Riceviamo e Pubblichiamo
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Da ormai vari anni, all'inizio della stagione estiva, è oggetto del dibattito politico e culturale il tema del turismo in Appennino.
Mesi fa, la Gazzetta dei Reggio, diede inizio ad un reportage sulla nostra montagna e alle cause della sua limitata attrattività, mettendo in luce maggiormente gli aspetti negativi che le eccellenze offerte dal territorio.
Esperienza poi interrotta a causa della travolgente ondata pandemica, che ancora oggi ci affligge. Proprio a causa di questa situazione, il nostro Appennino è, ancora una volta, al centro dell’attenzione, le previsioni mostrano che i piccoli centri urbani saranno la meta maggioritaria in cui trascorrere le proprie vacanze estive.
Qualora non si fosse verificata questa nuova situazione, il nostro Appennino sarebbe stato, come negli anni passati, meta di un turismo mordi e fuggi, con le località molto affollate nei fine settimana e con un ritorno alla vitalità delle piccole frazioni nel periodo ferragostano, grazie ad iniziative folkloristiche e gastronomiche. Da questo sarebbero sorte le ormai logore riflessioni, a cui non sarebbero seguite risposte concrete e di impatto, in merito alla viabilità, alla poca disponibilità di posti letto e sulla tipologia di accoglienza che offriamo al turista.
La società post-pandemica trova nel nostro territorio uno sfogo dalle città verso la bellezza della natura, del paesaggio, dei borghi ristrutturati, del buon cibo e della tranquillità.
Proprio per questo noi avremmo la possibilità di trovare, anche in questo grave momento, un’opportunità per cambiare
il modo di fare turismo e rendere strutturale, anche per gli anni futuri, la presenza di turisti in cerca di bellezza, sicurezza, tranquillità e benessere.
Qualcuno ha pensato che un semplice cartello al uscita del autostrada sia una soluzione in più per vistare i nostri paesi, la Pietra e i nostri monti...noi vogliamo mettere in campo un tema diverso, molto dibattuto più a livello nazionale che locale.
Occorre ricostruire un rapporto tra borghi e città, il famoso Architetto Stefano Boeri, in una intervista a Repubblica, ha messo in luce la necessità di rendere interscambiabili la necessità di lavorare in città e la volontà di vivere in un ambiente ospitale, accogliente e denso di bellezza come potrebbe essere il nostro Appennino. Per rendere questo possibile occorre una radicale svolta nell'approccio alla tematica del turismo e dello sviluppo del territorio.
Il nostro Appennino dista circa un’ora da Parma, Reggio Emilia, Modena ed anche alla stazione AV Mediopadana.
Siamo dotati di un ospedale attivo, di servizi socio-sanitari, di scuole primarie e secondarie qualificate. Grazie alle presenza del Parco Nazionale e della certificazione MaB Unesco le bellezze naturalistiche, storiche, i percorsi antichi nel crinale e i percorsi tradizionali di fede sono qualificati a livello nazionale ed internazionale.
Oggi dobbiamo pensare e trasformare la nostra montagna in una casa attrezzata e in grado di offrire percorsi turistici per più giorni, strutture in grado di offrire accoglienza e sicurezza degna delle più note attrazioni naturalistiche nazionali.
Siamo oggi chiamati a compiere una scelta essenziale per la sopravvivenza e la crescita del domani. I protagonisti di questa scelta non possono essere altri che la politica locale e i cittadini che amano questo territorio e hanno voglia di mettersi in gioco.
(Robertino Ugolotti "Associazione "Vivere in Montagna Appennino 2.0")
Condivido. Mi permetto di eccepire sull’ultima frase. Se è sicuramente vero ed essenziale che la politica locale e i cittadini della montagna siano in prima linea, resto convinto che i problemi dell’Appennino per essere affrontati e risolti , debbano diventare priorità della politica nazionale e , per la propria parte, regionale.
Claudio Bucci
Già, “protagonisti”. Penso che basterebbe “ascoltare” il suggerimento di chi diceva: “Se vuoi formare una squadra che vinca nel salto in lungo, trova uno che salti nove metri, non nove che ne saltino uno”.
Giovanni Annigoni
Davvero tutto condivisibile, ma mi permetta di dire che purtroppo potrebbero essere le solite belle parole che si sprecano circa la vocazione mai confermata minimamente ( tranne forse un accenno negli anni 70 del secolo scorso, oggi però irripetibile ).
Dopo il fuoco di paglia appunto degli anni 70, i ns. paesi si sono sempre più drammaticamente ed irrimediabilmente spopolati.
Credo sia mancata clamorosamente l’ iniziativa privata.
