Riceviamo a pubblichiamo
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Crinale diviso, crinale condiviso
Se c’è’ un’immagine che segna la nostra idea di confine in Appennino è il crinale, lungo il quale corre lo spartiacque fra i territori. Ci siamo abituati da sempre e, da sempre, percepiamo la linea dei monti davanti a noi come il limite che ci divide dagli altri, in questo caso i “garfagnini “ o più’ genericamente i “toschi”.
E’ così ora, ma non allo stesso modo era percepito il crinale in passato.
Per gli antichi liguri, abitatori del nostro Appennino prima dell’arrivo dei romani e anche dopo, le montagne e il loro limite non dividevano.
Di qua dal crinale i nostri, appartenenti alla grande tribù dei Friniati, di là gli Apuani, che molto filo da torcere dettero ai Romani, prima di subire la sconfitta definitiva che portò 40.000 di loro alla deportazione nel Sannio.
Friniati e Apuani che spesso si alleavano e correvano in soccorso gli uni degli altri in nome di una “l’ex sacrata”, una sorta di patto di sangue che veniva rinnovato ogni qualvolta si doveva scendere in battaglia.
Friniati e Apuani che il crinale condividevano, ma avevano anche l’uso di utilizzare, come proprio, il territorio che stava di qua e di là.
Un uso che rimane attaccato al significato stesso di “Arpo” o “Arp”, come dalle nostra parti è chiamato il crinale.
Un termine che non allude solo alla montagna che sta sopra, ma a qualcosa di più, alla “montagna condivisa”.
Un uso che è proseguito per millenni e che, quando si è interrotto, ha generato liti a non finire fra le comunità che risiedevano di qua e di là dallo spartiacque e che riecheggia in toponimi come Lama Lite o in ataviche frizioni fra villaggi, che di questi scontri sono la traccia.
Eppure, esiste ancora un filo sottile a ricordare quel crinale condiviso e quell’uso dello stare di qua e di là, che si può ancora rintracciare quelle rare volte in cui, alle Sorgenti del Secchia o sul crinale dal Cusna al Cerreto, si incontra un pastore dall’inflessione Toscana.
A ricordare che c’è stato un tempo nel quale il nostro crinale era condiviso e, invece che dividere, univa.
Rosi Manari