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Le Cicogne di Montagna: no al MIRE e sì alla formazione di personale sanitario

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Cercasi nido disperatamente. Foto Silvano Sala

Riceviamo da Cicogne di Montagna e pubblichiamo

I dati statistici sulla demografia italiana pubblicati dall’ISTAT indicano che il declino in atto da molti anni sta aumentando di velocità.

Il 2019 è stato l’anno con il minor numero di nascite dall’unità d’Italia.

In questo contesto è certamente fuori luogo la scelta della Regione Emilia Romagna e dell’AUSL di Reggio Emilia di procedere con il progetto del MIRE, 42 MILIONI di EURO, una costruzione di mattoni e cemento per spostare gli attuali reparti pediatria e ostetricia in un faraonico ospedale dedicato.

Non crediamo sia questa la strategia di investimento per la sanità pubblica. Non solo per la carenza di nati che la Regione conosce da tempo, ma soprattutto perché poco hanno a che fare con la sanità queste grosse commesse di spesa, esteticamente carenate, per aumentare la gloria del committente.

L’idea è forse quella di costruire ospedali dedicati per ogni specialità medica?

Eppure basta poco per vedere che la carenza di prestazioni e servizi non dipende dagli edifici, ma dalla mancanza di personale qualificato che la stessa AUSL laconicamente dice di non riuscire a reperire. Lo scorso anno chiusero i servizi decentrati per mancanza di 22 anestesisti e quest’anno in pieno covid furono costretti a chiudere la rianimazione a Castelnovo per la malattia del direttore.

E’ questa la vera scommessa per il futuro: investire in risorse umane qualificate, medici e infermieri, progettare percorsi professionalizzanti e pagare adeguatamente i profili ricercati per tornare ad avere nella sanità pubblica un flusso d'ingresso e non di uscita com'è ora.

Investire in sanità significa capire che il parto non è una malattia e che partorire vicino alle proprie comunità è un valore importante per la salute della donna e del bambino. Quindi no ad un mostro fagocitante che per darsi un senso chiuderà tutti gli altri punti nascita.

La politica vuol capire o preferisce pensare a nastri inaugurali da tagliare?

Perché ricostruire davvero la sanità costa fatica, impegno e competenza, tutte cose che la politica spettacolo non ha tempo per curarsene e probabilmente neanche la capacità. 5 anni passano in fretta ed i nodi verranno al pettine con la carenza di organici e carenza di utenti. Chi vuole mettere il suo nome fra i responsabili di una spesa che svuota i fondi della sanità locale e uccide i piccoli punti nascita?

Chiediamo un ripensamento serio dei nostri amministratori, una svolta dettata anche dall’emergenza Covid ancora in atto.

E lanciamo una proposta.

I soldi che debbono arrivare vengano usati in progetti edilizi più sobri e funzionali, e con le risorse risparmiate la Regione Emilia Romagna finanzi le specializzazioni del 50% dei medici oggi esclusi, togliendoli dal limbo dell'inoperativitá e colmando così quel vuoto che oggi è il vero problema dei nostri ospedali.

 

6 COMMENTS

  1. Non capisco l’accanimento a dare contro. Se fossi una donna che non riesce a diventare mamma, o una mamma in attesa con una grave patologia, o la mamma di un bimbo con una delle tante difficoltà gravi che possono colpire un bimbo, comprese le malattie rare, vorrei trovare un alto livello specialistico. Combattere per gli ospedali piccoli, per la formazione del personale non significa necessariamente identificare un elemento come unica causa di mancate risorse. Sosteniamo le necessità di tutti senza negare quelle di alcuni. Spero di non averne mai bisogno ma sono orgogliosa del Core, non avrò mai figli ma mi piace che chi li cerca o chi li ha trovi il massimo sostegno. A partire dal nascere a Castelnovo ne’ Monti certo, ma non solo.
    Partigiana Jane