Inoltre la politica, seppur abbiamo avuto diversi senatori ed onorevoli in questi molti anni, non ha mai davvero messo in campo iniziative capaci di fronteggiare questo costante e deleterio esodo verso la città.
Oggi i giovani non hanno nessun motivo per restare, perchè non vedono futuro nei ns paesi, nè per loro nè tantomeno per i loro figli.
Quindi grazie delle belle parole, ma serve fare concretamente, diversamente assisteremo ancora passivamente al costante spopolamento dei ns. paesi.
Un accenno, se mi è permesso, alla ” disgraziata ” volontà popolare espressa col voto del referendum tale per cui ora siamo un comune unico con la fusione di 3 comuni.
Sono sicuro che se si tornasse oggi al voto vincerebbero coloro che non vogliono la fusione dei 3 comuni e di certo con una percentuale ” bulgara “.
Purtroppo temo però che non sia possibile tornare in dietro, o quantomeno sia molto difficile e fortemente improbabile.
Purtroppo anche questa sciagurata fusione sta accelerando il processo di spopolamento dei ns. paesi.
A fronte delle belle parole di Ugolotti, assistiamo al totale immobilismo in termini strutturali dell’ amministrazione del nuovo comune di Ventasso.
Lodevole l’ iniziativa di andare in contro alle spese vive di chi vive e risiede nel comune di Ventasso e fa il pendolare giornaliero per raggiungere ilnposto di lavoro, buona anche l’ idea di incentivare lo smart working, ma temo che se faremo il bilancio fra 1 anno di quante persone abbiamo in più residenti nel comune di Ventasso, rimarremo particolarmente delusi.
Speriamo che il 16 agosto San Rocco patrono di Ligonchio faccia un miracolo, diversamente non vedo soluzioni a breve che consentano quantomeno di consolidare e stabilizzare il numero di residenti, quelli veri, non quelli che hanno la residenza solo per non pagare i costi delle seconde case e che sono presenti per poche settimane l’ anno !
Saluti.
Vittorio Bigoi
Mi auguro che per agevolare pochi albergatori non vengano spesi i contributi di molti operai come me. Ben venga Il turismo in appennino ma non con i miei soldi, prima si pensi al fabbisogno della gente comune che è la maggioranza. Strade servizi e sicurezza poi se ne rimane se ne riparla grazie.
Giovanni
E’ sicuramente incoraggiante il fatto che, secondo le previsioni, “i piccoli centri urbani saranno la meta maggioritaria in cui trascorrere le proprie vacanze estive”, sebbene non ci è dato sapere se detta tendenza sarà o meno durevole (ma intanto “portiamoci a casa” questa inaspettata riscoperta del nostro Appennino).
Una riscoperta verosimile figlia della “ondata pandemica”, ma che nasce nondimeno in maniera sostanzialmente spontanea, ossia senza “protagonisti” esterni, i quali in tutti questi anni si sono interrogati sul “turismo mordi e fuggi”, per “instradarlo” verso una minore fugacità, ma in apparenza senza grandi risultati.
Pure io mi auguro che questo nuovo orientamento, cioè il rinnovato interesse per i nostri luoghi, possa generare “un’opportunità per cambiare il modo di fare turismo e rendere strutturale, anche per gli anni futuri, la presenza di turisti ….”, ma lascerei che sia ancora lo spontaneismo “a ricostruire un rapporto tra borghi e città”.
Mi porta a pensarla così il constatare che la “progettualità” messa da tempo in campo dai vari “protagonisti” esterni, a cominciare dalla politica, non sembra aver sortito grandi effetti, e ritengo pertanto che detti “protagonisti” potrebbero limitarsi ad assecondare e sostenere le iniziative dei singoli (in questo come in altri settori).
Un sostegno in forma di incentivi economici, defiscalizzazione, o semplificazione delle procedure …, e al riguardo la politica locale può agire da “spalla”, anche “robusta” – e anche nel farsi da tramite verso altre Istituzioni – ma non riesco a vederla nel ruolo di chi può “indirizzare”, stando a come sono andate fin qui le cose.
Non mi sembra poi campata in aria la preoccupazione di Giovanni, quando dice di pensare “al fabbisogno della gente comune che è la maggioranza” – ed è la prima artefice della tenuta del tessuto sociale, di cui la nostra montagna ha grande bisogno – e in proposito mi sembra veda giusto l’autore dell’articolo “Appennino, ma dobbiamo essere ottimisti o pessimisti ?”, laddove auspica “interventi tangibili di cura del territorio e delle sue infrastrutture, capaci di creare lavoro e occupazione”.
P.B. 12.07.2020
P.B.