quello che sarebbe il Lago di Vetto da 93 milioni di metri cubi, balneabile (come il Bilancino), e con tutto ciò che questo permetterebbe di realizzare: energia idroelettrica, idropotabile, irriguo, ricarica di falda, turismo, sport, ristorazione, valore ecologico/ambientale/territoriale/infrastrutturale… Senza….. Direi che la cronaca di questi giorni mette a nudo tutti i problemi: dal d.m.v. alla siccità alla moria di fauna ittica alle falde in continuo ribasso ai problemi di carattere sanitario che solo le ultime piogge grazie al cielo hanno per ora evitato…. Le ideologie lasciamole al passato che han già fatto abbastanza danni…
Un Saluto
Govi Matteo