Il Coronavirus anche a 2700 metri in Bolivia, presso la Casa de Los Ninos, ai piedi del quale sorto il villaggio “Arcobaleno” che incontra le diverse povertà e sofferenze boliviane, a partire da quei bambini strappati alla strada, alla Tbc, all’Aids, dalle colle usate come droghe.
La Casa de Los Ninos è stata fondata dal toanese Aristide Gazzotti, missionario laico, che ora attraverso redacon lancia questo appello. “Abbiamo bisogno di ossigeno. Ieri, pagando 1000 dollari, una cifra altissima, siamo riusciti a trovarne un po’”.
Alla Cittadella Arcobaleno in 68 edifici “diamo assistenza a oltre 100 famiglie ospitate in una settantina di case, per un totale di circa 500 persone. Il primo obiettivo è quello di realizzare una comunità più solida e unita. Le 104 famiglie che assistiamo vengono dalla strada, dal carcere, dalle periferie sociali e hanno tutte storie difficili alle spalle. Ci stiamo occupando delle situazioni emergenziali, ora si è aggiunta la pandemia”.
“Abbiamo casi di persone anche qui, stimo quasi tutti siano contagiati: gestiamo i casi in base alla gravità. Questo era quasi scontato dato che il virus si è diffuso in tutte le città della Bolivia, meno (fortunatamente) nelle zone più povere dell’altopiano – poche ore dopo, però, ci manda un vocale e ci comunica che, invece, il virus è arrivato anche lì: sta andando a 150 km di distanza a portare assistenza a un papà di famiglia che non riesce più a respirare -. La situazione è peggiorata tantissimo da giugno quando si era tornati alla normalità. Non c’è stato nessun controllo, nessun isolamento, nessun tentativo di affrontare la situazione”.
“Questa emergenza ci vede impossibilitati ad andare negli ospedali, a ricevere assistenza, ossigeno, medicine,… Non è possibile nemmeno trovare farmacie o medici disposti a curare o intervenire nelle malattie. Non riusciamo più a lavorare fuori dalla Cittadella ad aiutare a sfamare le famiglie o ad assisterle perché con alle prese con le pratiche per la sepoltura che non riescono ad affrontare”.
Voi cosa fate?
“Noi possiamo solo accompagnare le famiglie con persone che muoiono. Ogni sera siamo lì. Qui tutto è chiuso, ma siamo comunque in giro dalla mattina alla sera. Purtroppo non c’è nessuno intervento pubblico né statale né locale. Dio però ci accompagna, fortunatamente stiamo bene. Ma magari dormiamo poco. C’è bisogno di molta intelligenze e di evitare il panico, frenando quello che vediamo attanagliare le persone”.
Di cosa avete maggiore necessità?
“Abbiamo bisogno di ossigeno – spiega Aristide -. Abbiamo alcune bombole di ossigeno, ma non sono più sufficienti. Stiamo cercando in città, ma non è più possibile trovarlo. Stiamo cercando anche medicine. La situazione è molto delicata”.
Intanto Aristide sta sfamando le persone della Cittadella, ma sale anche in altopiano a portare cibi a chi non ha da mangiare.
“A tutti ripeto sempre questa frase letta su un quotidiano italiano del direttore generale dell’Oms: ‘Il virus si approfitta delle nostre divisioni’. Una frase significativa per cui ricordiamo è che è importante essere d’accordo, attenti, di non prevaricare sull’altro, di rispettarci”.
In cittadella intanto c’è il caso di una mamma di 38 anni che non ha ossigeno per tornare adeguatamente a vivere il suo ruolo. Poi c’è Aristide che – muniti di permesso di movimentazione – porta i defunti – già una decina -, al cimitero in auto, perché nessuno diversamente li viene a prendere… Domenica è stato fermato: “se non porti questo defunto al cimitero non ti facciamo ripartire”.
Ricordiamo che per sostenere l’associazione fondata da Aristide Gazzotti e dalla rotegliese Luciana Casali si può prendere contatto con i responsabili locali della Onlus Casa de Los Ninos di Roteglia (devolvendo anche il 5 per Mille), al telefono Gianni 3923443525. Oppure tramite whatsapp direttamente in Bolivia al: +591 79958404. (G.A.)