  2. Gentile Partigiana Jane,
    partiamo dal suo nome. I partigiani non erano i supporter del potere, quelli erano gli altri. I partigiani decisero di contestare l’ordine costituito sapendo che sarebbero stati considerati eretici e criminali. Simile anche se molto più in piccolo, neanche poi di tanto, quello che stanno portando avanti le Cicogne di Montagna, donne dalla vita comune e non in quota ai partiti, per rivendicare il diritto alla natalità in montagna, ancor oggi soppresso dai buoni. Molto simile questa storia alle battaglie della partigiana Jane Vialle, nata in Congo, che si batté per uguali diritti senza distinzioni di razza e per l’emancipazione delle donne.
    Detto questo veniamo a ciò che lei definisce l’accanimento contro.
    Parliamo del MIRE, un progetto che è la semplice trasposizione di due specialità ospedaliere, ostetricia e pediatria, in una nuova costruzione. Messa così nessuno è contro. Faccio notare che questo progetto non sottende a nessuna meraviglia medico scientifica, perché per quello c’è già tutto negli attuali reparti esistenti, che sono tipici dello spoke-punto nascita di secondo livello, ovvero centri di alta specializzazione in grado di intervenire nei casi problematici. Quindi il progetto è semplicemente un bel rendering fatto col computer di un ospedale vero e proprio dal costo PREVENTIVO di 42 milioni di euro. Ora: ammetterà anche lei che si poteva fare un progetto di riqualificazione o ex novo con minori pretese, essendo importanti per gli utenti e per gli operatori non tanto i fattori estetici ma quelli funzionali. Invece si procede a prosciugare la finanza pubblica per mattone e cemento. Una tradizione tutta reggiana, sana finché era sobria, piuttosto patologica invece da Calatrava in poi. Cosa comporterà questo? Che gli altri punti nascita verranno chiusi per alimentare questo stabilimento che dovrà produrre bambini. E queste chiusure saranno giustificate dal calo demografico sempre più influente. Scopriremo fra 5 anni l’acqua calda dopo che la Regione stessa aveva già pubblicato nel 2017 le catastrofiche previsioni di denatalità. A corredo, in fondo in fondo, diranno a mezza voce che sarà necessario concentrare anche per la carenza di medici. Le sembra normale che l’AUSL alla fine giustifichi tutto con la carenza di medici, partigiana Jane? Ma è una azienda sanitaria o una società edile o immobiliare? Allora, se legge la richiesta delle Cicogne troverà molto più di una avversione, troverà una proposta operativa: coi soldi che si possono risparmiare ridimensionando il progetto megalomane, si finanzi l’allargamento delle iscrizioni alle scuole di specialità al fine di aver maggiori medici disponibili ed operativi per coprire le carenze di organico e meno laureati in medicina nulla facenti perché non possono operare senza specializzazione.
    Comunque sì, ha ragione, queste Cicogne sono irrimediabilmente delle guastafeste. Dovrebbero pensare di trasformarsi in sardine.

  3. Sul piano ideale è sicuramente ineccepibile il ragionamento di “Partigiana Jane”, secondo la quale l’una cosa non esclude l’altra, ma per converso non è certo di questi giorni il sentirci dire che siamo in epoca di risorse limitate, o comunque non illimitate, il che comporta giocoforza di dover fare delle scelte, individuando le priorità.

    Se vale il discorso delle risorse limitate, a me sembra che la proposta avanzata dalle “Cicogne di Montagna” rientri in tale logica, ossia quella delle scelte, e non credo pertanto possa definirsi quale “accanimento a dare contro”, ma la vedrei piuttosto come una legittima ed argomentata “controproposta” (condivisibile o meno che sia).

    A meno che adesso, diversamente da ieri e da quanto ci siamo sentiti dire e ripetere più di una volta, si siano rese invece disponibili le risorse per realizzare entrambi gli interventi, il che non può che rallegrarci, ma in tal caso sarebbe interessante il poter comprendere come sia avvenuto questo cambio di situazione.

    P.B. 15.07.2020

    P.B.

    • Firma - P.B.
  4. Gentile Gianni,
    non sono andata così lontano a prendere il nome, mi è piaciuto pensare alla versione femminile del partigiano Johnny che non mi pare fosse supporter del potere né in quota a un partito né per altro si atteggiava a facili eroismi o a unico detentore della verità. Il discorso continua.
    Grazie dell’attenzione
    Partigiana Jane